“Beppe Sala? Sarebbe stato un buon candidato per il centrodestra. E non ho alcuna intenzione di differenziarmi da lui in campagna elettorale”. È in politica da soli sette giorni Stefano Parisi (“ma da giovane ero militante socialista”) ma sembra già aver chiaro in che direzione andare: al centro, a contendere quei voti al candidato sindaco del centrosinistra, cui non risparmia qualche frecciata.
L’uomo che ha messo d’accordo il centrodestra milanese, l’ex capo di Fastweb e di Chili Tv, punta al voto moderato e a smarcarsi dalle posizioni estremiste della Lega, con cui si profila un rapporto complicato. L’auspicio di Parisi – forse l’illusione? – è di “smussare” gli angoli più acuti del Carroccio. “Salvini intercetta un malessere esistente, ma basta con le campagne alla ‘Zingaropoli’: nel momento in cui la Lega ha accettato di stare in una coalizione con me, sa che dovrà cercare soluzioni e non dare risposte ansiogene, non ci si può limitare a denunciare il malessere. Serve accoglienza e integrazione, ma senza il buonismo della sinistra”.
Non è l’unica ambizione di Parisi, che non nasconde le debolezze della parte per cui ha deciso di candidarsi e la sua ambizione di cambiare il centrodestra. “Non ho votato per molti anni e sono deluso da una politica che si è molto degradata. Bisogna cambiare la selezione della classe dirigente. Quello della legalità è stato un problema per il centrodestra, una delle ragioni per cui ha perso voti, occorre cambiare. Ma non si possono strumentalizzare gli arresti in campagna elettorale perché ogni partito ha avuto i suoi problemi, da questo punto di vista”. Certo l’ultima inchiesta che ha travolto la sanità in Regione Lombardia, dove governa la sua stessa coalizione, “è un fatto grave. Se una sentenza dirà che un collaboratore di Maroni (Fabio Rizzi, ndr) ha sbagliato, questo dovrà pagare. E la stessa cosa vale per i collaboratori di Beppe Sala all’Expo che sono sotto inchiesta. Io dico che nel frattempo Maroni deve restare al suo posto, così come è giusto che Sala faccia il candidato”.
Cinquantanove anni, romano trapiantato a Milano da 15, si definisce un laico moderato, e sulle unioni civili si dice favorevole anche alle adozioni. “Legittimo avere problemi su questo tema. Personalmente credo sia meglio che un bambino possa essere adottato da qualsiasi tipo di famiglia, o da un single, piuttosto che stare un orfanotrofio”. A Milano comunque applicheremo la legge, il registro delle coppie di fatto istituito da Pisapia non è che un atto simbolico che non serve a nulla”.
Sul merito di alcune scelte amministrative: “Area C va lasciata così com’è, va tolta l’isola pedonale di Piazza Castello, va tolto l’Expo Gate. Ma occorre ripensare alla mobilità pensando alle realtà economiche, ai tassisti e al trasporto pubblico: Pisapia ha ridotto diverse linee in aree periferiche, bisogna aumentare l’offerta e incrementare il car sharing”.
Parisi non chiude sulla moschea, ma ad alcune condizioni: “Vorrei incontrare i promotori e chiedere loro che si impegnino davanti a tutti i milanesi a garantire la libertà religiosa per i cattolici e per gli ebrei. In Europa vedo molto antisemitismo”.
Ma il tema su cui Parisi proprio non si sbilancia è il calcio: “Milan o Inter? Nessuna delle due, non sono né milanista né interista… Ma su questo non vi dirò di più”.
Ascolta l’intervista integrale a Stefano Parisi di Massimo Alberti e Lorenza Ghidini