Il futuro dell’Europa? In mano agli immigrati. Il Vecchio Continente chiude le porte, alza nuovi muri e respinge profughi e migranti economici, ma così facendo non fa altro che determinare la sua decandenza. E l’Italia è uno dei paesi che più di altri potrebbe essere danneggiato dal mancato apporto degli stranieri.
Questa è la tesi dell’ultimo libro del sociologo Stefano Allievi, scritto a quattro mani con Gianpiero Dalla Zuanna e pubblicato dagli Editori Laterza. E’ il disvelamento di un paradosso in un momento in cui tutti fanno a gara a chi strilla più forte per enfatizzare la paura dello straniero
Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione è un libro pieno di numeri, dati e fatti che smontano la narrazione che va per la maggiore dei fenomeni migratori. Basterebbe pensare alle strutture demografica dei paesi occidentali che, come spiegano gli autori, rendono necessario l’apporto degli stranieri. E questo perché nei prossimi vent’anni, per mantenere costante la popolazione in età lavorativa (20-64), ogni anno dovranno entrare in Italia 325 mila potenziali lavoratori.
Se l’Europa (e l’Italia) non vuole diventare un continente per vecchi deve accettare la sfida dell’accettazione dei profughi e dei migranti. Come hanno fatto i londinesi, eleggendo Sadiq Khan nuovo sindaco della capitale britannica. Secondo Stefano Allievi, l’esponente laburista di origine pachistane non è stato votato perché fosse musulmano ma perché, in realtà, ai londinesi non importava che lo fosse. “Siamo un passo oltre le affermazioni identitarie e l’inclusione – ha detto il docente padovano -. Siamo dentro l’idea liberale secondo cui conta ciò che sei, cosa fai o proponi di fare”, al di là dunque di “altre differenze”.
Il caso di Khan insomma dimostra che il futuro “conta più del passato”, ossia delle proprie origini, e “ci include nel presente”.
Ascolta qui l’intera intervista a Stefano Allievi