
Alien Enemies Act. Una legge del 1798 torna in auge ora, per giustificare le deportazioni dell’amministrazione Trump. Quanto sta succedendo in queste ore mostra la determinazione con cui l’amministrazione sta perseguendo non solo una politica di chiusura delle frontiere particolarmente rigida, ma anche una politica di espulsioni che, a giudizio di esperti legali e gruppi per i diritti, metterebbe a rischio le garanzie costituzionali. Ma andiamo per ordine. Venerdì, Donald Trump ha appunto ordinato di utilizzare l’Alien Enemies Act per espellere stranieri indesiderati. Si tratta di una legge del 1798, che permette di arrestare, ricollocare, deportare cittadini di Paesi considerati un nemico degli Stati Uniti in tempo di guerra. È stata utilizzata tre volte, nella storia degli Stati Uniti. Nel 1812, ai tempi della guerra con la Gran Bretagna. E poi durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Per intenderci, è la legge di cui si servì Franklyn Delano Roosevelt per raccogliere nei campi di detenzione migliaia di cittadini di origine giapponese durante la Seconda guerra mondiale. Trump la rimette in vigore ora, anche se gli Stati Uniti non sono al momento in guerra con nessuno. In particolare, questa legge è stata utilizzata per espellere almeno 238 membri, o presunti tali, della gang venezuelana Tren de Aragua, e alcuni membri di quella salvadoregna, MS-13. I presunti criminali, che si trovavano nelle carceri americane, sono stati imbarcati sera su un volo, diretto a El Salvador. Qui, il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha postato sui social un video che mostra decine di prigionieri ammanettati, poi rapati a zero in un carcere. Bukele ha infatti firmato un accordo con il segretario di stato Marco Rubio, a inizi febbraio. El Salvador si impegna ad accogliere nelle sue carceri quei prigionieri, di tutte le nazionalità, quindi non soltanto di El Salvador, di cui l’amministrazione Trump vuole liberarsi. In cambio, gli Stati Uniti pagano a El Salvador una certa somma, per ogni prigioniero. La cosa ha ovviamente seminato timori e preoccupazioni negli Stati Uniti, considerato che le prigioni di El Salvador non sono note per il loro trattamento rispettoso dei diritti dei detenuti, e Bukele ha messo in atto una politica di repressione della criminalità particolarmente violenta. Su questo, si è innescato anche un piccolo giallo. Dopo l’emissione dell’ordine di Trump sull’adozione dell’Alien Enemies Act, l’American Civil Liberties Union è ricorsa a un giudice di Washington DC, che ha bloccato l’ordine di Trump e chiesto che qualunque aereo con i detenuti a bordo, che fosse partito, doveva immediatamente far ritorno negli Stati Uniti. Oltre 200 detenuti sono però stati già portati in El Salvador. Il sospetto dunque è che l’amministrazione li abbia espulsi nonostante l’ingiunzione del giudice. L’ordine del giudice è stato emesso alle 7 di sera circa di sabato. Il video del presidente di El Salvador che mostra i detenuti sembra essere stato girato nella notte tra sabato e domenica. Calcolato che San Salvador si trova un’ora indietro rispetto alla East Coast, i prigionieri potrebbero essere stati fatti partire dopo l’ordine del giudice. L’amministrazione nega, dice che a quel punto l’aereo era già partito, ma anche se fosse partito, il giudice era stato chiaro. Avrebbe dovuto rientrare negli Stati Uniti. A prescindere dal caso specifico, resta la sostanza del provvedimento dell’amministrazione Trump, che definisce presunti criminali comuni, terroristi di Paesi con cui l’America si trova in guerra.