di Chiara Vitali
“La mia casa era lì, ora non c’è più. Dove posso trovare i soldi per ricostruirla? si chiede Alami Ibrahim Yunus, dalla Nigeria, dopo che violente inondazioni hanno colpito il suo villaggio. La sua domanda interessa milioni di persone, in Stati diversi: gli effetti della crisi climatica ormai sono concreti, chi deve pagare? Diamo uno sguardo al passato. Dal 1850 a oggi, gli Stati Uniti hanno emesso più gas serra degli altri Paesi, di gran lunga. Si possono considerare tra i principali responsabili dei cambiamenti del clima. Eppure, oggi, non contribuiscono in modo equo ai fondi creati per rispondere alla crisi e aiutare chi ne sta subendo le conseguenze. Lo ha evidenziato Carbon Brief, un sito di giornalismo investigativo che si occupa di clima. Nel 2009, infatti, la COP 15 aveva deciso di creare un fondo da 100 miliardi all’anno da destinare ai cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Due obiettivi: costruire infrastrutture per adattarsi ai cambiamenti del clima e passare da un’economia basata su combustibili fossili a una più sostenibile.
Nel 2020, in realtà, il fondo è arrivato solo a poco più di 80 miliardi. Gli Stati Uniti, spiega Carbon Brief, hanno messo 8 miliardi. Ma facendo una proporzione con le emissioni del Paese, la quota “equa” sarebbe stata 32 miliardi. La differenza è notevole. Anche altri Stati, come Canada, Australia, Regno Unito, hanno stanziato fondi proporzionalmente minori rispetto alle proprie emissioni. Altri, invece, come Germania, Francia, Giappone, hanno stanziato un numero di risorse proporzionalmente maggiore rispetto alle proprie emissioni. QUESTA Cop 27 potrebbe riequilibrare la bilancia: è la speranza dei Paesi più vulnerabili, che vivono già la crisi climatica sulla loro pelle.
A metà dell’Ottocento la produzione di gas serra era legata all’abbattimento di alberi che serviva per fare spazio ai terreni agricoli. Poi arrivò lo sviluppo industriale, le automobili, e via fino ai giorni nostri. In tutti gli ultimi 150 anni, gli Stati Uniti hanno emesso più gas serra degli altri Paesi. Eppure, oggi, non contribuiscono in modo equo per rispondere a livello mondiale alla crisi climatica. è così anche per altri stati.Da quel momento a oggi, i Paesi che in assoluto hanno emesso più CO2 sono gli Stati Uniti. Che oggi, però, non contribuiscono in modo equo ai fondi per rispondere a livello mondiale alla crisi climatica.I danni causati dai cambiamenti nel clima ormai sono evidenti. Siccità, inondazioni, e colpiscono soprattutto gli stati che ne sono meno responsabili, perché emettono meno gas serra. Chi deve pasare perLa crisi climatica sta causando danni concreti, come inondazioni e siccità. Colpiscono soprattutto gli Stati che non ne sono responsabili, perché emettono meno gas serra. Chi deve pagare per questi danni?La domanda è centrale per la Cop. Una risposta parte dalla responsabilità dei Paesi che più hanno inciso nella crisi climatica. Carbon Brief, un sito di giornalismo investigativo che si occupa di clima, ha stilato una classifica: dal 1850 a oggi, gli Stati Uniti hanno emesso più emissioni di tutti. Poi c’è la Cina, che ha emesso la metà degli Usa. Poi Russia e Brasile. Questi Paesi, però, non stanno contribuendo in modo equo ai fondi creati per i Paesi in via di Sviluppo.
Nel 2009 infatti la Cop aveva deciso di creare un fondo da 100 miliardi all’anno da destinare ai Paesi più vulnerabili. Due obiettivi: costruire infrastrutture per rispondere ai cambiamenti causati dalla crisi climatica e passare da un’economia basata su combustibili fossili a una più sostenibile. Nel 2020, in realtà, il fondo è arrivato solo a poco più di 80 miliardi.Gli Stati Uniti hanno messo 8 miliardi. Ma facendo una proporzione con le emissioni del Paese, la quota ritenuta “giusta” sarebbe stata 32 miliardi, dice Carbon Brief. Anche Canada, Regno Unito, Australia hanno contribuito in misura minore rispetto a quanto hanno emesso. Altri Stati, invece, come Germania, Francia, Giappone, hanno stanziato un numero di risorse maggiore.“ Dove posso trovare i soldi per ricostruire la mia casa? Era lì, ora non c’è più “ si chiede Alami Ibrahim Yunus, dalla Nigeria. Il suo villaggio è stato distrutto dalle violente inondazioni. I Paesi più vulnerabili chiedono anche questo: risorse per rispondere ai danni che già ci sono stati, non soltanto fondi pensati per azioni future. Uno dei successi per questa Cop potrebbe essere proprio stanziare nuove risorse. Poi, bisognerà verificare che effettivamente arrivino a destinazione, e utilizzati per gli scopi previsti.