Iniziano le scuole e, contestualmente, prende il via il cosiddetto “sportello anti gender” di Regione Lombardia. Pubblicizzato ampiamente dall’assessora alle Culture, Identità ed Autonomie, Cristina Cappellini, che ha più volte dichiarato che questo servizio avrebbe costituito “anche un valido strumento di contrasto all’ideologia gender”, è partito in via sperimentale, per 12 mesi.
Ma se un genitore, preoccupato che la teoria gender possa impossessarsi di suo figlio, provasse a chiamare il numero verde segnalato dalla regione, resterebbe deluso. Il call center, che è quello generico per prenotare i servizi di Regione Lombardia, è in grado solo di dare un altro numero da chiamare. E anche qui, c’è una sorta di scaricabarile. “Noi siamo uno sportello di consulenza alla famiglia, e quindi non abbiamo i termini giuridici per poter intervenire direttamente”, ci ha detto la persona che ha risposto al numero indicato.
Ascolta qui la telefonata al cosiddetto “sportello anti gender”
A gestire il “servizio”, l’Age, l’associazione genitori cattolica, costituita nel 1968 per “difendere i valori etici della famiglia”, che si è distinta negli ultimi anni per aver inventato la teoria del gender, tanto da essere stata tra i promotori della petizione “No al gender in classe”, lanciata per contrastare quella che considerano “una vera e propria emergenza educativa”.
Ma alla fine lo ammettono loro stessi, che il tanto sbandierato sportello anti gender non serve a nulla. Se non a far spendere 30mila euro per regalare un po’ di propaganda alla maggioranza del Pirellone, e in particolare all’assessora Cappellini.
Il telefono anti gender di Regione Lombardia, in pratica, è una bufala. Per fortuna, verrebbe da dire, visto lo scopo manifesto che chi governa la nostra regione ha sempre sbandierato: il contrasto alla teoria del gender. Teoria bufala quanto il call center. Che è costato però ai contribuenti lombardi la bellezza di 30mila euro, quanto stabilito dal bando che ha assegnato il servizio all’Age, l’associazione genitori cattolici, buona amica di Roberto Maroni e tra le più ferventi promotrici del family day. L’assessora Cappellini ha anche mandato una lettera a tutti i presidi lombardi per invitarli a far sapere che è partito il nuovo servizio. Che, alla fine, serve solo a far perdere tempo a chi chiama. E a dare un contributo economico ai soliti amici degli amici.