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“Sono turbato ma vado avanti”

“Sono ancora frastornato, è stato un botto tremendo, in questo momento stiamo raccogliendo i cocci del morale. Al momento dello scoppio io, mia moglie, e uno dei miei tre figli eravamo in casa. Il botto è stato a mezzanotte e dieci”. Il sindaco di Taurianova (Rc) Fabio Scionti parla con noi dopo l’attentato di stampo mafioso: un ordigno ad alto potenziale ha distrutto l’auto della moglie.

La vettura, una Toyota Yaris, era parcheggiata in una stradina di campagna, vicina alla sua abitazione. L’auto è stata completamente sventrata e i frammenti sono stati catapultati anche a decine di metri di distanza.

Fabio Scionti, del Pd, è stato eletto sindaco nel 2015, dopo un commissariamento dovuto al terzo scioglimento del Comune per mafia. In precedenza un altro sindaco aveva subito un attentato simile. Scionti ha la delega in settori importanti come i lavori pubblici e l’urbanistica.

Chiediamo al sindaco perché ha accettato questo incarico in un contesto così difficile. “Lo faccio – dice – perché amo la mia terra, la mia città, la mia comunità”.

Scionti aveva ricevuto lettere anonime con minacce e pochi mesi fa aveva anche subito l’avvelenamento del proprio cane che teneva libero nel giardino di casa. Adesso questo ennesimo atto intimidatorio che inevitabilmente rende pesantissimo il clima che si respira in città. Già in passato altri ordigni erano stati fatti esplodere in segno di minaccia. E’ accaduto con il predecessore di Scionti, Mimmo Romeo, quando qualcuno collocò un ordigno in una casa con annessa stalla uccidendogli un cavallo.

Quest’ultimo attentato si inserisce in un contesto inquietante di centinaia di minacce e atti intimidatori agli amministratori pubblici. “Nel solo 2016 sono stati minacciati dalle mafie in 562 tra sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione, funzionari pubblici e agenti della polizia municipale”. Sono dati dell’associazione Avviso Pubblico.

Sindaco come sta, come sta la sua famiglia?

“Sono cose che ti colpiscono, però in questo momento stiamo raccogliendo i cocci del morale”.

Voi eravate in casa…

“Sì, io, mia moglie e una dei miei tre figli. Gli altri due erano fuori a passeggio. Era mezzanotte e dieci. Il boato è stato molto forte”.

Ho letto che le avevano già avvelenato il cane.

“Sì, l’abbiamo trovato morente. E successo alla fine di un Consiglio comunale in cui si discuteva il bilancio di previsione”.

Come si fa a fare il sindaco in un contesto del genere?

“Io posso dire che l’amministrazione la stiamo reggendo bene, ma non tutti sono contenti di veder fare le cose per bene. Non stiamo facendo nulla di speciale, stiamo solo facendo rispettare le regole, quello che un’amministrazione deve fare”.

Far rispettare le regole in un contesto dove ci sono stati diversi scioglimenti delle giunte per infiltrazione mafiosa.

“Sì, la nostra amministrazione è arrivata dopo due scioglimenti consecutivi per mafia. Il primo invece risale al 1992”.

Mi permetta una domanda personale. Perché si è preso un impegno così gravoso, in un posto così difficile?

“Perché l’ho fatto? Perché amo la mia città, amo la mia comunità, sono cresciuto qui, ho sempre fatto associazionismo qui. E’ un atto d’amore verso la mia città, in questo momento – mi viene da dire – non ripagato. Ma l’ho fatto per questo, per vedere crescere una città. C’è l’amore dietro”.

Ha paura?

“Più che paura, mi sento turbato perché ho famiglia, ho tre figli, ho fratelli, ho la mamma. Sono preoccupato per loro perché loro sono preoccupati per me. Ma domani mattina è un altro giorno e quindi…”.

E quindi va avanti, non si arrende…

“In questo momento mi sento di fermarmi un attimo a riflettere. Non sto dicendo che domani chiudo né che continuo. Certo, c’è bisogno di impegno, questo sì. E’ una terra che ha bisogno di tanta fatica, forse un po’ di più di un comune normale”.

Potrebbe anche lasciare l’incarico?

“No, no, no, questo no”.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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