Nel Mediterraneo non esise più un sistema di soccorso universale che segue le leggi del mare. È la denuncia di Medici Senza Frontiere i cui sanitari sono a bordo della nave Aquarius di Sos Méditerranée.
La Ong ha raccolto nei giorni scorsi 141 migranti che erano partiti dalla Libia e adesso si trova al largo di Malta senza poter attraccare. I ministri italiani Salvini e Toninelli si sono affrettati a scrivere su Twitter che non vogliono che Aquarius approdi in Italia. “Batte bandiera di Gibilterra, se ne occupi il Regno Unito” ha scritto Toninelli.
“Il soccorso in mare non è dettato dalla bandiera battente dalla nave ma dal diritto internazionale e dal principio del porto sicuro” denuncia a Radio Popolare Claudia Lodesani, presidente di Medici senza Frontiere.
Ci sono molti minori e persone veramente esauste dal viaggio, malnutrite e debilitate e quindi ovviamente sono persone che avrebbero bisogno di un’assistenza a medio e lungo termine. Come tutti, ci hanno chiesto di non tornare in Libia. Fintanto che non ci sono emergenze mediche, è importante e urgente trovare un porto come in un qualunque altro caso di salvataggio. Un porto sicuro e vicino, proprio perchè lo stress di un naufragio è uno stress elevato. L’equipaggio dell’Aquarius ha seguito tutte le procedure che sono state consigliate o ordinate. Abbiamo contatto in primis la guardia costiera libica, la quale in un primo momento non rispondeva, poi non parlava inglese e infine ci ha detto che non possono assegnarci un porto sicuro. È stata la guardia costiera libica che non ha voluto coordinare il salvataggio e che ci ha esplicitamente detto di rivolgerci ad altri centri di coordinamento come quello maltese o quello italiano. Noi stiamo semplicemente quello che ci ha detto la guardia costiera libica. Vorrei anche sfatare un mito: il soccorso in mare non è dettato dalla bandiera di appartenenza della nave. Il soccorso in mare segue una legge internazionale che dice “porto più vicino e sicuro”. Noi battiamo bandiera di Gibilterra, ma questo non vuol dire che Gibilterra deve essere responsabile del soccorso. Il problema in questo momento è che nel Mediterraneo c’è un caos totale, è stato smantellato un sistema di soccorso – non solo per i migranti, ma universale – che segue delle leggi marittime. Ora si discute caso per caso, barca per barca, e questo è inaccettabile perchè ovviamente vuol dire stare in mare con delle incognite e anche per gli equipaggi vuol dire non sapere dove andare, non sapere come comportarsi. Molti dei ragazzi salvati ci hanno raccontato che hanno visto almeno cinque navi cargo passargli di fianco senza fermarsi. Questa è la conseguenza, perchè ovviamente adesso chi fa un salvataggio rischia di stare per giorni o settimane in stand by. Il sistema di soccorso in mare è stato completamente smantellato ed è stato creato un caos totale che ha delle ripercussioni anche sui civili.
Oltre la metà delle 141 persone salvate ieri da #Aquarius ha meno di 18 anni.
Essendo l'unica nave ONG di ricerca e…Posted by SOS MEDITERRANEE Italia on Saturday, August 11, 2018