Ancora una volta, nel giro di pochi mesi, un ospedale di Medici senza Frontiere viene colpito. Cambia lo scenario di guerra, ma non gli effetti delle bombe sganciate.
Nello scorso ottobre venne bombardato dagli aerei americani l’ospedale di Kunduz, in Afghanistan: i morti furono una decina. Qualche settimana dopo quell’episodio, una struttura dell’Ong venne distrutta in Yemen da un attacco aereo. Oggi, Msf viene colpita in Siria, a Marat Al Numan, nella provincia di Idlib. I morti sarebbero una decina.
Gli attivisti dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani accusano la Russia per il bombardamento.
“L’ospedale è stato colpito quattro volte nel giro di pochi minuti. Due raid aerei, uno dopo l’altro – ha detto Federica Nogarotto – direttore supporto alle operazione di Msf – Non è chiaro chi abbia attaccato. Cercheremo di comprenderlo. Noi condanniamo questo atto. Gli ospedali non possono diventare un obiettivo legittimo in questa, come in altre guerre. Ora, 40.000 che vivono nella zona sono senza assistenza medica”.
L’ospedale da 30 posti letto contava uno staff di 54 persone, due sale operatorie, un ambulatorio e un pronto soccorso. Msf supporta l’ospedale da settembre 2015 e ne ha coperto tutti i bisogni comprese le forniture mediche e i costi di gestione.