Un vertice tecnico, organizzato in tempi stretti al Viminale, per tracciare le nuove linee guida in tema di accoglienza e occupazioni abitative, ma anche per correre ai ripari dopo le critiche arrivate da più parti, Vaticano compreso, sul cruento sgombero dei cittadini etiopi ed eritrei cacciati giovedì scorso dal Palazzo occupato in via Curtatone, e lasciati in mezzo alla strada senza alternative.
Il ministro dell’Interno Minniti prova a cambiare registro avviando una “riflessione tecnica” sulle modalità operative in caso di evacuazioni e sgomberi di spazi occupati, partendo dal principio che ad ogni sgombero dovrà corrispondere una soluzione abitativa accettabile.
E in questa direzione va l’ipotesi di utilizzare i beni confiscati alle mafie. Le strutture già individuate sono circa 600 disseminate nelle grandi città e nelle province di Roma, Milano, Napoli. Beni immobili che potrebbero essere la risposta all’emergenza abitativa non solo dei migranti, ma anche per altre situazioni di precarietà ed illegalità.
Per l’attuazione di questo piano, che ha ricevuto il plauso dell’Anci e di Libera di Don Ciotti, il Viminale vuole istituire un canale costante di comunicazione con gli enti locali, sindaci e prefetti, considerati le antenne più attente sui territori. Nei prossimi giorni nelle Prefetture di tutto il territorio nazionale arriverà la circolare esplicativa con parametri e procedure di comportamento. Un modo per scongiurare il ripetersi di quanto avvenuto con i migranti di Piazza Indipendenza: buttati per la strada senza alternative con le istituzioni in fila, ognuna a difendere il proprio operato.