Alle prossime elezioni politiche ci saranno due liste di sinistra contrapposte.
Non è ancora chiaro quando finirà la legislatura e quando si andrà al voto, a marzo o a maggio, come farebbe comodo a Berlusconi, in attesa del verdetto della Corte di Strasburgo, ma ciò che è ormai certo è la rottura dei rapporti tra il Pd e gli ex compagni di partito, ora divisi tra Mdp, Sinistra Italiana e Possibile di Civati.
Un paio di ore di riunione e il verdetto di Maria Cecilia Guerra è lapidario: “Nessuna disponibilità alla trattativa perché le differenze sono di fondo”.
Fassino si era presentato con il ministro Martina e Damiano, una delegazione dall’appartenenza a sinistra, ma è stato inutile. Quello che è stato messo sul tavolo non è bastato. Si tratta dei punti che Giuliano Pisapia ha considerato invece accettabili per un dialogo con il Partito democratico: modifiche al Jobs act, raddoppio del reddito di inclusione, avvio del superamento dei ticket sanitari, estensione dell’Ape e via libera al testamento biologico e allo Ius soli. Ma Mdp e sinistra italiana hanno detto no, trovando forza nel loro rifiuto dall’atteggiamento del Partito democratico in aula, che ha rinviato in commissione la proposta per il ritorno dell’art 18.
Per la sinistra è la conferma della distanza ormai siderale con il partito di Renzi. Game over, fine dei giochi.
Il partito di Bersani già pensa al dopo, all’assemblea del 3 dicembre, il giorno dopo la manifestazione della Cgil sulle pensioni, quando si costituirà una lista unitaria con Sinistra italiana e Possibile, ma il ruolo di Pietro Grasso è ancora circondato da un alone di mistero.
Giulio Marcon, dopo l’incontro con Fassino ha dato per certo che il candidato leader di questa lista già alla sua costituzione sarà il Presidente del Senato, il quale appena lette le agenzie si è affrettato a smentire una discesa in campo così rapida, tra soli dieci giorni. “Pietro Grasso non ha ancora sciolto alcuna riserva sul suo futuro”, si affrettano a precisare dal Senato e dentro Mdp si teme che la richiesta di tempo nasconda qualche perplessità: il dubbio che Grasso ceda al corteggiamento del Pd, aiutato da Prodi o Letta, oppure i calcoli sui tempi della chiusura delle Camere, possono allungarsi e non permettere una campagna elettorale lunga, ricoprendo ancora una carica così importante, come la Presidenza del Senato.
In ogni caso, i lavori verso l’assemblea del 3 sono in corso e in fase avanzata, il nuovo soggetto avrà un coordinamento composto dai tre segretari Speranza, Fratoianni e Civati, con al fianco tre personalità femminili.
Renzi non ha commentato il fallimento dell’incontro, ha condiviso il giudizio di Fassino, che si è rammaricato del risultato, “i matrimoni per farli bisogna essere in due”, ha detto, ma ciò che preme al segretario del Pd è spostare la responsabilità dell’insuccesso sui partiti di sinistra, dare la colpa a loro se non ci sarà un’unica coalizione di centrosinistra.
Oggi Fassino conclude il suo giro e vedrà per la seconda volta Campo Progressista di Pisapia, per avere la certezza che una stampella di sinistra nella coalizione ci sia, ma non è così ancora del tutto scontato.
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Quattro referendum per il lavoro. La Cgil li ha promossi. La Corte costituzionale li ha approvati. Manca solo la data della consultazione per far partire la campagna referendaria. I quattro quesiti riguardano l’abrogazione delle norme: a) che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi; b) che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; c) che fissano un tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende; d) che hanno liberalizzato i contratti a termine. Pubblica ha ospitato Tania Scacchetti, segretaria generale del sindacato pensionate/i della Cgil, e Franco Scarpelli, giurista del lavoro all’università Milano-Bicocca.
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A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 21-01-2025
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Presto Presto - Interviste e Analisi di martedì 21/01/2025
I primi ordini esecutivi del Presidente Trump sono per la militarizzazione delle frontiere contro i migranti, l'abolizione dello ius soli, il perdono degli invasori di Capitol Hill... il racconto di Roberto Festa. Il referendum sull'autonomia non si farà ecco perché e cosa succede spiegato dalla Docente di Diritto Costituzionale dell'Università di Torino Alessandra Algostino; altri 5 referendum invece si faranno, quattro sono sul lavoro e sono stati promossi dalla Cgil: Lorenzo Fassina Responsabile Ufficio giuridico e vertenze CGIL nazionale. A Gaza con Francesco Sacchi, capo missione di Emergency, dove gli aiuti dopo 48 ore di tregua stanno aumentando la possibilità di avere cibo e medicinali.