Con l’uscita al cinema di Avengers: Endgame, nell’aprile del 2019, la Disney – che possiede i Marvel Studios – raggiungeva il culmine di un progetto ambizioso, e mai tentato fino ad allora: cominciato oltre dieci anni prima, nel 2008, il Marvel Cinematic Universe è qualcosa di più di una saga o di una serie di sequel, si propone di costruire un universo multimediale intrecciato, in cui titoli dedicati a un singolo supereroe convivono con grandi eventi crossover, proprio come succede nei fumetti. Avengers: Endgame, seconda parte di un doppio gigantesco finale iniziato con Avengers: Infinity War, è stato il crossover dei crossover, ha chiamato a raccolta decine e decine di supereroi Marvel, ha sconfitto lo spaventoso villain Thanos (il cui obiettivo era spazzare via metà delle creature viventi dall’universo), e ha sbaragliato ogni record d’incassi.
Con 2 miliardi e 800 milioni di dollari globali, Endgame è il secondo maggiore risultato al botteghino di tutti i tempi, secondo solo al primo Avatar di James Cameron (sarebbe forse corretto aggiungere anche i 2 miliardi di Infinity War, che è più o meno un “primo tempo” uscito nel 2018). La Marvel e la Disney sembravano invincibili, poi è arrivata la pandemia, proprio nella delicata fase di transizione successiva al termine di un grande ciclo. Pochi mesi dopo l’uscita di Endgame, a novembre 2019, nasceva Disney+, la piattaforma streaming Disney che riunisce titoli vecchi e nuovi della Casa di Topolino, più i cult animati della Pixar, i film di Star Wars e Indiana Jones, i prodotti Marvel, appunto, le serie di Hulu, i documentari National Geographic – tutte proprietà, queste, ottenute in seguito a diverse maxi fusioni e acquisizioni che assomigliano più a piani di conquista. Disney+ è stata per la Disney una scialuppa di salvataggio, in anni in cui erano chiusi i cinema, i parchi e le crociere, cioè le principali fonti di guadagno della compagnia di zio Walt. E su Disney+ è stata messa in atto una strategia ambiziosa: quella di creare serie tv collegate e intrecciate ai film del Marvel Cinematic Universe, in cui venivano ripresi alcuni personaggi, ne venivano introdotti di nuovi, oppure venivano piantati i semi di trame future.
Una strategia che, naturalmente, presuppone un pubblico attento e preparato, disposto a seguire le vicende dei suoi personaggi da uno schermo all’altro. Peccato che difficilmente le serie tv Marvel create direttamente per Disney+ siano riuscite ad appassionare profondamente gli spettatori: la più interessante e ambiziosa resta probabilmente la prima, WandaVision, che era anche una piccola e intelligente storia della sitcom televisiva e di come vi si è riflessa nei decenni la società americana.
Tutte le successive – da Loki a Ms. Marvel, da She-Hulk a Moon Knight – debuttavano con incipit promettenti per poi disperdere il proprio potenziale. Intanto, anche i film su grande schermo hanno dato risultati – soprattutto critici – altalenanti, e da tempo ci si inizia a chiedere se la passione collettiva per i supereroi Marvel non sia giunta al capolinea. La Marvel non demorde, e il 21 giugno presenta una nuova serie, la prima dopo una pausa di diversi mesi, e che di sicuro può vantare un protagonista straordinario: Samuel L. Jackson, grande attore tarantiniano (e non solo), nei film del Marvel Cinematic Universe ha da sempre interpretato Nick Fury, il tostissimo direttore dell’agenzia governativa S.H.I.E.L.D., colui che ha l’idea di riunire i supereroi in una squadra, gli Avengers appunto. In Secret Invasion, che comincia su Disney+ il 21 giugno, è finalmente protagonista assoluto: dopo aver trascorso diverso tempo nelle profondità del cosmo, deve tornare sulla Terra per sventare una minaccia che forse, inavvertitamente, lui stesso ha contribuito a creare.
Alcuni Skrull, alieni in grado di assumere le sembianze di chiunque, dopo aver vagato per decenni in cerca di un pianeta da chiamare casa, hanno deciso di prendersi il nostro, mettendo in atto una gigantesca cospirazione. «Riesci a immaginare un mondo in cui sia impossibile distinguere il vero dal falso?» recita un personaggio, richiamando evidentemente temi cruciali della contemporaneità: gli autori promettono infatti che questa sarà una serie più “realistica”, e che come ispirazioni, più che ai fumetti e ad altri esempi di film supereroici, hanno guardato ai thriller della paranoia anni 70 e a serie spionistiche come The Americans e Homeland. Riuscirà Samuel L. Jackson ha riavviare una rinascita Marvel? Staremo a vedere.