Sono quasi tutte donne e tutte vittime di una legge fatta male. Eppure il loro ruolo è fondamentale: lavorano nelle scuole, negli asili, nei nidi. Puliscono, servono in mensa, si occupano di quelli che vengono chiamati servizi ausiliari.
Sono assunte per pochissime ore al giorno e non lavorano a scuole chiuse. E d’estate per la legge spariscono, letteralmente. Non percepiscono reddito ma non sono nemmeno disoccupate, il loro contratto è semplicemente sospeso: non ci sono scuole da pulire o bambini che mangiano a mensa, dunque non si lavora. Ma mentre i lavoratori pubblici sono tutelati, i lavoratori privati (i servizi scolastici sono stati esternalizzati) non hanno accesso ai sussidi al reddito.
Non è tutto. La Filcams Cgil ha fatto un calcolo semplice: per riuscire a mettere insieme i contributi per la pensione, le lavoratrici dei servizi ausiliari dovrebbero lavorare per 60 anni.
La Corte di giustizia europea ha detto già nel 2010 che la legge italiana sul cosiddetto part-time ciclico verticale non funziona. Son passati sei anni ma la legge è sempre quella. Finito giugno sono finite le scuole. E, di nuovo, le lavoratrici delle mense sono diventate dei fantasmi estivi. Quelle milanesi quest’anno hanno deciso di provare a non scomparire: hanno fatto una class action contro l’Inps.
In mille si sono messe insieme, dice Antonella Protopapa che per la Filcams Cgil sta seguendo la vicenda.