Il tasso generale di inflazione cala grazie al calo del prezzo dell’energia, ma continuano a crescere i prezzi dei beni di largo consumo e la cosiddetta inflazione di fondo, quella al netto dei costi dell’energia su cui la BCE basa le sue decisioni.
I numeri: inflazione al 7,7% dal 9,2% di febbraio, Il cosiddetto carrello della spesa, i beni alimentari, per la cura della casa e della persona crescono ancora del 12,7%. La cosiddetta inflazione di fondo sale al 6,4%, avvicinandosi a quella generale ed evidenziando così la natura speculativa dell’aumento dei prezzi, come chiaro ormai anche alle banche centrali.
Ieri il Financial Times riportava la notizia che le banche centrali stanno tenendo d’occhio le imprese che usano l’inflazione per aumentare i margini di profitto – a livelli record da decenni – generando a loro volta inflazione. Non solo quindi speculando sull’aumento dei prezzi, ma essendone esse stesse causa. Una sorta di “moral suasion” perché questa storia rischia di fare saltare il giochino dell’aumento continuo dei tassi contro l’inflazione.
Lo ammette al quotidiano finanziario anche Isabel Schnabel, uno dei falchi del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea che, dopo la fuga di notizie, aveva essa stessa diffuso i documenti che testimoniano inequivocabilmente la natura da profitto dell’inflazione. Ulteriore prova é che il paese con l’inflazione più bassa in Europa occidentale sia la Spagna, dove il governo di sinistra ha aumentato i salari, abbassato i costi dei servizi, finanziandoli “picchiando” proprio sui profitti delle imprese, energetiche e bancarie. Cioè attuando una redistribuzione non solo giusta, ma che si sta rivelando virtuosa anche dal punto di vista finanziario.
In questo quadro in tutta Europa i sindacati stanno sviluppando scioperi piuttosto duri, che bloccano settori nevralgici, per chiedere consistenti aumenti di salari proprio a chi si è arricchito in questi mesi. L’Italia è un’eccezione, non solo per il deserto di conflitto sociale, in un quadro di inflazione sopra la media europea e calo dei salari, ma anche sul piano della rivendicazione sindacale, che chiede allo stato di mettere i soldi per gli aumenti attraverso la leva fiscale. Intanto si attendono le prossime mosse della BCE, che non dovrebbe aver più scuse per fermare una politica rivelatasi inutile, oltre che dannosa, sugli stessi cittadini che subiscono i danni dell’aumento di prezzi, mentre ai governi toccherebbe redistribuire quei profitti.