Per il centrosinistra si è trattato di una vittoria che sa di resistenza. E il luogo dover fermare Salvini non avrebbe potuto essere più significativo: l’Emilia-Romagna.
Se avesse vinto in Emilia-Romagna, la Lega non avrebbe solo preso il potere in una regione. Avrebbe espugnato la terra più profondamente legata alla pratica politica e all’immaginario della sinistra che esista in Italia.
Nell’immediato, nonostante le rassicurazioni continue dei dirigenti, la tenuta della maggioranza di governo sarebbe stata a rischio. E soprattutto sarebbe stato un colpo da cui il Pd, e la sinistra, avrebbero faticato a riprendersi quantomeno a breve termine.
In Emilia-Romagna sarebbe stata insomma una vittoria strategica di Salvini per arrivare a conquistare l’Italia. Non è accaduto. Ora la dinamica potrebbe invertirsi? Il governo del tutto sereno non può stare, deve prestare attenzione alla crisi profonda del Movimento 5 Stelle e ai rischi di collasso finale del Movimento.
Salvini da parte sua è costretto a non fermarsi mai. A vincere sempre. La sua macchina della propaganda non prevede sconfitte e di questo il centrosinistra può approfittare.
Ma per farlo, deve agire.
Le sardine, con il loro contributo alla vittoria in Emilia-Romagna, una indicazione l’hanno data: valori, unità, vita reale delle persone.
L’azione deve arrivare soprattutto dal Partito Democratico. Con una agenda di governo corrispondente alle promesse degli ultimi mesi, tutte rimandate a dopo il voto. Tutti nel Pd e nel centrosinistra riconoscono la necessità di una scossa. Il problema, però, è cosa fare. Perché non per tutti, nel Pd e fuori dal Pd, la direzione è la stessa.
Foto dalla pagina Facebook di Stefano Bonaccini