Salvini torna al Papeete e quest’anno, nel suo trasformismo degno dello Zelig di Woody Allen, lo fa nelle vesti del milanese medio che porta la figlia in vacanza in albergo a Milano Marittima. L’opposto dell’immagine dell’anno scorso, al culmine della sua arroganza trionfante, tra ballerine e consolle da dj. Ieri maschio all’arrembaggio, oggi buon padre di famiglia.
C’è che l’anno scorso il tentativo di prendersi tutto il potere sull’onda del successo personale gli andò male. Gli equilibri erano cambiati col voto alle europee, lui lo aveva capito e aveva tentato il colpo grosso, fallendo. E c’è senza dubbio l’effetto Covid. Del resto le discoteche sono chiuse, c’è una crisi che fa paura, fare il “pirla” in spiaggia, come si dice a Milano, sarebbe controproducente.
Salvini fiuta e si adegua. Si è messo gli occhiali. Si è accostato a Berlinguer, il simbolo dell’austerità. Un parallelo che ha generato indignazione o ilarità, ma a Salvini non interessa. Gli interessa che passino alcuni messaggi. L’uomo del Mojito è morto, c’è l’uomo serio adatto ai tempi. Funzionerà? Dipende dai suoi avversari. Salvini non è più così popolare. Gli altri, però, non riescono a prendere il suo posto.