In Italia le divise che vanno in televisione a tenere un comizio non le avevamo ancora viste.
A non farci mancare il brivido ci ha pensato Matteo Salvini che, dopo avere partecipato alla manifestazione di un sindacato di polizia, si è presentato davanti alle telecamere travestito da agente di pubblica sicurezza.
Come non pensare alla drammatica arringa del comandante dell’ufficio politico della Questura in “Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, incarnato da Gian Maria Volontè in una delle sue interpretazioni più magistrali.
Ne abbiamo parlato con David Bidussa. Una carnevalata inquietante, secondo l’intellettuale della Fondazione Feltrinelli. Una carnevalata che però nasconde diverse preoccupazioni. Anzitutto, l’ambiguità di un leader che non svela fino in fondo la propria identità e il proprio progetto politico.
La Lega guidata da Salvini ha subìto una mutazione profonda. Non è più il movimento che a suo modo affermava una antitesi rispetto allo Stato, secondo David Bidussa. E’ anzi un partito che si riallaccia a una tradizione della destra antidemocratica che vede nello Stato, e nei suoi apparati, il proprio riferimento. Una tradizione antica che ha in Italia diversi precedenti storici: l’evoluzione del Movimento Sociale a partire dagli anni ’70 e la cosiddetta “maggioranza silenziosa” il cui epicentro fu proprio nella Milano del secondo dopoguerra. L’uomo politico che vorrebbe accreditarsi come il nuovo non rappresenta quindi nulla di nuovo, secondo Bidussa, ma è l’immagine di un passato che non passa e che a volte ritorna.