
Quello del nucleare, a suo avviso pulito, è un chiodo fisso di Matteo Salvini. Una litania che il ministro dei Trasporti solitamente accompagna alle polemiche contro le “folli politiche green di Bruxelles”. Ci aveva provato nel 2022, parlando al convegno dei giovani industriali a Rapallo. “Io una centrale nucleare a Milano la vorrei, nel mio quartiere, Baggio”, aveva detto.
Subito sommerso da un coro di critiche da parte degli abitanti del quartiere. Intanto per l’idea, alquanto strampalata, di fare un sito del genere in una zona altamente popolata. In secondo luogo perché, se è vero che Salvini abita nel Municipio7 di Milano, non sta esattamente nel quartiere di Baggio. Campanilisti quasi quanto i primi padani, i baggesi avevano rispedito al mittente sia l’idea sia la prossimità abitativa del ministro.
Secondo tentativo, un anno dopo, intervenendo a Roma a un convegno sul nucleare. Stesso copione: “Nella mia città vorrei un reattore di ultima generazione”, aveva detto quella volta, stando ben attento a non essere più preciso sulla zona. Visto che “non c’è due senza tre”, oggi la nuova boutade: “Futuri impianti anche a Milano? Perché no”, ha rilanciato. Chiarendo pure il cronoprogramma operativo.
Partendo oggi, ha spiegato, si potrà accendere il primo reattore nel 2032. Guarda caso, l’anno in cui, nei sogni del ministro, dovrebbe finire la seconda legislatura della destra al governo nazionale, visto che è così sicuro della vittoria della coalizione. Troppo in là nel tempo per azzardare previsioni. Certo è che, se la destra a breve vuole iniziare la campagna elettorale per la riconquista di Milano, esordire con un’uscita del genere non è sicuramente tra gli inizi migliori.