L’assoluzione sul caso Open Arms sembrava aver rafforzato il leader della Lega, sia nella competizione con Giorgia Meloni, sia nei rapporti interni al partito. Il caos treni degli ultimi giorni ha, invece, rimesso Matteo Salvini nell’angolo.
Il capo del Carroccio rischia ora di affrontare una mozione di sfiducia delle opposizioni, con la fronda interna dei governatori che alza ancora di più la voce e gli alleati pronti ad approfittare della situazione. Sintomo delle difficoltà è il silenzio del ministro dei Trasporti che, al di là dei sabotaggi evocati e delle colpe scaricate sulla sinistra, da alcuni giorni ha optato per il basso profilo. Oggi non ha partecipato al question time sui guasti alle ferrovie. Ieri non si è fatto vedere all’inaugurazione per il Giubileo di una piazza di fronte alla stazione Termini, in modo da non affrontare le ire dei pendolari. Ma soprattutto – si è saputo – il vicepremier non ha preso parte al Consiglio dei ministri in cui il governo ha impugnato la legge della Campania sul terzo mandato.
Quello che più teme Salvini infatti è il malcontento della base al Nord. Luca Zaia ieri ha lanciato, non tanto tra le righe, un ultimatum. Se non sarà lui o un altro leghista il candidato presidente, la Liga veneta andrà da sola alle prossime elezioni regionali, lasciando Salvini col cerino in mano. E un altro avvertimento in questo senso è arrivato oggi dalla Conferenza delle Regioni. Sul caos treni “il ministero dei trasporti batta un colpo o è irresponsabile”, ha avvisato l’organo guidato dall’altro uomo forte della Lega al nord, Massimiliano Fedriga.
di Mattia Guastafierro