Dopo l’approvazione della manovra tra le questioni più delicate che il Senato dovrà affrontare c’è anche il via libera definitivo alla cosiddetta norma Salva Milano. Approvata con voto bipartisan alla Camera, in vista dell’arrivo a Palazzo Madama sta scatenando malumori pesanti nel centrosinistra, col sindaco di Milano Giuseppe Sala in prima linea a difendere il provvedimento. E quello del sindaco è un vero e proprio aut-aut. O approvate il Salva Milano o me ne vado.
Secondo alcune indiscrezioni avrebbe messo sul tavolo addirittura le sue dimissioni anticipate se al Senato il Partito Democratico dovesse fare marcia indietro rispetto al voto a Montecitorio. I critici del provvedimento nel partito, non pochi, lo definiscono un ricatto bello e buono nei confronti della segretaria Elly Schlein, con cui avrebbe avuto uno scambio di opinioni piuttosto acceso pochi giorni fa. La norma è stata fortemente voluta da Sala, per sbloccare la situazione urbanistica della città, immobilizzata dopo le inchieste della magistratura.
Al momento quelle conosciute non sono molte, ma sarebbero di più le pratiche acquisite dai magistrati. Per tutelare i propri dipendenti, il comune ne ha congelate circa 150, in attesa di capire cosa succederà proprio del Salva Milano. Ed è qui che scatta l’inghippo: se persiste la ferma contrarietà del Movimento 5 Stelle, anche tra i democratici, dopo un’approvazione tutto sommato tranquilla alla Camera, si sono sollevati dubbi sulla norma.
Qualcuno vorrebbe che venisse modificato il testo, per attuarlo solo a Milano, e non ad altre realtà, come avverrebbe col testo approvato alla Camera dopo un accordo bipartisan. Ma questa strada porterebbe necessariamente a un ulteriore passaggio a Montecitorio, con conseguente allungamento dei tempi di entrata in vigore. Cosa che Sala vorrebbe evitare. Un’altra mossa potrebbe essere l’uscita dall’aula dei senatori democratici, per far passare il provvedimento coi voti della destra. Che però, di fronte alla possibilità di una caduta anticipata della giunta milanese, potrebbe votare contro, e aprire la corsa alla conquista di palazzo Marino, a quel punto molto più contendibile.