Si torna alle urne. Dopo due mesi di litigi, veti contrapposti, tatticismi, personalismi, andremo ancora a votare. Chi poteva formare un governo non l’ha fatto perché non ha voluto guardare all’interesse generale, ma solo al proprio.
L’Italia e gli italiani sono stati messi in secondo ordine. In questi sessanta giorni la priorità è stata conquistare (o non perdere) la poltrona o la propria posizione di potere.
Luigi Di Maio voleva fare il presidente del consiglio a tutti i costi. Per questo è rimasto rigido sulle sue posizioni fino alla 25esima ora. Ma era troppo tardi. La sua ambizione di essere il prescelto per Palazzo Chigi gli ha impedito di avere un vero spazio di manovra politico per portare al governo il M5s. Nessuno nel Movimento se ne è accorto? VOTO: 4.
Matteo Salvini è stato apparentemente il più abile. Ora gioca ora la carta di nuove elezioni, sicuro di uscirne vincitore. Da leader egemone della Destra italiana, se non avrà la maggioranza dei seggi in Parlamento, tornerà a trattare con i Cinque Stelle da una posizione di maggiore forza. Con loro e dentro la sua coalizione. Per due mesi ha fatto finta di essere l’unico leader di buon senso. In realtà era quello che aveva maggior opzioni a suo favore. Non ha mai fatto un mossa che l’abbia distratto dal suo vero obiettivo: arrivare a Palazzo Chigi, prima o poi. VOTO: 4.
Silvio Berlusconi ha sistematicamente boicottato ogni possibilità di accordo Lega – M5s. Lui aveva un altro desiderio: governare con Matteo Renzi. Quello era il suo obiettivo. La rassicurazione che nulla sarebbe veramente cambiato. Lo schema era semplice: governo del Presidente con un pilastro (l’alleanza Pd – Forza Italia) e la Lega a tenerlo su. Ma Matteo Salvini fino a quello non è arrivato. Va bene non rompere con Silvio, ma fare l’Utile Idiota era troppo. Adesso Berlusconi s’imbarca nell’unica avventura che avrebbe voluto evitare: le elezioni. Con la speranza di una vittoria netta del Centrodestra. VOTO: 3.
Matteo Renzi ha buttato alle ortiche l’unica possibilità che aveva per far tornare al governo il Pd nonostante la disfatta del 4 marzo. L’ha gettata via perché lui – o alcuni componenti del Giglio Magico – sarebbero stati sacrificati in caso della nascita di un governo Movimento 5 stelle – Pd. Ha guardato al suo interesse personale, al suo destino di leader politico e non a quello del paese. E della sinistra italiana. In realtà, esce da questi 60 giorni con un pugno di mosche in mano. Magari fonderà il suo movimento e lo presenterà alle prossime elezioni (se ne avrà il tempo), magari riuscirà ancora a condizionare il Pd, ma quello che dicono i sondaggi è che il suo partito è in caduta libera. In ogni caso, ha creato solo macerie. VOTO: 3. Anzi, 2 perché è stato lui a volere questa legge elettorale.
Per la prima volta nella storia dell’Italia Repubblicana, si andrà a votare per le politiche a distanza di pochi mesi. Con una classe politica che ha dato luogo a un osceno spettacolo per 60 giorni. Lo sfibrato rapporto tra i cittadini e la politica e le istituzioni rischia di diventare ancora più spossato. La cosa più curiosa è che questo dato non sembra preoccupare i protagonisti di questi due mesi di “passione”. Benvenuta Terza Repubblica.