E’calato il sipario sui Giochi Olimpici di Rio de Janiero. Un’edizione che ha offerto diversi momenti emozionanti. Ecco quelli che ci sono piaciuti di più
Ci sono cose più importanti della gara
Per una volta, lo sport non è retorica. Durante le batterie dei 5000 metri femminili, la neozelandese Nikki Hamblin e poi l’americana Abbey D’Agostino cadono in seguito ad una brusca frenata del gruppo. Il ginocchio della seconda compie una brutta torsione, ma nonostante il dolore si gira e va ad aiutare l’avversaria a rialzarsi. Ricominciano insieme la corsa, zoppicando. Pochi passi dopo, la statunitense finisce di nuovo a terra e rimedia una distorsione al ginocchio. In questa occasione è la Hamblin a soccorrerla. Le due proseguono a fatica verso il traguardo, insieme e qui si abbracciano. Non si erano mai conosciute prima della gara.
https://www.youtube.com/watch?v=iP_RE14SYRs
La dedica più naturale
Rachele Bruni ha fatto crollare un piccolo grande muro dello sport italiano. E lo ha fatto con un’estrema naturalezza. Ha dedicato la sua medaglia d’argento nella 10 km di nuoto anche a Diletta, la sua compagna: “Non ho mai fatto coming out ma non mi sono neanche mai preoccupata dei pregiudizi. Io vivo la mia vita con naturalezza” – ha detto Rachele.
La squadra dei rifugiati
Yusra Mardini ha 18 anni. E’stata la porta bandiera del team dei rifugiati, una squadra composta da 10 persone voluta fortemente dal Comitato Olimpico Internazionale. Yusra è scappata dalla Siria un anno fa. Cercava di raggiungere l’isola greca di Lesbo ma il motore del gommone sul quale”viaggiava” si è rotto. Si è buttata in acqua insieme a sua sorella e ad altri due profughi. Hanno nuotato per 3 ore nel Mare Egeo spingendo l’imbarcazione e salvando la vita a tutti. “Voglio che tutti pensino che i rifugiati sono persone normali che sono scappati dalla loro terra perché hanno dei sogni nella vita e nei posti dove sono nati non potevano realizzarli”. Yusra Mardini non ha superato le eliminatorie, ma ha vinto lo stesso le sue Olimpiadi
Il gesto più politico
Feyisa Lilesa è un atleta etiope che ha conquistato l’argento alla maratona. Appartiene alla tribù degli Oromo. Un popolo che è duramente represso dal governo dell’Etiopia. Sono state molte le denunce da organizzazioni internazionali come Amnesty International.
Al termine della gara, tagliando il traguardo, l’atleta etiope sceglie di compiere un gesto coraggioso: incrociare le braccia sopra la testa, simboleggiando le manette in segno di protesta contro la politica repressiva attuata dal governo del suo Paese. Se rientra in Etiopia, Feyisa Lilesa rischia ora il carcere o la vita per il gesto che ha fatto
Il sorriso di Usain
L’uomo più veloce del mondo è anche un bel personaggio. Correre sembra dargli veramente gioia. Probabilmente anche vincere sempre, ma qesta è un’altra storia. Il sorriso di Bolt è stato immortalato in una delle gare sui 100 metri che ha disputato a Rio.
https://www.youtube.com/watch?v=sRhjRZgZVHI