Approfondimenti

Ricordando Ida Farè

Domenica 16 settembre dalle ore 12.00 alle 13.00 abbiamo trasmesso “RICORDANDO IDA “ lo speciale che Radio Popolare ha dedicato a Ida Farè scomparsa in agosto.

Un collage di voci di persone che con lei hanno fatto cose belle e importanti e l’hanno profondamente stimata e amata per il suo impegno sociale, politico e per la sua capacità di far sentire tutti importanti.

La trasmissione si può riascoltare in podcast nella sezione “Speciali”

***

Breve ricordo di Ida Farè

di Bruna Miorelli

 

Ida Farè l’ho conosciuta agli inizi degli anni Settanta, eravamo tutte e due in Avanguardia Operaia, gruppo politico presente soprattutto nelle grosse fabbriche e tra gli studenti. Noi due stavamo sì in settori diversi, però da subito ci siamo incontrate come femministe di AO, presenza diventata ben presto dirompente in quel gruppo come negli altri della nuova sinistra.

Poi, grazie a Rosaria Guacci, ci siamo frequentate assiduamente, in un momento, devo dire, piuttosto difficile per me. Ida mi ha accolta a casa sua: cene con amici, chiacchiere, calore umano, pratica dell’autoriflessione. Ida, sempre anti-dogmatica. Ricordo un  capodanno da lei, bello ma anche sofferto da parte sua, che resta indimenticabile.

Perché Ida Farè era di una intelligenza sensibile, capace di donare come tutti sanno, capace perfino di vere e proprie donazioni. Generosa  negli ambiti personali, politici e nei giornali – Il Quotidiano dei lavoratori, e il manifesto – dove ha scritto per molti anni con una voce sua, personale, riconoscibile.

Ida aveva rinunciato ai privilegi di ragazza di buon famiglia per vivere in estrema semplicità lontana dai richiami del consumismo. Giovane donna di grande bellezza e di abbigliamento sobrio, così era. Con i capelli neri che le ricoprivano il collo, acconciatura che ha poi mantenuto sempre. Come molte di noi, negli anni del primo femminismo indossava scialli sopra abiti fai da te. Senza disdegnare le toppe ai gomiti, cucite sui maglioncini dell’ultimo dei quattro figli, Ernesto. E chissà perché l’immagine di lei con l’ago in mano, la testa piegata, a discutere di politica, a volte con una certa vivacità, emerge tra tutte.

La  rivista femminista Grattacielo fu uno scossone per la novità del grande formato e delle immagini a tutta pagina, un’elaborazione grafica che aveva i richiami dell’arte.

Venne poi il tempo della trasmissione Malafemmina a Radio Popolare, un mix di cose serie, comicità,  autoironia anche delle donne su se stesse, pratica politica allora piuttosto rara. Di qui una piccola polemica all’interno del movimento. Peccato che sotto quell’urto Malafemmina venne chiusa troppo in fretta. Dopo un anno o poco più, se ricordo bene.

Ida Farè è stata giornalista, docente alla Facoltà di Architettura, e anche scrittrice, non  dimentichiamolo. Cito i suoi due romanzi, La mia signora, e Malamore. Ha indagato l’adesione di alcune, alla lotta armata, ed ecco Mara e le altre, libro Feltrinelli che ricevette notevole attenzione. Altri titoli: Patologia di un’istruttoria, I luoghi dell’esperienza umana, Non è detto. Un’attività la sua, come si vede, di ampio respiro.

Dalla docenza di architettura, dal suo lavoro personale e di gruppo nell’ambito della differenza di genere, sono nate importanti riflessioni sulla città. Una città da reinventare a partire dai tempi, dai desideri, dalle modalità delle donne. Per una convivenza all’insegna del bello, della memoria e del sensato, non soltanto dell’utile. Ovvero per una città libera dai diktat del lavoro, del consumo, delle nuove tecnologie, della società dello spettacolo. Senza che Ida fosse mai nostalgica, al contrario.

Dopo la febbre degli anni Settanta, convinta che quei movimenti avessero cambiato in meglio il nostro paese, ha continuato a prestare attenzione a quello che sotto la superficie sempre smuove le acque. Ai mutamenti, anche i più segreti, che prefigurano comunque una futura possibilità. Due i libri sull’argomento: Architetture del desiderio, e Nuove specie di spazi, entrambi Liguori.

Una donatività la sua, legata come dicevo, anche al cibo quale nutrimento inteso a largo spettro. Dalle giustamente celebrate cene a casa sua, a quelle alla libreria delle donne di Milano, nel collettivo Estìa. Di qui il volume Fuochi, scritto dalle sei artefici  della cucina della relazione, così definita in quelle pagine. Dove piatti eccellenti, oltretutto a basso prezzo, arrivano in tavola a sostenere, come Ida intendeva, lo spirito, il corpo, la conversazione, il piacere condiviso.

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    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

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    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - primo episodio

    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

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    C'è Di Buono: Max Casacci racconta Eartphonia III: Through the grapevine

    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

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