Il racconto della giornata di lunedì 7 novembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il governo fa la voce grossa con le navi salva migranti che restano in rada a Catania. Alla Cop 27 incontro Italia-Egitto, ma sui casi Regeni e Zaki è presto per parlare di svolta. In arrivo a Kiev sistemi di difesa antiaerea, ma si muove anche la diplomazia. Alle regionali del Lazio Pd e M5S si preannunciano divisi. Altre due morti sul lavoro a Torino e Piacenza. La relazione dei consulenti del governo su fisco e evasione boccia di fatto l’ulteriore estensione della “flat tax” per i lavoratori autonomi.
Governo e migranti: esibizione di muscoli in spregio al diritto internazionale
Restano bloccati al porto di Catania i naufraghi delle navi Humanity One e Geo Barents, a cui il governo italiano sta negando lo sbarco. La situazione a bordo peggiora di ora in ora.
(di Michele Migone)
La politica del governo di Destra sulle navi delle Ong è un’esibizione muscolare in spregio al Diritto Internazionale. Trattati e Convezioni non rispettati, un decreto scritto con evidenti incongruenze giuridiche, un vestito normativo che il Viminale ha confezionato a suo uso e consumo, redatto con accortezza del Ministro Matteo Piantedosi per non incappare negli stessi infortuni giudiziari dell’allora ministro Matteo Salvini, ma con lo stesso obiettivo politico: dimostrare al proprio elettorato di fare di tutto per impedire lo sbarco dei migranti. Siamo solo all’inizio di un lungo braccio di ferro che sarà condotto dal governo Meloni con la totale indifferenza rispetto alle leggi internazionali a cui l’Italia ha aderito da decenni. Le Ong hanno fatto ricorso al Tar del Lazio per poter sbarcare i naufraghi. Se il tribunale amministrativo dovesse dare loro ragione, il governo ribatterà con un contro ricorso al Consiglio di Stato. Le multe da 50.000 euro per ogni nave, minacciate oggi, diventeranno una realtà. Insomma, le pressioni sulle Ong affinché le loro navi se ne vadano da Catania con a bordo i loro naufraghi saranno sempre più forti. Secondo alcuni giuristi, l’esecutivo confiderebbe anche in un intervento della magistratura nei confronti dei comandati: una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale per il loro rifiuto di lasciare il porto così come intima il decreto. Tra una norma ad hoc e un divieto e tanta propaganda, Il governo condurrà così la sua battaglia contro qualche decina di naufraghi. Su questo Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi sono stati molto chiari. Mostrare i muscoli, fregarsene dei trattati: quel che conta è la volontà politica contro migranti. Contro di loro e contro le Ong che li salvano.
Alla Cop27 Meloni e Al Sisi a colloquio: cambierà qualcosa su Regeni e Zaki?
In Egitto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha parlato alla Cop27, la conferenza internazionale sul clima. “Siamo su un’autostrada verso l’inferno col piede premuto sull’acceleratore” ha detto il capo delle Nazioni Unite, aggiungendo che le emissioni di gas serra continuano a crescere e che ci avviciniamo a un “caos irreversibile”. Al vertice oggi è arrivata Giorgia Meloni, accolta da Guterres e dal presidente-dittatore al Sisi, con cui poi ha avuto un incontro a due. Secondo la versione ufficiale italiana si è discusso di energia e immigrazione ma anche di diritti umani e in particolare di Giulio Regeni e Patrick Zaki, il ricercatore ucciso nel 2016 e lo studente arrestato nel 2020. Dopo il colloquio un portavoce del regime del Cairo ha ipotizzato un “nuovo impulso” alle relazioni tra i due stati e ha parlato di “cooperazione per verità e giustizia”, nonostante anni di ostruzionismo sui casi Regeni e Zaki. Riccardo Noury è portavoce di Amnesty international.
Nuove armi difensive a Kiev mentre gli USA pressano per la ripresa delle trattative
A Kiev sono arrivati dagli alleati occidentali nuovi sistemi di difesa aerea. “Da oggi i nostri cieli saranno più sicuri”, ha detto il ministro della difesa Reznikov. I nuovi sistemi copriranno anche gli attacchi con i droni.
I bombardamenti russi continuano a mettere a dura prova le infrastrutture energetiche. Le autorità della capitale non escludono un black-out totale. Nelle regioni occidentali stanno lavorando per creare nuovi punti di accoglienza per eventuali nuovi profughi interni.
Il racconto da Kiev dell’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi…
Anche Kherson, nel sud sopra la Crimea, è completamente senza corrente elettrica. Ma la città è già stata svuotata in attesa di una possibile grossa battaglia tra russi e ucraini.
Intanto uno dei più stretti collaboratori di Zelensky, Podolyak, ha commentato le voci degli ultimi giorni su una possibile pressione americana affinché Kiev accetti di trattare con Mosca. “Siamo pronti a parlare – ha detto Podolyak – ma non con Putin”.
Il termovalorizzatore della discordia che divide ancora Pd e 5 Stelle
(di Anna Bredice)
Il termovalorizzatore, una dei temi sollevati da Giuseppe Conte che portarono alla caduta del governo Draghi, è destinato ad essere di nuovo il motivo che porterà ad una nuova rottura, quella di un’alleanza possibile nel Lazio tra Pd e Cinque stelle. Il partito democratico aveva chiesto a Conte di dare una riposta entro oggi, se voleva o non voleva allearsi per le regionali dell’anno prossimo, non è arrivato né un sì né un no, ma in regione le voci che girano virano già al pessimismo: dicono che sarà impossibile l’alleanza e che Conte ha intenzione di non dare una risposta immediata, ma di porre un serie di condizioni, tra cui il no al termovalorizzatore per Roma, irricevibile per Letta. In questo modo Conte avrà gioco facile a scaricare la responsabilità sul partito democratico e andare per conto suo, scelta che al momento per il capo dei Cinque stelle sembra quella vincente, perdere le regionali ma continuare nell’erosione dei consensi a sinistra. C’è un pezzo di Cinque stelle nel Lazio, con Roberta Lombardi, che vorrebbe un’alleanza, visto che hanno governato insieme per 5 anni nella giunta Zingaretti, ma non ha la forza necessaria per convincere Conte. Al Pd non rimane che indicare un nome proprio o proporre delle primarie di coalizione, tra i nomi quello di D’Amato, l’ex assessore alla sanità che ha gestito tutta la fase pandemica, numero due di Zingaretti. È però anche il nome di Calenda, che le primarie non le farebbe mai con il partito democratico. È un Pd che si trova in grande difficoltà, stretto in Lombardia dal protagonismo di Renzi e Calenda e nel Lazio dall’attivismo di Conte a sinistra. In Lombardia, Provenzano del Pd nazionale, poco fa ha escluso che il partito possa seguire il terzo polo con Letizia Moratti, anzi sottolinea che Renzi e Calenda ormai slittano sempre più a destra. Il fatto che il Pd possa avere una opportunità guardando a sinistra per ora è una delle diverse scelte, ma manca ancora una decisione. Si vorrebbero delle primarie di coalizione, ma senza terzo polo e senza cinque stelle. Ancora possibile l’ipotesi Cottarelli che però avrebbe chiesto di essere il candidato anche del terzo polo. Nelle prossime ore dovrebbe essere presa una decisione, con il nome di Beppe Sala che rimane ancora sul tavolo.
Due nuove morti sul lavoro, la strage non si ferma
Anche oggi si è avuta notizia di due morti sul lavoro, a Torino e Piacenza. In un’azienda metalmeccanica del comune di La Loggia, pochi chilometri a sud del capoluogo piemontese, un operaio di 41 anni, Mostapha El Miski, è morto schiacciato da alcuni pacchi contenenti tubi metallici, dal peso di diverse tonnellate, che si sono sganciati da un carro ponte per cause da chiarire. L’ operaio era assunto tramite agenzia interinale, le verifiche dunque dovranno chiarire anche se avesse adeguata formazione. A Borgonovo, in provincia di Piacenza, la vittima invece è un’operaia di 50 anni, Nicoletta Paladini, schiacciata tra un nastro trasportatore e un macchinario porta bancali nella vetreria dove lavorava da 26 anni. Le colleghe e i colleghi hanno interrotto la produzione e sono entrati in assemblea permanente. È successo alle 3, nel pieno di un turno di notte, e non ci sarebbero testimoni. Il reato contestato è omicidio colposo, il macchinario è stato sequestrato.
Fisco, il problema italiano si chiama “evasione con consenso”
(di Massimo Alberti)
È stata resa finalmente pubblica la relazione dei consulenti del governo su fisco ed evasione, e non dice bene per i progetti di politiche fiscali del governo meloni. L’evasione fiscale è concentrata proprio tra i piccoli imprenditori ed i lavoratori autonomi, l’estensione della flat tax diminuirebbe il gettito fiscale ed aumenterebbe l’iniquità del sistema.
“Concentreremo la lotta all’evasione fiscale sui grandi evasori, sono loro il problema” aveva detto Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico. Ma la relazione dei consulenti del governo in materia fiscale, dice l’opposto: il cosiddetto tax gap, la differenza tra le imposte potenziali e quelle realmente versate, è si in calo, al 18,4%, ma grazie al recupero dell’evasione dell’Iva. Perchè sull’irpef dei lavoratori autonomi e imprese individuali cresce fino al 68,7% per la cosiddetta “evasione con consenso”, cioè quando fornitore e cliente si mettono d’accordo, spiega il professor Alessandro Santoro, uno degli esperti. E’ proprio quell’evasione lì: vendite senza scontrino, fattura o parzialmente in nero di beni e servizi al consumatore. Proprio i contribuenti che il governo non vuol disturbare troppo, e anzi, potrebbero beneficiare dell’estensione della flat tax al 15% sui minimi dichiarati. Attualmente a 65mila euro, che il governo vuol portare a 85 o persino a 100. Per il governo così ci sarebbe un recupero di evasione perché sarebbero incentivate dichiarazioni più alte. Insomma, chi ne incassa 80 ma ne dichiara 64 per pagare meno, potrebbe dichiarare il vero per evitar problemi. Possibile, ma così diminuirebbe comunque il gettito complessivo, ed aumenterebbe l’iniquità, con autonomi vicini ai 100mila euro a pagare come chi ne guadagna metà, o meno di un dipendente che ne guadagna un quarto. Mettendo anche a rischio uno dei punti del pnrr che tra gli obbiettivi esige la riduzione del tax gap. La relazione critica anche un altro cavallo di battaglia della destra, la cedolare secca sugli affitti al 21%. Un regalo che ha ridotto il gettito avvantaggiando soprattutto i contribuenti più ricchi.