Approfondimenti

Il peggioramento irreversibile della situazione umanitaria a Gaza, Patrick Zaki ospite a Radio Popolare e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di domenica 10 dicembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Israele e Hamas sono molto lontani da un nuovo cessate il fuoco, complice il veto Usa alla risoluzione in Consiglio di Sicurezza che lo proponeva; Patrick Zaki è stato ospite dei nostri studi e ha espresso tutte le sue preoccupazioni per la “salute dei diritti umani” nel mondo; si comincia a fare chiarezza sulle cause dell’incendio all’ospedale di Tivoli che ha causato tre morti; a Dubai la conferenza sul clima Cop28 entra negli ultimissimi giorni di discussione; con l’insediamento di Javier Milei comincia un periodo di iperliberismo per l’Argentina.

Guerra a Gaza: Israele e Hamas sono lontani da un nuovo cessate il fuoco

Trecento morti in 24 ore, 18 mila in due mesi. È il bilancio delle vittime a Gaza che si aggrava ora dopo ora, mentre l’esercito israeliano intensifica gli attacchi nel nord e nel sud della striscia. Nel campo profughi di Jabalia sono in corso intensi combattimenti, così come a Gaza City. Un residente dell’area, parlando con Al Jazeera ha detto che le truppe israeliane sparano a qualunque cosa si muova. Continua anche l’esodo dal nord verso il sud, un viaggio che è descritto come “il viaggio della morte”. Diverse persone vengono uccise durante l’evacuazione e i cadaveri lasciati sulla strada perché è impossibile per le ambulanze muoversi in queste zone. Il segretario generale dell’organizzazione mondiale della sanità ha detto che il sistema sanitario è in ginocchio e  i 34 paesi del comitato esecutivo dell’OMS hanno adottato all’unanimità una risoluzione che chiede il “passaggio immediato, sostenuto e senza ostacoli degli aiuti umanitari” a Gaza.

Dopo il veto statunitense al cessate il fuoco durante il consiglio di sicurezza dell’Onu venerdì, la situazione umanitaria continua a peggiorare e sono sempre di più le voci che chiedono un’immediata cessazione delle ostilità.

L’approfondimento di Sara Milanese:

“Un cessate il fuoco è vitale per porre fine all’inferno sulla Terra” a Gaza: cosi il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwe), Philippe Lazzarini, da Doha, da dove partecipa ad un forum organizzato dal Qatar sul conflitto in corso. Lazzarini parla di disumanizzazione dei palestinesi, e il pensiero va subito alle immagini che continuano a circolare in queste ore dei prigionieri palestinesi che i militari israeliani hanno spogliato, bendato e fatto inginocchiare nel nord della Striscia.

Di catastrofe parla ancora oggi il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che denuncia il collasso del sistema umanitario che avrà, dice, implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro complesso e per la pace e la sicurezza nella regione. Guterres ha inoltre deplorato la “paralisi” delle Nazioni Unite di fronte alla guerra tra Israele e Hamas, in un chiaro riferimento al veto che gli Stati Uniti hanno posto al Consiglio di sicurezza per la risoluzione di un cessate il fuoco. 

Le agenzie dell’Onu stimano che i palestinesi sfollati sono ormai quasi due milioni il 78% della popolazione/mentre il Pam, il programma alimentare mondiale, lancia un allarme per la scarsità di cibo: il 90% dei palestinesi della striscia mangia meno di una volta al giorno Il conflitto in corso impedisce di riuscire a raggiungere tutto il territorio, e con la ripresa dei bombardamenti gli ingressi attraverso il valico di Rafah si sono drasticamente ridotti. Israele ha acconsentito alla riapertura del valico di Kerem Shalom per far entrare nuovi aiuti a Gaza, ma è ancora in corso una fase di test per il controllo dei convogli, quindi per ora il valico resta chiuso e non c’è una data fissata per la sua apertura.

Patrick Zaki ospite a Radio Popolare: “È uno dei momenti peggiori per i diritti umani”

Oggi Patrick Zaki è stato ospite negli studi di Radio Popolare per presentare il suo libro “Sogni e illusioni di libertà”, in occasione del 75esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo:

Stiamo vivendo in uno dei momenti peggiori per i diritti umani non solo degli ultimi anni, ma credo della storia. Non siamo una generazione fortunata, perché abbiamo già fatto esperienza di diversi grandi eventi: il Coronavirus, la guerra e quello che sta succedendo adesso a Gaza credo possa essere assimilato alla terza guerra mondiale, perché tutti i Paesi del mondo sono coinvolti. Ero sinceramente scioccato quando qualche giorno fa gli Stati Uniti all’Onu hanno messo il veto al cessate il fuoco. È veramente una situazione orribile e ci porta a ripensare a come i governi vedono i diritti umani: ci credono davvero oppure ne parlano ogni tanto quando gli fa comodo? E questo è molto chiaro quando vediamo la posizione di paesi come gli Stati Uniti, o anche la Germania, quando si tratta di difendere i diritti umani a Gaza, e prendere una posizione in quello che succede tra la Palestina e Israele. Avrei pensato che i governi dei Paesi occidentali, che usano sempre i diritti umani, l’uguaglianza e la libertà come slogan, sarebbero stati i primi a fermare il continuo scorrere del sangue in questa regione e a chiedere un cessate il fuoco per trovare soluzioni politiche a questa guerra. Invece non lo abbiamo visto. Abbiamo visto migliaia di civili uccisi negli ultimi due mesi, migliaia di bambini, donne e uomini innocenti, ma a nessuno interessa. Anche gli ostaggi israeliani sono ancora lì, ma a nessuno interessa. Spero che finisca presto, ma ad essere sincero non vedo la fine molto vicina.

Avanzano le indagini sull’incendio all’ospedale di Tivoli

Ormai sembra certo che le fiamme all’ospedale di Tivoli, che hanno causato la morte di tre persone, siano partite dall’esterno, dal cortile dove vengono stoccati i rifiuti speciali prima dello smaltimento. L’inchiesta si concentra sui sistemi antincendio e sui piani di evacuazione. Intanto il sindacato dei medici del Lazio chiede maggiori investimenti in sicurezza. E anche dai sindacati nazionali di settore in molti chiedono che si faccia di più per le strutture ospedaliere. Pierino Di Silverio è il segretario generale di Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici: 

Cop28 nel vivo della contrattazione per il documento finale

A due giorni dal termine della Cop28 a Dubai, si fanno più serrati i colloqui per definire gli obiettivi da inserire nel documento finale. Due i temi principali: la phase out, ossia la fine dell’uso dei combustibili fossili e l’equità finanziaria, ovvero il sostegno economico ai Paesi più vulnerabili. Sentiamo l’opinione di Lorenzo Tecleme, giornalista de Il Manifesto inviato a Dubai…

L’Argentina entra ufficialmente nell’era Milei

(di Alfredo Somoza)

Saranno mesi molto difficili per gli argentini. Lo choc economico annunciato dal nuovo presidente Javier Milei mira a ridurre la spesa pubblica di un importo equivalente al 5% del Pil, ma l’obiettivo a lungo termine è raggiungere il 18% del Pil argentino, una cifra vicina agli ottanta miliardi di dollari. Si prevede che l’aggiustamento radicale della spesa pubblica insieme alla privatizzazione di imprese statali in perdita porterà il bilancio pubblico a pareggio. Ciò dovrebbe essere ottenuto superando prima un picco di inflazione previsto al 240% nel 2024, rispetto al 180% di quest’anno, e si pensa provocherà una nuova ondata di povertà. Milei ha comunque promesso di far risalire e stabilizzare il Paese, ed è stato creduto dagli elettori. A Buenos Aires oggi si ricordano anche i 40 anni di democrazia. Quando si insediò Raul Alfonsine, nel 1983, ci sono stati i processi ai militari, l’avanzamento in tema di diritti, ma la democrazia ha fallito nella riduzione della povertà e della corruzione nella vita pubblica, e oggi l’ennesimo tribuno del popolo arriva al potere con un programma lacrime e sangue. Una storia conosciuta, che si rinnova ciclicamente.

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    La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i buoni pasto: “Abbiamo chiesto 1,50 euro in più, non la luna, ma l’azienda ci ha detto di volerli spalmare sui prossimi tre anni”. Il caro-vita però non aspetta e insieme ad altre questioni come il premio di risultato insufficiente, i ritmi di lavoro e il clima interno hanno portato a uno stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto e a questa giornata di sciopero nazionale. Secondo i delegati in piazza l’adesione è stata dell’80% negli store più grandi e del 70% in quelli più piccoli. Il gruppo Feltrinelli ha ribadito la sua posizione: “Siamo aperti a proseguire la negoziazione con l’obiettivo di giungere a una soluzione condivisa e sostenibile sulle questioni ancora aperte”. Oggi ci sono stati una decina di presidi in altrettante città italiane convocati da Cgil, Cisl e Uil di categoria, noi siamo stati a quello di Milano, dove la manifestazione fuori dalla Fondazione Feltrinelli in via Pasubio è diventata un corteo fino agli uffici Feltrinelli di via Quadrio. Le interviste sono di Roberto Maggioni.

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