Il racconto della giornata di venerdì 8 ottobre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Al vertici dei ministri degli interni dell’UE è arrivata una lettera firmata dai governi di 12 paesi che chiede di disporre dei soldi europei per costruire barriere fisiche contro i migranti. All’indomani della pubblicazione della seconda parte dell’inchiesta Lobby Nera di Fanpage, Giorgia Meloni e Matteo Salvini continuano a non prendono in modo chiaro le distanze dai candidati impresentabili. “Per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura”, Maria Ressa e Dmitry Muratov sono i vincitori del Nobel per la Pace 2021. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha approvato il primo vaccino per la prevenzione della malaria, malattia infettiva letale che ogni anno causa la morte di circa 400mila persone nel mondo. In Afghanistan, invece, l’Isis ha rivendicato l’attentato avvenuto oggi, il terzo da quando i Talebani hanno preso il potere. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.
12 Paesi chiedono un muro lungo i confini orientali dall’Unione Europea
(di Michele Migone)
Un muro lungo i confini orientali dell’Unione Europea. L’idea che Donald Trump aveva avuto per bloccare l’afflusso di migranti dal Messico verso gli Usa e mai realizzata compiutamente, fa scuola anche nel Vecchio Continente. Al vertici dei ministri degli interni dell’Unione è arrivata una lettera firmata dai governi di 12 paesi che chiede il finanziamento di “nuove misure” per impedire l’arrivo di nuovi migranti: in pratica, è la richiesta di disporre dei soldi europei per costruire barriere fisiche, un vallo. La richiesta è stata avanzata dai paesi dell’Est, ma non solo. L’Ungheria di Orban, la Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovacchia, Repubblica Ceka, Bulgaria e poi l’Austria, la Danimarca, Cipro e la Grecia.
In Italia Matteo Salvini chiede al governo di aderire all’iniziativa. Sa bene che Draghi non lo farà, ma i sovranisti nostrani puntano ancora una volta sull’immigrazione per cercare consensi. Il commissario Europeo Morgan Johansson si è limitato a dire che, se vogliono, questi paesi, possono costruire tutte le barriere fisiche che vogliono ai loro confini: nessuna norma europea lo impedisce. In pratica, Bruxelles non costruirà il Muro, ma lascerà che siano gli stati membri a farlo. È il tipico atteggiamento venato da ipocrisia dell’Unione Europea: respingere i migranti ma non dirlo con chiarezza. In questo senso i paesi dell’Est, con le loro politiche ben più restrittive, con i loro muri già costruiti e con la loro negazione dei diritti umani, sul tema dell’immigrazione, fanno da schermo alle politiche decise a Parigi piuttosto che a Roma o a Madrid e Berlino. I muri in Europa ci sono già: sono quelli già costruiti dall’Ungheria o la Grecia, ma anche dalla Spagna nell’enclave di Ceuta e Melilla e in Francia a Calais. E ci sono poi i muri naturali come gli oltre 4.000 chilometri di coste del Mare Mediterraneo, dentro le cui acque migliaia di migranti muoiono ogni anno. Dopo la vittoria dei Talebani in Afghanistan, per la paura che ci fosse un esodo come quello siriano del 2015, Frontex, l’agenzia europea, ha mandato centinaia di agenti in Grecia per predisporre il blocco di una possibile migrazione di massa. Da tempo, il governo di Atene ha già annunciato la costruzione di un muro di 40 km di filo spinato sul confine settentrionale con la Turchia nella zona del fiume Evros. È di 235 km, invece, il muro tra il confine bulgaro e quello turco, mentre è di centinaia di km complessivi quelli eretti da Budapest sui confini con la Serbia e Croazia, 200 quello tra Slovenia e Croazia, 130 km il muro deciso dal governo polacco sul confine con la Bielorussia. La somma dei 16 europei è di circa 1000km. Nel Mediterraneo il muro è fatto di acqua e delle motovedette della guardia costiera libica (finanziata dall’Italia) o greca che rimandano indietro, o non salvano i migranti dai naufragi. Dentro l’area di Schengen ci sono poi i muri digitali. Il controllo tecnologico sullo spostamento dei migranti. L’Europa è già da tempo una fortezza.
Il mancato terremoto politico dopo l’inchiesta Lobby Nera
Volessero fare pulizia all’interno dei propri partiti non ci sarebbe occasione migliore di quella offerta dal clamore mediatico sollevato dall’inchiesta Lobby Nera. Per due forze che si candidano a governare il paese sarebbe il gesto per dipingersi un po’ di presentabilità. Ma tutti sanno che non succederà. Oggi infatti il massimo arrivato sono alcune precisazioni condite da prese di distanza. Il consigliere regionale della Lega Max Bastoni, ad esempio, ha detto che lui risponde solo alla Lega, non a Lealtà Azione. Sarà, ma con Lealtà Azione condivide il percorso politico da dieci anni. In queste ultime elezioni ha condiviso la sede del comitato elettorale, in un’intervista al Corriere aveva rivendicato esplicitamente che i voti dei neofascisti e di quella comunità sarebbero andati a lui. Sono cose che abbiamo raccontato ripetutamente da questa radio.
Giorgia Meloni ieri sera ha detto che “non c’è spazio per atteggiamenti nostalgici del fascismo” dentro al suo partito. Anche qui basterebbe fare una veloce ricerca con Google per trovarne a decine. Giorgia Meloni potrebbe chiedere a Chiara Valcepina, la candidata coinvolta nell’inchiesta di Fanpage, di non entrare in consiglio comunale a Milano, se crede davvero a quello che ha detto. E lo stesso potrebbe fare la Lega con Bastoni e Pavesi. E questi sono solo i nomi milanesi, che fare poi con il resto dei camerati sparsi nelle amministrazioni di mezza Italia? Altrove sarebbe stato un terremoto politico, qui no.
L’OMS ha approvato il primo vaccino contro la malaria
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha approvato il primo vaccino per la prevenzione della malaria, malattia infettiva letale che ogni anno causa la morte di circa 400mila persone nel mondo. Si chiama Mosquirix ed è prodotto dall’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline: ha effetto su tutte le malattie parassitarie. Nel caso della malaria agisce contrastando il Plasmodium falciparum, il più mortale e diffuso dei suoi cinque agenti patogeni.[CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]
Il Nobel per la Pace ai giornalisti Maria Ressa e Dimitry Muratov
(di Martina Stefanoni)
Due giornalisti dissidenti, Maria Ressa e Dimitry Muratov, hanno vinto il premio Nobel per la Pace. Due giornalisti che nei loro paesi non hanno avuto paura di criticare il potere, mentre i colleghi venivano uccisi, arrestati, condannati. Maria Ressa nelle Filippine, con il suo sito d’informazione Rappler, dal 2012 denuncia la disinformazione diffusa dal presidente Rodrigo Duterte e dai suoi sostenitori. Con coraggio ha smascherato scandali e corruzione e ha raccontando la brutale campagna anti-droga portata avanti dal presidente che ha portato decine di migliaia di esecuzioni sommarie.
Dimitry Muratov, è co-fondatore – e per anni direttore – del giornale russo Novaja Gazeta, lo stesso dove lavorava Anna Politkovskaja, uccisa 15 anni fa. Novaja Gazeta è riconosciuto come il più importante giornale indipendente in Russia. Si batte contro la corruzione, la violenza della polizia e le frodi elettorali. Nella Russia di Vladimir Putin, lavorare per Novaja Gazeta è un lavoro ad alto rischio. Dalla sua nascita, sono sei i giornalisti che sono stati uccisi per il loro lavoro. Ma nonostante questo Muratov non ha mai abbandonato la linea indipendente del giornale, difendendo sempre il diritto dei giornalisti di dire la verità. Premiare questi due giornalisti significa premiare la lotta di tantissimi altri reporter in giro per il mondo. Un punto che è ben chiaro nella mente di entrambi i neo premi nobel.
“Non è merito mio. È Novaya Gazeta. Sono quelli che sono morti difendendo il diritto delle persone alla libertà di parola”, ha detto Muratov. E quasi a fargli eco, il sito Rapppler di Maria Ressa ha scritto: “Grazie per aver riconosciuto tutti i giornalisti, sia nelle Filippine che nel mondo.”
Gli attentati dell’ISIS in Afghanistan non si fermano dopo la presa di potere dei Talebani
L’Isis ha rivendicato l’attentato avvenuto oggi in Afghanistan. Ad essere colpita una moschea sciita di Kunduz, nel nord paese. Le vittime potrebbero essere oltre 100, secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite. L’attentatore si è fatto esplodere nell’edificio nel momento di massimo presenza di fedeli per la preghiera del venerdì. È il terzo attentato, probabilmente il più sanguinoso, da quando i talebani hanno preso il potere.
Giuliano Battiston, direttore di Lettera 22 ed esperto di Afghanistan:
L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
I dati del monitoraggio settimanale confermano che la curva del contagio è in calo in tutte le fasce d’età, anche tra i minori di 12 anni che non sono vaccinati e questo nonostante la riapertura delle scuole. L’altro dato positivo riguarda il calo dei ricoveri e delle terapie intensive, soprattutto se lo si confronta con quanto accadeva un anno fa, quando nello stesso periodo la curva dei posti occupati in rianimazione era in salita mentre oggi è in costante discesa. Da domani, inoltre, anche la Sicilia sarà in zona bianca. Mentre da lunedì prossimo tornerà al 100% la capienza di teatri e cinema, al 50% le discoteche, al 75% gli stadi.
E oggi per la prima volta Draghi ha detto “c’è la speranza che la fine della pandemia sia in vista”. Ascoltiamo cosa ne pensa l’immunologa Stefania Salmaso, ex direttrice del Centro nazionale di sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità.
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— Ministero della Salute (@MinisteroSalute) October 8, 2021
Diminuiscono i ricoverati nelle terapie intensive (-3) e nei reparti (-15). A fronte di 49.782 tamponi effettuati, sono 293 i nuovi positivi (0,5%).
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— Regione Lombardia (@RegLombardia) October 8, 2021