Il racconto della giornata di venerdì 7 ottobre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che il rischio di “un’apocalisse” non era stato mai così alto dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962, quando gli Stati Uniti e l’allora Unione Sovietica arrivarono vicini a una guerra nucleare. Oggi sono stati assegnati i premi Nobel per la Pace all’attivista per i diritti civili bielorusso Ales Bialiatski, all’organizzazione non governativa russa Memorial e al Centro per le libertà civili ucraino, che prima della guerra lavorava per rafforzare lo stato di diritto e dopo l’invasione si è dedicata alla documentazione dei crimini di guerra dell’esercito russo. Bialiatski è il presidente della ong per i diritti umani Viasna, che fondò nel 1996 per dare assistenza finanziaria e legale ai prigionieri politici in Bielorussia e alle loro famiglie. Memorial è stata fondata in Russia nel 1987 da Andrei Sacharov, che vinse il Nobel per la Pace nel 1975. I prezzi del gas hanno almeno altre due settimane per svuotare il potere di acquisto di stipendi e pensioni: ancora non c’è un’intesa per regolarli. Se sui temi economici la destra promette continuità con il governo Draghi, per distinguersi punta sui temi identitari. E l’ossessione è sempre la stessa, il corpo delle donne.
Perchè Biden parla di “Armageddon”?
(di Michele Migone)
Le dichiarazioni di Joe Biden sul rischio di un “Armageddon nucleare” sono un messaggio diretto a Vladimir Putin. Il messaggio è: ci sarà un risposta della Nato con armi nucleari all’uso della bomba atomica tattica da parte della Russia in Ucraina. La parole del presidente Usa significano che nonostante le smentite ufficiali, gli Stati Uniti potrebbero avere informazioni secondo cui Putin starebbe realmente valutando di usare le armi atomiche tattiche. Secondo punto. La risposta della Nato sarà distruttiva nei confronti delle forze armate russe, tanto da portare a una possibile escalation nucleare. Finora l’Alleanza Atlantica e Washington non hanno fatto trapelare attraverso i media nessuna indiscrezione rispetto ai piani militari di risposta in caso di un attacco atomico russo in Ucraina. Biden lo ha fatto capire ieri, ma è comunque rimasto volutamente nel vago per non svelare le carte e laaciare l’avversario nel dubbio. Tre. Biden ha citato la crisi dei missili di Cuba del 1962, quando il mondo fu realmente sull’orlo di un conflitto nucleare. Una citazione storica che forse potrebbe contenere un messaggio. All’epoca, il leader sovietico Crusciov fece un passo indietro, fermando le navi che portavano i missili sull’isola in cambio di accordo riservato con Washington che prevedeva il ritiro dalla Turchia di alcune batterie di missili Nato puntate verso l’Urss. Ultima osservazione. Joe Biden conosce molto bene la psicologia di Vladimir Putin perché studia il dossier da anni. Sa, come dice la maggior parte degli analisti, che Putin comprende bene solo i rapporti di pura forza. Biden ha voluto essere molto chiaro con il presidente russo: se colpisci, ti colpirò più forte.
La Lega vuole il ministero della natalità e della famiglia
Nelle trattative per il nuovo governo irrompe uno dei temi identitari della destra. Dopo gli attacchi all’aborto in campagna elettorale, spunta l’ipotesi di un ministero della natalità, che vorrebbero Salvini e la Lega.
Prima o poi doveva succedere: se in economia Meloni promette continuità col governo Draghi, la destra per distinguersi punta ai propri temi identitari. L’ossessione è sempre la stessa: l’utero ed il corpo delle donne. Se in campagna elettorale gli attacchi erano tutti al diritto all’aborto, la novità è quella di voler ribattezzare il ministero della famiglia “famiglia e natalità”. Che non si prospetti nulla di buono da un’operazione ideologica lo si capisce anche dai nomi che circolano: evocato da Salvini, potrebbe effettivamente finire alla Lega nelle mani di Simona Baldassarre, integralista responsabile famiglia del partito. Cosa dovrebbe fare un ministero della natalità, non è chiaro. La denatalità in Italia è un problema serio che Istat sottolinea costantemente. Ma, spiegano ricerche e studi, deriva soprattutto da incertezza, precarietà, e disparità ancora esistenti come l’assenza di un congedo di paternità equivalente che scaricano solo sulle donne la responsabilità dei figli. L’idea della destra, almeno quella spinta in campagna elettorale, sembra più andare nella direzione opposta a quella di favorire la libera scelta e la condivisione, in una sorta di imposizione di maternità e di relegare le donne al ruolo di dare figli alla patria. Intanto per far capire quale sarà la direzione, la destra si scaglia contro il governo uscente che, in grave ritardo, solo l’altro ieri ha varato un corposo pacchetto di indirizzo per i diritti lgbt: dai congedi parentali, a incentivi per chi assume persone transgender, a norme anti-discriminatorie nei contratti, alla formazione della polizia. Da destra prima hanno rassicurato: non toccheremo i diritti acquisiti. Ma di altri, per le persone lgbt, non se ne parla, e annunciano che questo piano sarà bloccato.
L’allarme degli amministratori di condominio
(di Massimo Alberti)
La bomba sociale dei riscaldamenti sta per esplodere. In alcune città è già successo. A lanciare l’allarme sono gli amministratori di condominio, impegnati in questi giorni nelle assemblee dove stanno presentando agli inquilini preventivi triplicati per i costi dei riscaldamenti centralizzati.
Il numero di chi non è riuscito a pagare gli aumenti dello scorso inverno, è in crescita vertiginosa. E così, le centrali termiche minacciano di non accendere gli impianti, lasciando milioni di persone senza riscaldamento, o nel migliore dei casi con forti razionamenti su giorni ed orari di erogazione. In alcune città, i distacchi sono già cominciati. “Aiutate le famiglie, o non passiamo l’inverno” l’appello degli amministratori.
“Siamo ottocento amministratori nella Capitale, tutti abbiamo almeno un palazzo in cui sono già state staccate le forniture”. Siamo solo ai primi di ottobre, fa ancora caldo, ma Rossella De Angelis, presidente dell’associazione amministratori di condominio di Roma stima in un migliaio i palazzi cui sono già state sospese le forniture a causa dei consuntivi sullo scorso inverno, mediamente almeno doppi dei preventivi. Preventivi di due o trecento euro diventati in casi estremi anche di oltre 1000.
E i preventivi di questo inverno sono a loro volta doppi dei consuntivi che in tanti non sono riusciti a pagare. Cioè, aumenti medi stimati del 300% in un anno.
Anche a Torino la stima è di almeno 200 distacchi già avvenuti. A Milano, per ora la situazione è più contenuta, dicono gli amministratori. A seconda delle città, le morosità – cioè chi non riesce a pagare – son salite anche del 70%. “Ma non sono cattivi pagatori: a stipendi fermi, le famiglie non ce la fanno, mai come ora siamo dalla loro parte” sottolinea il portavoce Anaci di Milano Leonardo Caruso.
I razionamenti, pesanti, sono già scritti. A Roma gli impianti non partiranno prima di dicembre, in alcuni casi per sole 4 ore al giorno, hanno comunicato gli amministratori. A nord si prega per clima miti e tenere cosi ferme le caldaie almeno fino a novembre per ridurre costi altrimenti insostenibili. Anche nel ricco nord est, dove in molte aree gli impianti di solito son già accesi per le temperature già scese, i riscaldamenti centralizzai non sono partiti. Ecco il punto è questo: “Non ci sarà margine per risparmiare abbastanza per coprire gli aumenti”, spiega il portavoce di Anaci Veneto Lino Bertin, e questo ripetono tutti gli amministratori. In un paese con stipendi fermi da 30 anni e livelli di povertà in crescita, concentrato proprio dove gli impianti centralizzati coprono più persone. Il problema è a catena: senza soldi, le centrali termiche che servono anche centinaia di unità abitative ed interi quartieri, non possono pagare i fornitori che a loro volta hanno chiesto cauzioni triplicate. Si cercano escamotage, tra una maggiore rateizzazione dei bollettini ed appunto i tagli. Ma ad oggi gli amministratori non vedono soluzione: “non sappiamo dove sbattere la testa” continua Caruso “ma senza un forte intervento pubblico questo inverno la situazione è destinata a peggiorare velocemente”, un allarme che trova concordi i suoi colleghi di tutta Italia. “Non parliamo di qualcosa di superfluo, parliamo di un servizio essenziale: pensiamo a chi lavora da casa, o agli anziani, o a chi per diverse ragioni è costretto a passare molte ore in casa, o non ha soldi per pagare, figuriamoci da spendere per miglioramenti e coibentazioni” continua De Angelis. Il problema presto si rifletterà più in generale, su tutte le spese condominiali i cui costi stanno lievitando altrettanto velocemente. “In diversi palazzi abbiamo sospeso le manutenzioni straordinarie e ridotto gli interventi di pulizia – spiega ancora Caruso – altrimenti oltre al riscaldamento anche le spese condominiali non saranno sostenibili. Ma questo vuol dire peggiorare il servizio e la qualità dei luoghi abitativi” che riguarda soprattutto le periferie, ed ancora le fasce di reddito più basso. “Non so quanti politici vivano in un condominio col riscaldamento centralizzato, e se il reddito conti nella loro percezione – conclude De Angelis – ma mi auguro che chi ci rappresenta prenda coscienza di una situazione già oggi insostenibile”.
I Nobel per la Pace
Oggi è stato assegnato il Nobel per la Pace. Un premio che quest’anno è strettamente legato all’attuale contesto internazionale. Sono tre i premiati. Il dissidente bielorusso, Ales Bialatski, oppositore del regime di Lukashenko, attualmente in carcere, noto per il suo lavoro con l’organizzazione Viasna Human Rights Centre che fondò nel 1996 per dare assistenza finanziaria e legale ai prigionieri politici e alle loro famiglie. E due ong per i diritti umani e le libertà civili: la russa Memorial e l’ucraina Centre for civil liberties. “In onore dell’impegno in difesa dei diritti umani e del diritto di criticare il potere”, è stata la motivazione del Comitato per il Nobel. Ascoltiamo Danielo De Biasio, direttore del festival dei diritti umani