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Il “problema Santanchè”, il sit in a Padova, le destre populiste contro la nuova mobilità e le altre notizie della giornata

due ruote ciclisti bici

Il racconto della giornata di venerdì 23 giugno 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30.Cresce il caso Daniela Santanchè, ministra del Turismo ed esponente di Fratelli d’Italia, dopo l’inchiesta di Report andata in onda lunedì 19 giugno su Rai3 sulla gestione delle aziende Visibilia e Ki Group. Le opposizioni vogliono le dimissioni, secondo la Lega deve andare in Parlamento a spiegare. Alarm Phone chiede soccorsi immediati per circa 50 persone che hanno contattato la ong da acque internazionali dopo essere partite dalla Libia. A Padova stamattina c’è stato un sit-in davanti al tribunale, dopo la richiesta della procura di rimuovere le mamme non biologiche dagli atti di nascita di 33 figli di coppie di donne riconosciute come genitrici dal 2017 a oggi. Il punto sulla guerra in Ucraina.

Per il governo l’estate è iniziata con qualche crepa

(di Anna Bredice)

Anche l’altro capogruppo leghista Massimiliano Romeo si allinea alla posizione del suo collega di partito Molinari, manca solo Salvini a rafforzare una posizione che è di tutto il partito. Daniela Santanchè deve andare in Parlamento a spiegare, “venendo in Aula, dice Mauro la questione potrebbe essere chiarita ulteriormente”. Solitamente è una richiesta fatta dalle opposizioni, che hanno naturalmente fatto, i partiti di maggioranza tendono a ridimensionare e a spegnare ogni fuoco che riguarda il governo. Questa volta non va così, la Lega non chiude il caso e il problema Santanchè va ad aggiungersi ad una serie di ostacoli che Salvini sta mettendo sul cammino di Giorgia Meloni, che finora è sempre stato lastricato di successi. Qualcosa sembra essersi incrinato e questo sta diventando il primo momento complicato del governo, ad otto mesi dalla nascita. Alla già difficile convivenza tra i due, determinata da una lunga competizione, con Salvini che non vuole restare in ombra, ora c’è una campagna elettorale per le europee che porterà ad una ulteriore sfida tra i due, in un contesto in Europa dove Meloni vuole vincere costruendo un’alleanza più larga di quella attuale. Ci sono le elezioni e c’è anche una preda su cui entrambi puntano, Forza Italia, che terranno in stand by fino alle europee ma dopo, insieme anche a Renzi, quel partito sarà oggetto di una campagna acquisti. Tanti motivi di frizioni e forse anche una incapacità caratteriale di entrambi nel cercare compromessi, Meloni pare si sia arrabbiata molto con Giorgetti per il suo messaggio di apertura verso il Mes, al punto da minacciare la Lega di tornare alle urne, non proprio una modalità diplomatica di governare le cose. Ne è seguito poi quell’Aventino alla rovescia che ha dimostrato l’incapacità al momento di affrontare il tema Mes, un consiglio dei ministri slittato con una reazione quasi dispettosa di Salvini che ha presentato comunque il suo nuovo codice della strada in televisione. L’estate quindi è cominciata con qualche crepa in quel governo che sembra così compatto su questioni ideologiche e di diritti civili, ma poi non riesce a risolvere i nodi che riguardano il potere e il consenso.

Circa 50 migranti sono alla deriva in acque internazionali

Alarm Phone chiede soccorsi immediati per circa 50 persone che hanno contattato la ong da acque internazionali, dopo essere partite dalla Libia. “Il motore ha smesso di funzionare e sono alla deriva, dicono che stanno imbarcando acqua” scriveva l’organizzazione su Twitter già stamattina, mentre più tardi ha diffuso un aggiornamento in cui dice di essere stata richiamata dai migranti: “Sono disperati, stanno imbarcando acqua e aspettano ancora di essere salvati”. A Messina intanto le autorità italiane hanno consegnato due motovedette alla cosiddetta guardia costiera libica. Alla cerimonia ha partecipato la direzione della politica di vicinato della Commissione europea, fatto che conferma la strategia comune portata avanti da anni dal nostro paese e dall’Unione, e cioè cercare di frenare le partenze di migranti anche se lo Stato da cui vorrebbero scappare – è il caso della Libia – li espone al rischio di gravissime violazioni dei loro diritti. Gli sbarchi comunque continuano. A Lampedusa dalla scorsa notte ce ne sono stati 14 per un totale di 517 persone. Alcune hanno raccontato di un naufragio. Dalla Tunisia un portavoce della magistratura ha parlato di tre mezzi affondati, tre vittime accertate e 12 persone disperse. Mattia Ferrari è il cappellano della ong Mediterranea

La controffensiva ucraina “non sta andando come previsto”

(di Martina Stefanoni)

Dopo Zelensky, oggi il suo consigliere Podolyak ha rincarato la dose: “la guerra vera non è un film di Hollywood né una nuove serie di Netflix”. Le parole sulla controffensiva che escono dai palazzi di Kiev sono contingentate e controllate minuziosamente, per questo niente di ciò che viene detto è casuale. Le dichiarazioni di questi ultimi giorni arrivate dall’ufficio presidenziale, dal ministero della difesa e poi dai vertici militari, hanno un obiettivo specifico e si leggono ancora meglio oggi, in controluce con altre fatte da parte occidentale. Parlando con la CNN, tre funzionari militari occidentali hanno detto che questa prima fase della controffensiva non sta andando come previsto. E’ più lenta e meno efficace di quanto ci si aspettasse. Deludente, si potrebbe dire. Valutazioni che fanno il paio con quelle che si sono affrettati a rilasciare alti comandanti militari ucraini. In primis, Oleksandr Syrskyi il generale che in autunno aveva guidato una controffensiva che aveva avuto enorme successo, permettendo all’esercito ucraino di riconquistare ampie fasce nel nord est. Oggi Syrskyi, intervistato dal Guardian, ribadisce: bisogna avere pazienza. E aggiunge: non abbiamo ancora dispiegato tutte le nostre forze. Gli ucraini si preparano e ci preparano così ad una guerra che sarà ancora lunga e ad una controffensiva che non sarà risolutiva nell’immediato. Oggi da Kiev parlano di parziali successi. Ma se nella direttiva sud questo sembra essere vero, a est i giornalisti sul campo parlano di uno stallo evidente e di una difesa russa ben più forte di quanto ci si aspettasse.

A Parigi si è concluso il vertice per un nuovo patto finanziario mondiale

Si è concluso oggi a Parigi il vertice per un nuovo patto finanziario mondiale promosso dal presidente francese Macron. Al summit hanno partecipato una cinquantina di capi di stato e di governo tra i quali il primo ministro cinese Li Qang e il presidente brasiliano Lula da Silva. “La lotta contro le disuguaglianze e per il pianeta troveranno risposte solo attraverso l’unità della comunità internazionale”, ha detto Macron durante la conferenza stampa conclusiva. Il servizio da Parigi di Francesco Giorgini


A Padova il sit in davanti al tribunale delle mamme arcobaleno

A Padova stamattina c’è stato un sit-in davanti al tribunale, dopo la richiesta della procura di rimuovere le mamme non biologiche dagli atti di nascita di 33 figli di coppie di donne riconosciute come genitrici dal 2017 a oggi. Si tratta dell’iniziativa giudiziaria di più ampia portata, da quando a marzo il ministro dell’interno Piantedosi ha diffuso una circolare contro le trascrizioni all’anagrafe di bambini nati all’estero da coppie omosessuali. Iryna Shaparava è la referente delle Famiglie arcobaleno del Veneto.

Il tema della genitorialità omosessuale sarà centrale nel pride in programma domani a Milano, dove oggi il tribunale ha confermato gli atti di nascita dei figli di tre coppie di donne nati all’estero grazie alla procreazione assistita, annullando invece quello del figlio di una coppia di uomini nato sempre all’estero, ma grazie alla gestazione per altri. “Le norme in vigore in Italia la vietano” hanno scritto i giudici, aggiungendo che la strada da percorrere è quella dell’adozione. L’avvocato Alexander Schuster si occupa da anni dei diritti delle famiglie omogenitoriali. Gli abbiamo chiesto un commento sulla decisione del tribunale di Milano

Le destre populiste e la battaglia contro la bici e i ciclisti

(di Fabio Fimiani)

La bici e i ciclisti sono uno degli obiettivi delle destre populiste. Sempre di più le nuove politiche per la mobilità che includono le due ruote sono diventate oggetto di scontro, dalla breve chiacchiera al bar per il caffè fino ai provvedimenti amministrativi e legislativi.
In Italia le bozze del nuovo codice della strada del ministro leghista alle infrastrutture Matteo Salvini penalizzano le due ruote. In Spagna le nuove giunte comunali con la presenza della destra di Vox hanno iniziato ad annunciare la cancellazione di alcune piste ciclabili.
Quelle solo ricavate con la segnaletica sono tra gli obiettivi, con la scusa che non sarebbero sicure e che farebbero fare code ai mezzi pubblici e a quelli di emergenza.
Ovviamente non ci sono mai dati a supporto, ma solo cavalcare chi urla più forte. E qualche volta il tema si pone. Purtroppo anche tra i sostenitori di queste soluzioni spesso si sceglie la linea della contrapposizione, magari connettendola con altre vicende amministrative e politiche. La lentezza dell’adeguamento delle città e i ciclisti morti esasperano. La bici è diventata traffico, ma anche turismo, per cui gli stessi referenti politici che in città sono contro le due ruote, per le zone di montagna o collina chiedono investimenti. Spesso creando conflitti con gli escursionisti.
Non si riescono ad affrontare i temi istituzionali e civici senza contrapposizione e senza dogmi. “Chi va in auto non ha tempo”, è l’accusa che dà per scontato che chi va in bici ne avrebbe. Come sempre non esistono assolutismi, ma dipende da tanti fattori.
L’uso delle delle due ruote è anche perché sono efficienti, economiche e salutari. Usarle è una libertà come quella di adoperare le auto, ma non è accettato. Ridurre lo spazio pubblico per mezzi ingombranti e socialmente costosi per ridarlo per la fruizione di tutti, magari anche con vantaggi non si riesce a discutere.
Eppure il commercio cresce nelle zone dove la mobilità lenta è stata introdotta, non lo sarà per tutte le categorie, ma per tante. La vivibilità urbana dei quartieri cresce, lo confermano pure i valori immobiliari che aumentano più della media. A questo punto c’è parte l’accusa ai ciclisti e agli amministratori pubblici che costruiscono piste ciclabili di essere elitari. Si deve discutere di città a 30 all’ora, dove le esigenze di percorrenza e sicurezza coesistono. Non di impossibili separazioni. Lo spazio urbano è definito così come i fondi e i tempi per gli adeguamenti sono limitati.

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