Approfondimenti

L’intervento dell’ONU dopo due mesi di guerra, l’appello di Mattarella al sostegno della resistenza ucraina e le altre notizie della giornata

Mattarella

Il racconto della giornata di venerdì 22 aprile 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Al 58esimo giorno di guerra l’Onu finalmente interviene: Guterres sarà a Moasca la prossima settimana. Il presidente Mattarella celebra il 25 aprile spegnendo le polemiche sul sostegno alla resistenza ucraina. Una  stravagante proposta di Fratelli d’Italia sul divieto dell’utero in affitto anche a livello internazionale trova il sostegno di tutto il centro destra. I sindacati non gradscono le nuove regole sulla selezione dei docenti ipotizzata da governo. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Dopo due mesi di guerra in Ucraina l’Onu si ricorda di esistere

(di Martina Stefanoni)

Nel 58 esimo giorno di guerra, dopo settimane di silenzio oggi qualcosa a livello diplomatico sembra muoversi. Il segretario generale dell’Onu Guterres ha annunciato poco fa che martedì prossimo visiterà Mosca e incontrerà il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli esteri Lavrov. Il suo portavoce ha detto che durante il viaggio Guterres parlerà di cosa può essere fatto per portare la pace in Ucraina. Il suo ufficio sarebbe anche in contatto con il governo Ucraino per una visita a Kiev.

Intanto però sul campo, la guerra prosegue. L’attenzione continua a essere soprattutto su Mariupol dove continuano i combattimenti nell’area dell’acciaieria Azovstal, dove centinaia di civili sono ancora bloccati e impossibilitati ad uscire. Oggi il sindaco di Mariupol ha detto che è necessario “un giorno intero di cessate il fuoco” per evacuare i civili, e anche il presidente del Consiglio Ue Michel ha chiesto “l’apertura immediata di corridoi umanitari da Mariupol e dalle città assediate” per la Pasqua ortodossa. La risposta di Mosca è stata molto dura. Il generale russo Mizintsev ha detto che la “tregua umanitaria” comincerà “quando le forze ucraine alzeranno le bandiere bianche” fuori dall’acciaieria di Azovstal.
Anche oggi quindi nessun corridoio umanitario dalla città, mentre ieri solo 3 bus – con a bordo 79 persone – sono arrivati da Mariupol a Zaporizhzhia. Qui c’era l’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi.

Intanto la battaglia prosegue anche nel Donbass. Oggi i bombardamenti si sono intensificati a Kharkiv, e sulle aree di confine, dove molti villaggi si trovano bloccati tra i due fuochi. Come ad esempio la cittadina di Popasna, dove tra l’altro oggi le forse russe hanno aperto il fuoco su un pulman di civili che cercava di scappare. Michele Migone ha intervistato Natalya Diyachenko, che ora si trova in Italia, ma che a Popasna è cresciuta, e lì ha la sua famiglia.

Oggi poi le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto in cui parlano di crimini di guerra commessi in Ucraina. È la prima volta che un organo indipendente parla specificatamente di crimini di guerra, citando numeri e testimonianze. Dal 24 febbraio al 20 aprile, la missione dell’Onu ha documentato e verificato 2345 vittime civili e 2919 feriti, la maggior parte avvenuti in territorio controllato dal governo ucraino, ma una piccola percentuale anche nelle zone del Donbass di controllo russo. Più nello specifico, in una missione condotta a Bucha il 9 aprile, le nazioni unite hanno documentato uccisioni indiscriminate ed esecuzioni sommarie di almeno 50 civili. “Praticamente ogni residente di Bucha ha una storia da raccontare sulla morte di un parente o un vicino di casa” – ha detto l’alta commissaria per i diritti umani dell’Onu Michelle Bachelet – “Sappiamo che ancora molto lavoro è necessario per stabilire cosa è successo, ma sappiamo anche che Bucha non è un caso isolato”.
Per il momento, infatti, la denuncia dell’Onu è legata unicamente a testimonianze, ma una prima raccolta di questo tipo di racconti è fondamentale per poi poter aprire una vera e propria inchiesta che permetta di accertare con chiarezza cosa sia successo e chi siano gli effettivi responsabili.

Mattarella chiede unità di intenti per sostenere l’Ucraina

(di Anna Bredice)

“Un popolo in armi contro l’oppressore”: Sergio Mattarella celebra con queste parole il 25 aprile al Quirinale e ricordando la lotta antifascista e le rappresaglie brutali dei nazifascisti contro la popolazione ammonisce chi “quell’esperienza terribile sembra averla dimenticata, chi manifesta in queste settimane disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era costruita la pacifica convivenza dei popoli”.

Il Capo dello Stato entra direttamente nel cuore delle polemiche di queste settimane che hanno anche coinvolto la stessa Anpi, presente al Quirinale questa mattina, accomunando la lotta partigiana a quella ucraina, quando considera come obiettivi comuni la libertà delle persone e il valore della democrazia.

Nel suo breve discorso Mattarella cita anche altri punti su cui si è discusso e si continua a discutere, anche dividendosi. “L’attacco della Russia al popolo ucraino, dice, non ha alcuna giustificazione”, per Mattarella si tratta di un “incendio appiccato all’intera comunità internazionale, devastante e destinato a propagare i suoi effetti se non viene fermato, per questo parla di una “solidarietà al popolo ucraino espressa e praticata in maniera ferma e coesa.” Quindi chiede che non ci siano divisioni su questa linea, parla anche di pace il presidente della Repubblica, perché questo deve essere l’obiettivo, “una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, un appello alla pace, dice, non ad arrendersi alla prepotenza.”

A rispondere a Mattarella per l’Anpi è stata la vicepresidente Soliani la quale dice di essere in sintonia con il presidente della Repubblica e chiede che venga riconosciuta la resistenza ucraina.

La destra italiana contro l’utero in affitto, forzando le convenzioni internazionali


Una proposta di legge di Giorgia Meloni è stata adottata dalla commissione giustizia della Camera. È quella che propone di rendere l’utero in affitto reato universale. Curioso che una proposta dell’unico partito di opposizione abbia trovato un’ampia maggioranza, che esclude solo Pd, 5 stelle e parte del gruppo Misto. Ancora più interessante che la convergenza avvenga su una proposta contraria al diritto internazionale: la legge dovrebbe infatti perseguire anche i cittadini stranieri che hanno dei figli con la gestazione per altri nei Paesi in cui questo è possibile e legale, come Canada e Stati Uniti. Se mettessero piede in Italia, potrebbero essere condannati a tre anni di carcere.
Una legge di difficile applicazione e che ha poche chance di riuscire a terminare l’iter parlamentare, ma che è perfetta per la campagna elettorale, perché mira a colpire le coppie omosessuali, anche se nel 90% dei casi chi ricorre alla gpa è una coppia eterosessuale.
Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni:

Le nuove regole sulla selezione degli insegnanti non piacciono ai sindacati


I sindacati della scuola criticano le norme sulla selezione degli insegnanti approvate ieri dal Consiglio dei ministri. Il decreto non è ancora stato pubblicato in modo ufficiale e Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda contestano anche il metodo usato dal governo, accusandolo di non essersi confrontato né con loro né col Parlamento. Secondo le indiscrezioni circolate finora, il provvedimento stabilisce che per iniziare a insegnare serva un percorso universitario da 60 crediti, seguito da un concorso nazionale e da un periodo di prova di un anno. Per i precari che sono già in servizio da almeno 3 anni è previsto che possano fare direttamente il concorso e che poi debbano accumulare 30 crediti universitari.

Ivana Barbacci è la segretaria generale della Cisl di categoria:

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Oggi in Italia sono stati comunicati 73mila casi di Covid con 202 morti. I tamponi positivi sono il 16,7%, stabili rispetto a ieri. Secondo il monitoraggio settimanale delle autorità l’occupazione delle terapie intensive è stabile al 4,2%. Quella degli altri reparti è in lieve crescita, con 13 regioni sopra la soglia di allerta del 15% (il dato più alto in Umbria, 37,5%). Nessuna regione invece è sopra il livello di allerta delle terapie intensive. Resta alta ma diminuisce l’incidenza, cioè i casi individuati ogni 100mila abitanti, che scendono a 675. Infine l’indice RT – che misura i contagi con sintomi ed è aggiornato al 5 aprile – cala a 0,96, tornando sotto 1 per la prima volta dall’8 marzo.

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