Approfondimenti

La strage sul lavoro a Firenze, la morte di Aleksej Naval’nyj e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di venerdì 16 febbraio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Un crollo nel cantiere di un maxi supermercato Esselunga a Firenze è costato la vita a 3 operai. Il leader dell’opposizione e dissidente russo Navalny è morto nel carcere di massima sicurezza nel circolo polare artico dove stava scontando una pena di 19 anni, al quale era stato condannato in un processo farsa. L’ospedale Nasser di Khan Yunis, uno degli ultimi rimasti operativi nella Striscia, è al centro in queste ore delle operazioni israeliane. Quattro imprenditori agricoli casertani sono stati accusati di caporalato e sfruttamento del lavoro.

Il crollo nel cantiere di un maxi supermercato Esselunga a Firenze

È stato un disastro quello che – nel cantiere dove è in costruzione un maxi supermercato Esselunga – è costato la vita a 3 operai. E purtroppo – a sera – altri due lavoratori sono ancora dispersi sotto le macerie e ogni ora che passa assottiglia la speranza di ritrovarli in vita. Ancora, altre tre operai sono in ospedale, feriti gravemente

Il crollo nel cantiere è avvenuto alle 8.52 di questa mattina. Un boato che tutti nella zona hanno sentito. Poi il fumo e le sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco.

Una signora che abita proprio di fronte al cantiere ha raccontato quei momenti ai microfoni di Controradio di Firenze

 

Domenico Guarino di Controradio da Firenze:

Cgil e Uil, insieme alle categorie degli edìli e dei metalmeccanici, hanno proclamato due ore di sciopero a livello nazionale. Ed è forte lo scontro tra il segretario generale della Cgil Landini e la Lega. Landini commentando l’incidente di Firenze ha accusato il sistema dei sub-appalti che riducono i costi anche a discapito della sicurezza.

“E’ stato questo Governo – ha aggiunto Landini – a modificare il codice degli appalti e a reintrodurre il subappalto a cascata”.

È morto Navalny, storico oppositore di Putin

Alexei Navalny è morto. Il leader dell’opposizione e dissidente russo si trovava nel carcere di massima sicurezza nel circolo polare artico dove stava scontando una pena di 19 anni, al quale era stato condannato in un processo farsa. La notizia della sua morte è stata data dal servizio penitenziario russo, secondo il quale il politico e attivista si sarebbe sentito male durante l’ora d’aria.
Dure le reazioni della comunità internazionale, che hanno accusato il cremlino per la morte del dissidente.
Anche il presidente statunitense Biden ha parlato poco fa dalla casa bianca
“Vladimir Putin e’ responsabile della morte di Alexei Navalny”, ha detto Joe Biden, aggiungendo “Non sappiamo esattamente cosa è successo ma non c’e’ dubbio che è una conseguenza di qualcosa che hanno fatto Putin e i suoi scagnozzi”. Anche il premio nobel Dimitri Muratov ha detto che la morte dell’oppositore è stato un omicidio.
Sentiamo Anna Zafesova, giornalista della stampa, autrice del libro “Navalny contro Putin”.

 

Dalla conferenza della sicurezza di Monaco è intervenuta anche la moglie di Navalny, Julija Borisovna, dicendo che il presidente russo Putin e gli altri responsabili “saranno puniti” per quello che hanno fatto.
In tutto il mondo la diaspora russa ha organizzato manifestazioni, mentre la Procura di Mosca ha messo in guardia la popolazione dal partecipare ad una manifestazione nel centro della capitale russa. Da quando la notizia della sua morte è iniziata a circolare, però, in diverse città del paese la gente sta portando fiori ai monumenti, circondati dalla polizia.
Per una fetta della popolazione russa Navalny rappresentava un simbolo importante: per il suo carisma e per la sua storia politica e di attivismo.

(di Martina Stefanoni)

Questo è l’ultimo video di Alexei Navalny. Risale a ieri, è un video collegamento a un’udienza dal carcere di massima sicurezza nel circolo polare artico dove scontava una condanna di 19 anni. Nel video, che dura circa un minuto, Navalny appare in salute. A un certo punto scherza con il giudice, dicendo che stava per «finire i soldi» a causa delle varie multe che gli erano state date in carcere. Aveva 47 anni e da circa 15 era la figura più importante del movimento per la democrazia in Russia, oltre che la principale minaccia interna al potere di Putin. Con la sua Fondazione anticorruzione ha rivelato la corruzione dell’élite politica russa. E la repressione è stata brutale. A Navalny è stato impedito più di una volta di partecipare alle elezioni, la sua fondazione è stata dichiarata illegale e lui e i suoi collaboratori sono stati arrestati, esiliati, sanzionati. Più di una volta Navalny ha subito attentati alla sua vita, il più grave nel 2020, un avvelenamento per il quale sono stati accusati i servizi di sicurezza russi. I medici dell’ospedale russo dove venne ricoverato dissero di non aver trovato segni di avvelenamento, ma a Berlino, dove venne trasferito, scoprirono che era stato avvelenato con un agente nervino che era stato messo nella sua biancheria intima. Dopo un periodo passato in germania decise di tornare in Russia, nel 2021, dove venne immediatamente arrestato. Da allora si trovava in carcere. Per un paio d’anni non lontano da mosca e poi, da dicembre scorso, nella prigione IK-3, nel circolo polare artico, così isolata che le comunicazioni con l’esterno si diradarono e nota per le brutali condizioni a cui sono sottoposti i detenuti. Scoprire cosa ha ucciso concretamente Navalny sarà difficile, ma è certo che la sua storia politica infastidiva il cremlino, che ha fatto di tutto per metterlo fuori gioco. E ora, con la sua morte l’opposizione russa – già fortemente repressa – resta decapitata e priva di un vero leader che la possa guidare.

Anche il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha commentato la notizian della morte di Navalny dicendo chiaramente che “è stato ucciso”. Lo ha fatto da Berlino, dove si trovava per incontrare il cancelliere Olaf Scholz. I due presidenti hanno firmato un patto bilaterale sulla sicurezza. È un “passo storico” ha detto il cancelliere tedesco Scholz, “La Germania continuerà a sostenere l’Ucraina contro la guerra di aggressione russa. Poco fa Zelensky è arrivato a Parigi, dove domani incontrerà il presidente Emmanuel Macron, con il quale dovrebbe firmare un accordo simile a quello siglato oggi a Berlino.

L’esercito israeliano continua l’assedio all’ospedale Nasser

L’ospedale Nasser di Khan Yunis, uno degli ultimi rimasti operativi nella Striscia, è al centro in queste ore delle operazioni israeliane. L’esercito di Tel Aviv è ancora dentro la struttura, dice di aver arrestato dozzine di miliziani di Hamas, mentre nell’area esterna proseguono i combattimenti. All’interno non c’erano ostaggi, ma sono stati ritrovati dei farmaci con sopra scritti i loro nomi, sostiene sempre l’esercito israeliano.
Il personale medico della struttura teme per la sorte dei tanti pazienti che sono ricoverati nel centro. Il direttore dell’ospedale ha detto che quattro persone che erano in terapia intensiva sono morte, dopo che è stata interrotta l’elettricità.

Nel frattempo resta alto il timore di un’offensiva anche sulla città di Rafah, al confine con l’Egitto, dove sono ammassati milioni di profughi palestinesi. Biden poco fa nel suo intervento su Navalny ha detto che sta parlando con Nethanyau per chiedergli di non procedere con l’attacco. Intanto, l’Egitto starebbe costruendo un grande recinto chiuso da alte mura nel deserto del Sinai vicino al confine nel caso di un esodo dei profughi palestinesi. Lo avrebbero rivelato dei funzionari egiziani al Washington Post. Le autorità egiziane hanno negato però la costruzione dell’opera.

Braccianti presi a cinghiate o lasciati senza cure mediche nel Casertano

Braccianti presi a cinghiate per essersi riposati un momento o riaccompagnati a casa senza cure mediche, invece che in ospedale, dopo un malore. È quanto accade nelle campagne del casertano. Scene di schiavismo emerse oggi da un’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere. Responsabili quattro imprenditori agricoli accusati di caporalato e sfruttamento del lavoro. Per loro il giudice per le indagini preliminari ha emesso quattro divieti di dimora. L’inchiesta è nata dopo i controlli dei carabinieri nelle campagne, a cui i braccianti hanno raccontato le violenze subite. Nessuno di loro aveva il contratto, erano costretti a lavorare undici ore al giorno per sette giorni per una paga quotidiana di 30-40 euro.
Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo, autore di numerosi libri sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento nei campi.

 

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