Il racconto della giornata di venerdì 12 maggio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Domani il presidente ucraino Zelensky sarà a Roma: incontrerà Mattarella e la presidente del consiglio Meloni, forse anche il Papa. A Brescia lo Stato non sarà parte civile nell’ultimo processo contro un esecutore materiale della strage di piazza della Loggia. A Roma invece le istituzioni saranno in forze presenti come parte civile al processo contro i tre militanti di Ultima Generazione che imbrattarono il portone del Senato. C’è stato un nuovo attacco israeliano a Gaza, con due morti a diversi feriti. L’offensiva israeliana sta continuando anche in altri punti della Striscia: oggi a Rafah sono stati colpiti dei centri militari che – secondo i portavoce dell’esercito di Tel Aviv – servivano per sparare razzi verso Israele. Nulla di fatto al momento per i colloquio che si stanno tenendo al Cairo per cercare di arrivare a un cessate il fuoco.
Zelensky incontrerà Mattarella e Meloni, forse anche Bergoglio
Il presidente ucraino Zelenski domani sarà a Roma. Incontrerà Mattarella e la presidente del consiglio Meloni. Zelensky sta visitando diverse capitali europee: all’inizio di quest’anno è stato a Londra, Parigi e Bruxelles.
A Roma, domani, dovrebbe incontrare anche il Papa, ma questo non è stato al momento confermato ufficialmente. La richiesta di vedere Bergoglio – secondo fonti vaticane citate dall’agenzia Tass a Roma – sarebbe arrivata solo pochi giorni fa, nell’ambito della visita nella capitale. Non sarebbe perciò legata all’iniziativa di pace di cui aveva parlato il pontefice alcuni giorni fa.
Intanto in Ucraina ci sarebbero già movimenti di truppe di Kiev che provano l’inizio del contrattacco. A sostenerlo sono alcuni blogger militari russi che dall’inizio del conflitto monitorano la situazione. Si tratta di personaggi che spesso hanno criticato il Cremlino da posizioni ultra nazionaliste. Ciò che scrivono in queste ore – in sostanza – è che le truppe ucraine starebbero avendo la meglio sul terreno a Bakhmut e starebbero addirittura circondando i russi nella città contesa da mesi.
Una ricostruzione che viene accreditata anche dal capo capo della brigata Wagner, Prigozhin: oggi ha accusato ancora i vertici militari del Cremlino e le forze regolari dell’esercito regolare di Mosca di essere in fuga da Bakhmut. Qui – ha detto – i russi oggi hanno perso 5 kilometri sul campo.
Prigozhin sta facendo una sua battaglia personale contro il ministero della difesa di Mosca e sta cercando di accreditarsi come unico comandante militare in grado di ottenere risultati. Bisogna quindi prendere sempre con prudenza le sue affermazioni.
Abbiamo chiesto un parere all’inviata del Corriere della Sera a Marta Serafini, che si trova a circa 20 kilometri da Bakhmut
Due detenuti sono morti dopo uno sciopero della fame ad Augusta
La Procura di Siracusa ha aperto una inchiesta dopo la morte di due detenuti dopo uno sciopero della fame a distanza di poche settimane l’uno dall’altro nel carcere di Augusta, in Sicilia. L’ipotesi di reato, a carico di ignoti, è omicidio colposo. Le morti sono avvenute la prima nel mese di aprile e la seconda il nove maggio.
Una storia che mostra in maniera drammatica l’abbandono in cui versano i detenuti nelle carceri italiane. Secondo quello che denuncia l’ufficio del Garante dei detenuti, intervistato da Radio Popolare, si tratta “di una mancanza di trasparenza gravissima, cosi come è gravissima che chi avrebbe potuto intervenire non abbia saputo nulla”.
Oltre 300 sindaci da tutta Italia a Torino per le famiglie arcobaleno
(di Luca Parena)
Appuntati sul petto portavano dei fiocchi intrecciati a mano dagli attivisti del Torino Pride. Fiocchi di colori anche dissonanti, uno diverso dall’altro, perché diversi siamo tutti, diverse sono tutte le famiglie.
Gli oltre 300 sindaci, anche di posizioni politiche differenti, che hanno aderito alla giornata di Torino hanno lanciato un messaggio preciso: sui diritti non si possono accettare discriminazioni, i figli di due papà o di due mamme non possono essere meno tutelati degli altri figli. L’impegno dei primi cittadini è quello di non lasciare sole queste famiglie, di premere per una legge che riconosca i figli alla nascita, senza nessuna distinzione. Una legge che, in passato, non è arrivata nemmeno con maggioranze molto diverse da quella della destra di oggi. Una destra che parla di natalità e famiglia “tradizionale”, alleata di Ungheria e Polonia, che se sente nominare i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali risponde contro il “mercato” dell’utero in affitto, tira fuori carrelli della spesa e codici a barre, come nello scenografico flash mob organizzato questa mattina da Pro Vita, a poche centinaia di metri dall’iniziativa dei sindaci. Contro questi tentativi di inquinare il discorso, sindaci e associazioni per i diritti delle persone Lgbt vogliono far arrivare la loro voce fino alle opposizioni in Parlamento: sul tema dei diritti, almeno su questo, non si può continuare a dividersi.
Lo Stato sarà parte civile nel processo contro Ultima Generazione
A Brescia lo Stato non sarà parte civile nell’ultimo processo contro un esecutore materiale della strage di piazza della Loggia. A Roma invece le istituzioni saranno in forze presenti come parte civile al processo contro i tre militanti di Ultima Generazione che imbrattarono il portone del Senato. Il Senato, il ministero della Cultura e il Comune di Roma sono stati ammessi come parte civile gli imputati sono accusati per danneggiamento aggravato per avere lanciato vernice rossa sulla facciata del Senato. Fuori dal Tribunale dove si è tenuta la prima udienza del processo, stamattina a Roma, Ultima Generazione ha manifestato con un presidio.
“Non ci fa paura l’idea di andare in carcere – ha detto una delle militanti sotto processo-. Quello che ci terrorizza è la crisi climatica”. Tra gli attivisti di Ultima Generazione c’è anche chi sta protestando insieme alla protesta delle tende contro gli affitti troppo cari. A margine, anche una polemica di Palazzo. Il Pd ha mandato una rappresentanza al presidio e il Terzo Polo ha attaccato il Pd: “Invece che delle vere emergenze del Paese, Schlein si occupa dei vandali che deturpano i monumenti e le nostre città”.
Continuano le proteste in Pakistan
Sono state concesse due settimane di libertà su cauzione all’ex primo ministro pakistano Imram Khan, accusato di corruzione, dopo che ieri la Corte Suprema ne ha dichiarato illegale l’arresto.
Vanno avanti nel Paese le contestazioni a favore del suo rilascio organizzate dai suoi sostenitori. Sono morti almeno dieci manifestanti e due soldati sono rimasti uccisi, nel sud-ovest del paese, da un gruppo terroristico che ha preso il controllo di un deposito di munizioni. Le forze armate sono state inviate dalle autorità pakistane per limitare i danni degli scontri, che secondo l’esercito rischiano di degenerare in una guerra civile.