Il racconto della giornata di venerdì 1 settembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. I primi due indagati per la strage ferroviaria sul lavoro di Brandizzo sono i due superstiti: l’addetto di Rfi al cantiere Antonio Massa e il capo squadra della società Sigifer Andrea Girardin Gibin. Sono circa 8mila le domande arrivate alla nuova piattaforma per la formazione e il lavoro che il governo ha aperto da questa mattina per le circa 200mila persone che sono rimaste senza il reddito di cittadinanza. “Ho sparato per paura, non volevo uccidere. Era nella mia proprietà”. Si è difeso così il 56enne che ha ucciso a colpi di fucile l’orsa Amarena, il simbolo del Parco Nazionale dell’Abruzzo.
Due indagati per la strage ferroviaria a Brandizzo
I primi due indagati per la strage ferroviaria sul lavoro di Brandizzo sono i due superstiti: l’addetto di Rfi al cantiere Antonio Massa e il capo squadra della società Sigifer Andrea Girardin Gibin. La Procura di Ivrea ipotizza il reato di omicidio e disastro “con dolo eventuale”, dunque volontario, più grave dei reati colposi.
Secondo l’ipotesi della Procura avrebbero dovuto impedire agli operai di iniziare il cantiere in attesa del passaggio del treno che li ha travolti. Nell’incidente, lo ricordiamo, sono stati uccisi cinque operai. Un’incidente che ha riportato la memoria a un’altra strage sul lavoro in Piemonte, quella del 2007 alla ThyssenKrupp di Torino. Pubblico ministero di quel processo era Raffaele Guariniello, lo ha intervistato Mattia Guastafierro:
Ieri si era recato sul luogo dell’incidente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nelle stesse ore il ministro dei trasporti Matteo Salvini era a Venezia al Festival del Cinema.
Un grave errore dice l’ex segretaria della Cgil, oggi nel Pd, Susanna Camusso:
La corsa ad ostacoli per gli “occupabili” rimasti senza reddito di cittadinanza
Abolito il reddito di cittadinanza per coloro che il governo ha classificato come “occupabili”, da oggi per circa 250mila famiglie inizia la caccia al nuovo assegno da 350 euro al mese: il supporto per la formazione e il lavoro.
Per ottenerlo la strada non è affatto semplice. Prima bisogna candidarsi sul sito dell’Inps accedendo con lo Spid, poi si deve contattare almeno tre agenzie di collocamento private, infine bisogna partecipare ai corsi di formazione che possono durare fino a due mesi nei quali non si riceve un euro. L’assegno mensile da 350 euro si attiva, se tutto va bene, dopo il corso e dura solo un anno. Sembra tutto fatto per disincentivare le persone a chiedere il sussidio economico.
(di Anna Bredice)
Sono circa 8mila le domande arrivate alla nuova piattaforma per la formazione e il lavoro che il governo ha aperto da questa mattina per le circa 200mila persone che sono rimaste senza il reddito di cittadinanza. Per ora, quindi, non c’è stato un assalto al sistema dell’Inps per poter accedere ai corsi e percepire per un solo anno 350 euro mensili. Ma questo si spiega forse con la difficoltà dei passaggi per la domanda, perché nei patronati, ai Caf e semplicemente negli uffici degli assistenti sociali nei comuni soprattutto del Sud, ad esempio a Palermo, c’è stata una grande richiesta di informazioni. E questo creerà nelle prossime settimane una difficoltà in più per gli operatori, gli assistenti sociali, in numero non sufficiente, alle prese già in molte realtà con la soluzione di tanti problemi sociali ed economici. Da tenere in conto nel numero di 8mila domande della complessità dei passaggi per l’iscrizione, per molti resi complicati dall’inesperienza informatica, dalla lontananza da patronati, sedi Inps e Caf. Quasi una corsa ad ostacoli, per rendere più difficile ottenere ciò che fino a due mesi fa poteva garantiva un sostegno famigliare. Oltre a questo il tetto Isee per accedere alla domanda si è abbassato a 6mila euro, creando così di fatto migliaia di persone fuori da ogni aiuto. Questa nuova fase porta ad un ulteriore passaggio nello smantellamento del reddito di cittadinanza, un obiettivo che Meloni si era posta da tempo, senza però creare meccanismi efficaci e immediati di sostituzione, con il rischio reale ora di accrescere ancora di più la povertà, a causa di una manovra economica che taglia per prima cosa la spesa sociale in molti settori.
Uccisa da un 56enne l’orsa simbolo del Parco Nazionale dell’Abruzzo
“Ho sparato per paura, non volevo uccidere. Era nella mia proprietà”. Si è difeso così il 56enne che ha ucciso a colpi di fucile l’orsa Amarena, il simbolo del Parco Nazionale dell’Abruzzo. Contro di lui la procura di Avezzano ha aperto un fascicolo per uccisione di animale “per crudeltà o senza necessità” visto che l’orsa non era pericolosa: in un video circolato negli scorsi giorni lei e i suoi cuccioli attraversano un centro abitato, indisturbati e senza infastidire nessuno. Proprio per i due cuccioli è ora attiva una task force. Sono fuggiti e non erano ancora stati svezzati. “Doveva chiamare i soccorsi” dice ai nostri microfoni Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale dell’Abruzzo:
La fase dei negoziati tra Ucraina e Russia sembra ancora lontana
(di Roberto Festa)
La fase dei negoziati resta lontana. Basta leggere, per capirlo, la dichiarazione del consigliere presidenziale Mikhailo Podoliak, che spiega che nelle prossime settimane gli attacchi droni ucraini si intensificheranno nel territorio della Federazione Russa. Da Washington, intanto, arriva la notizia di avanzamenti territoriali ucraini nel Sud. Ma si tratta, soprattutto, di retorica. Nell’amministrazione americana si fa strada, con sempre maggiore chiarezza, una considerazione. E cioè che la controffensiva non stia andando come sperato. La speranza americana era che le forze ucraine riuscissero a far pressione sulla Crimea, portando la Russia al tavolo negoziale. Così non è stato. Gli avanzamenti ucraini, se ci sono, non sono tali da mutare l’equilibrio delle forze. È una realtà che a Washington, appunto, si conosce, ma che nessuno dell’amministrazione per il momento dice, nel timore di vanificare gli sforzi delle truppe ucraine. Non parlano i funzionari di questa amministrazione. Ma lo fanno, in modo sempre più aperto, uomini vicini a questa amministrazione. È per esempio filtrato che, nelle scorse settimane, tre ex diplomatici di lunga esperienza, Charles A. Kupchan, Richard N. Haass, Thomas E. Graham, hanno incontrato Sergel Lavrov, per esplorare i margini di un possbile negoziato. E Samuel Charap, analista politico di Rand Corporation, ha chiaramente detto che la mancanza dei successi sperati rende necessario un piano B. In altre parole, ridà spazio alla diplomazia. Sono voci non ufficiali, ma sono comunque voci delle elite di Washington. Voci che, presumibilmente, con avvicinarsi delle elezioni americane, sono destinate a intensificarsi.