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Al via il G20 a Roma, i sindacati contro la Manovra di Draghi e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di sabato 30 ottobre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il G20 di Roma si apre con tante promesse e un passo indietro sul clima. Nella bozza di accordo mancano impegni concreti sulla riduzione delle emissioni inquinanti. Sui vaccini l’intenzione è quella di immunizzare il 70% del mondo entro il prossimo anno. Confermata, invece, la tassa minima sulle grandi Corporation. Per le strade di Roma sfila l’alternativa al G20: movimenti, associazioni, studenti e operai hanno manifestato per chiedere risposte urgenti ai leader mondiali. I sindacati hanno deciso di dare il via a una serie di iniziative a livello regionale con assemblee sui luoghi di lavoro e manifestazioni locali contro la Manovra. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Il G20 delle tre “P”

(di Martina Stefanoni)

Non si può dire che siano state prese delle vere e proprie decisioni, per il momento, ma possiamo fare qualche considerazione. Il G20 di Roma è articolato intorno ai temi riassunti dalle P: Planet, People, Prosperity. Partiamo da “Prosperity”. La notizia di oggi è che è stata formalmente approvata la tassa minima globale sulle grosse corporation che aveva già ricevuto l’appoggio dei ministri delle Finanze dei singoli Paesi. La global minimum tax è un’aliquota minima globale del 15% sugli utili delle grandi multinazionali per evitare che le grandi aziende continuino a spostare la sede fiscale dove possono godere di un trattamento più favorevole. E’ chiaro però che – se anche l’accordo è stato trovato tra i grandi 20 – la tassa funzionerà solo se tutti la applicheranno e questa è la principale criticità. Per la P di “people”, parliamo di Vaccini. Fonti diplomatiche hanno fatto sapere che tutti i leader sono d’accordo che è necessario abbattere le diseguaglianze fra Paesi ad alto e basso reddito nella disponibilità e nella distribuzione dei vaccini”, e hanno riconfermato il loro impegno a vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro la metà del 2022. La volontà, a parole, c’è, ma nei fatti si è ben lontani, considerando che – ad esempio – in Africa solo il 5,6% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi. Il punto, su questo, l’ha fatto il premier spagnolo Pedro Sanchez, che su twitter ha scritto: “Le donazioni non bastano: bisogna aumentare la produzione di vaccini nel mondo e trovare soluzioni equilibrate al dibattito sui brevetti”. Una questione di cui si parla da inizio anno ma su cui, ancora, si è fermi.
Arriviamo alla terza P, quella di “Pianeta”. La questione più calda anche perché domani inizia anche la Cop26 di Glasgow. Il tema verrà affrontato più approfonditamente domani, ma nell’ultima bozza circolata sarebbe sparita la deadline del 2050 per arrivare ad azzerare le emissioni, il che lascerebbe liberi di arrivare al già annunciato 2060 paesi come l’India e la Cina. Il presidente cinese Xi Jinping – che come Putin partecipa solamente in videoconferenza – ha detto che i paesi più sviluppati devono accogliere “pienamente le difficoltà e preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo”.
Se queste sono le premesse, il rischio che la Cop26 sia un fallimento non è remoto.

Il “futuro” in piazza contro il G20

Da una parte Roma serrata a protezione della Nuvola in cui sono racchiusi i leader del G20, dall’altra una città aperta alla protesta e alla proposta, alle idee e al movimento. È stato un percorso breve quello del corteo di oggi, circa un chilometro e mezzo tra piazzale Ostiense e piazza Bocca della Verità, ma in quello spazio c’era un mondo ricco, vario. Arrabbiato e preoccupato sì, ma pure gioioso. “Bella festa questa fine del mondo” diceva un cartello stretto in mano da un’attivista per la giustizia climatica. Proprio in questa frase che smaschera con sarcasmo l’immobilismo dei grandi del mondo, ma senza rinunciare al sorriso, alla voglia di cantare e ballare dei giovani sembra di intravedere una cifra di questa mobilitazione.
“Voi G20, noi il futuro” recitava lo striscione azzurro di apertura del corteo. In quel “noi” che guarda al presente e al futuro, grazie alla regia della Società della Cura, hanno saputo trovare punti di contatto le rivendicazioni dei Fridays For Future e della sinistra militante, gli argomenti di chi si batte per il diritto alla salute e quelli di sindacati e lavoratori in lotta contro multinazionali e precariato.
Dario Salvetti del collettivo di fabbrica della Gkn in uno degli interventi conclusivi ha parlato di “costruire insieme un’opposizione sociale”. In questo equilibrio tra unità e conflitto, due parole-chiave della giornata in contrasto solo apparente tra di loro, c’è forse il cuore di una mobilitazione che aspira a farsi generale. Il percorso sembra ancora agli inizi, ma intanto ha mosso i primi passi.

I sindacati annunciano mobilitazioni contro la Manovra

I sindacati confederali hanno deciso la mobilitazione contro la manovra economica. Non sarà sciopero generale. Saranno mobilitazioni territoriali: assemblee sui posti di lavoro, manifestazioni e iniziative a livello regionale. Questa la decisione presa oggi dalle segreterie confederali di Cgil Cisl e Uil. L’obiettivo è di ottenere modifiche alla legge di bilancio che la prossima settimana arriverà in Parlamento.
Pensioni, come primo punto, ma anche giovani, lavoro e fisco.

L’intervista di Alessandro Principe alla vice-segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi

 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Circa 4800 i nuovi casi accertati nelle ultime 24 ore. 37 i morti nell’ultimo giorno. In lieve calo il tasso di positività all’1 per cento. Aumentano i ricoveri nei reparti ordinari, 49 in più rispetto a ieri, ma diminuiscono quelli in terapia intensiva, meno 3. In Campania il presidente della Regione De Luca ha prorogato fino al 31 dicembre l’obbligo di mascherina anche all’esterno, laddove non è possibile mantenere il distanziamento.

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    “Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli”. Sono le parole con cui Dario Fo, dieci anni fa, raccontò la storia di Ion Cazacu, ingegnere romeno immigrato in Italia per lavorare in nero come piastrellista a Gallarate. Ion Cazacu, il 14 marzo del 2000, 25 anni fa, fu cosparso di benzina e bruciato vivo dal suo datore di lavoro. Cosimo Iannece, il padrone, rispose così alle continue richieste di Cazacu di avere una paga dignitosa, un contratto regolare, per sè e per i suoi compagni di lavoro. Cazacu morì il 14 aprile 2000 dopo un mese di agonia per le ustioni gravissime che aveva su tutto il corpo. Iannece alla fine di tutto l’iter processuale fu condannato a 16 anni, dopo che in primo e secondo grado le condanne furono a 30 anni. Della storia di Ion Cazacu, dello sfruttamento schiavistico a cui fu sottoposto, si occuparono negli anni anche Franca Rame e Dario Fo. Florina Cazacu, figlia di Ion, è stata ospite di Pubblica, oggi. Insieme a Fo, Florina Cazacu ha scritto un libro che è anche un atto di denuncia contro lo sfruttamento, le violenze sul lavoro. Il libro si intitola: «Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu» (Chiarelettere 2015).

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