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Milano scende in strada per i diritti civili, l’estensione dell’accordo sul grano ucraino e le altre notizie della giornata

manifestazione milano ANSA

Il racconto della giornata di sabato 18 marzo 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Milano risponde quando i diritti chiamano e oggi, come due settimane fa per i migranti annegati, migliaia di persone si sono fatte sentire per le famiglie arcobaleno. Migliaia di persone in strada anche per il corteo militante antifascista per Dax e Fausto e Iaio. Sciopero contro le politiche del governo, se sarà necessario: Maurizio Landini, appena rieletto segretario generale della Cgil, ha ricordato qual è il perimetro dello scontro con l’esecutivo di Giorgia Meloni. Si tratta in Svizzera per salvare la seconda banca del paese, il Credit Suisse, dal crack. Il presidente turco Erdogan, intanto, ha annunciato l’estensione dell’accordo sul grano ucraino che scade oggi, ma l’intesa non è completa.

Milano risponde quando i diritti chiamano: in piazza con le famiglie arcobaleno

(di Lorenza Ghidini)

Le storie delle famiglie omogenitoriali risuonano dal microfono, raccontate dai protagonisti. Mamme, papà, ragazzi, che la piazza applaude e sostiene, nel momento in cui la destra di governo ha deciso di ignorarli. Milano risponde quando i diritti chiamano e, come due settimane fa per i migranti annegati, anche oggi migliaia di persone si sono fatte sentire. “Sono una donna, sono una mamma, e sono lesbica” grida una dal palco, in tanti fanno il verso a Meloni anche per ridere un po in un momento complicato. 
A metà pomeriggio il flash mob: tutti alzano una penna, per chiedere che i sindaci disobbediscano al governo e registrino alle loro anagrafi i bambini oggi discriminati.
 In piazza ci sono tanti politici, ma dal palco parla solo il sindaco Sala. Poco dopo la neosegretaria del PD Elly Schlein sarà fatta salire, per un saluto sulle note di Bella Ciao. È lei la star della giornata, promette impegno in parlamento insieme ai tanti esponenti del centrosinistra presenti in piazza. La battaglia dunque viene riaffidata alla politica, anche se tutti sanno che questa maggioranza è completamente sorda ai problemi reali delle famiglie omogenitoriali. Che tornano a casa comunque confortate dall’abbraccio della piazza. In ogni scuola, in ogni ospedale, in ogni ufficio ci sarà sempre una persona che capirà la situazione e allevierà la fatica. È una piccola consolazione, ma oggi è stata ribadita.

Il corteo militante antifascista per Dax e Fausto e Iaio

(di Roberto Maggioni)

Quando tra le case popolari di via Celentano una ragazza urla dal furgone che non si possono pagare mille euro per vivere in 50 metri quadri gli immigrati affacciati alle finestre applaudono. Il tema della casa è stato tra i più presenti in un corteo militante antifascista che ha percorso perlopiù via Padova, quartiere popolare e multietnico oggi colpito in alcuni sui tratti dalla gentrificazione. Ad aprire il corteo lo striscione “Dax ucciso perchè antifascista” sorretto dalla mamma di Davide Cesare, Rosa Piro, dalla mamma di Renato Biagetti e da altri genitori di figli vittime in questi anni dei neofascisti o della polizia. Dietro seimila persone e tanti spezzoni tematici. Davanti gli studenti: “La scuola è antifascista” hanno scritto sullo striscione. Erano in tanti sotto ai 20 anni, che quella notte del 16 marzo 2003 non erano neanche nati. Si sono mischiati con chi quella notte c’era e non ha dimenticato. Tra i fili della memoria che si sono riannodati quello con Fausto e Iaio, uccisi da sicari neofascisti il 16 marzo 1978. All’altezza di via Mancinelli un delegazione al presidio per Fausto e Iaio ha salutato il passaggio del corteo. Dietro, sul muro della sede della banca Fineco, veniva composto il murales “Dax Vive”. Un corteo lunghissimo, ha sfilato per quattro ore e mezza. In via Padova è stata danneggiata una pensilina dell’Atm ma non c’è stata la città a ferro e fuoco che qualcuno si aspettava. Tante le scritte sui muri, tanti anche i manifesti affissi lungo via Padova che passato il corteo è tornata alla sua normalità.

Cgil, Landini rieletto segretario: “Pronti anche allo sciopero”

Sciopero contro le politiche del governo, se sarà necessario. Maurizio Landini, appena rieletto segretario generale della Cgil, oggi ha ricordato qual è il perimetro dello scontro con l’esecutivo di Giorgia Meloni. Bisogna evitare che il lavoro paghi per tutti, dice Landini.
E quindi no alla flat tax, no alla riduzione delle aliquote Irpef, no alla cancellazione del reddito di cittadinanza. Landini oggi ha parlato davanti alle decine di delegati e delegate del congresso della Cgil che lo hanno rieletto con il 94% dei voti. Da Rimini l’inviato Alessandro Braga:


 

Le trattative per salvare Credit Suisse dal crack

Si tratta in Svizzera per salvare la seconda banca del paese – il Credit Suisse – dal crack.
Secondo quanto riporta il Financial Times, il quotidiano della City finanziaria a Londra, oggi ci sarebbero stati contatti con i vertici di Ubs (prima banca elvetica) e le autorità di regolamentazione dei mercati. Anche le autorità americane sarebbero coinvolte.
Le stesse fonti fanno notare che un accordo con Ubs sarebbe l’unica opzione per fermare il crollo di fiducia nei confronti di Credit Suisse.
Sono state invece smentite le ipotesi di un interessamento di Blackrock (uno dei maggiori fondi speculativi mondiali) per l’istituto bancario elvetico. E’ stata la stessa Blackrock a smentire.
Le vicende di questi giorni, a partire dalla crisi bancaria nella Silicon Valley americana, stanno mostrando gli effetti delle politiche restrittive delle banche centrali sui conti di alcuni istituti di credito. La Silicon Valley Bank è stata la prima a pagare il repentino rialzo del costo del denaro negli Stati Uniti. Questi scossoni nel sistema finanziario americano hanno avuto conseguenze anche tra i paesi dell’euro. Nemmeno la Svizzera – paese-rifugio di capitali da tutto il mondo – sembra esserne esclusa. Che cosa significa? L’economista Andrea Roventini:


 

Erdogan annuncia l’estensione dell’accordo sul grano ucraino, ma l’accordo non è completo

Visita a sorpresa in Crimea per il presidente russo Putin oggi, che all’indomani dell’incriminazione della Corte Penale Internazionale per deportazione illegale di bambini dall’Ucraina occupata ha visitato un orfanotrofio di Sebastopoli.
La guerra sul campo va avanti con nuovi attacchi a Bakhmut e a Kramatorsk. Sull’andamento della guerra e le forniture occidentali all’esercito di Kiev i prossimi giorni saranno importanti: lunedì i ministri del 27 paesi europei sono chiamati a trovare l’atteso accordo sulla produzione e fornitura di munizioni, già domani ci sarà un prevertice.
Intanto il presidente turco Erdogan ha annunciato l’estensione dell’accordo sul grano ucraino che scade oggi. L’intesa non è però completa: Kiev sostiene che la proroga è di 4 mesi ma Mosca dice che ne riconosce la validità solo per ulteriori 60 giorni, la metà. La Russia vuole in cambio lo sblocco delle esportazioni dei suoi fertilizzanti, di cui è uno dei maggiori produttori al mondo. Alberto Negri, editorialista del Manifesto:


 

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    Il presidente russo Vladimir Putin questa sera è tornato a parlare del missile Oreshnik lanciato ieri su Dnipro, in Ucraina. Il capo del Cremlino ha detto che il test del missile ipersonico è stato un successo ed ha avvertito che la Russia continuerà a testarne altri. Putin ha anche detto di aver ordinato la "produzione in serie" di questo tipo di missili che – ha detto - "Nessun sistema al mondo è capace di intercettare”. Il comandante delle truppe missilistiche russe ha anche detto che questi missili possono raggiungere obiettivi in tutta Europa. Queste dichiarazioni arrivano nel contesto di un’escalation del conflitto che lo stesso Putin ha definito “quasi globale”. Oggi il premier polacco Donald Tusk ha detto che le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale. Abbiamo raggiunto a Kiev l’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi e gli abbiamo chiesto come è stato visto il lancio di questo missile in Ucraina.

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