Approfondimenti

L’esercito israeliano nel centro di Gaza City, le difficoltà dell’economia italiana e le altre notizie della giornata

Parlamento Europeo

Il racconto della giornata di mercoledì 8 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Migliaia di persone si sono spostate oggi dal nord al sud di Gaza. Dalla commissione europea oggi è arrivata una spinta per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione.Il vicesegretario della Lega Andrea Crippa demolisce il Protocollo di intesa tra Roma e Tirana. Crollo dei mutui e dei consumi: dai dati economici chiari segnali delle difficoltà delle fasce più deboli della popolazione italiana.

Continua la fuga dei civili dal nord di Gaza

Migliaia di persone si sono spostate oggi dal nord al sud di Gaza.
Gli israeliani chiedono da tempo alla popolazione locale di lasciare il nord della Striscia, convinti che Hamas abbia concentrato proprio lì i suoi centri di comando.
La Mezzaluna palestinese ha ribadito lo stato drammatico in cui si trovano gli ospedali.
Questo pomeriggio sono circolate diverse voci di un possibile scambio: alcuni ostaggi per una tregua umanitaria. I negoziati sono ancora in corso.
Emanuele Valenti:

Il flusso di persone dal nord al sud di Gaza sta aumentando.
Oggi l’esercito israeliano ha tenuto aperta la strada principale della Striscia per cinque ore, dalle 10 alle 15 ora locale.
Ci sarebbe stata anche una tregua in alcuni quartieri di Gaza City.
Ieri – cifre ONU – si erano mosse 15mila persone, oggi forse di più. Per le immagini che abbiamo visto sono quasi tutte a piedi. Alcuni bambini con una bandiera bianca uno straccio bianco, per non essere colpiti.
La città, Gaza City, sta diventando il centro dell’operazione di terra israeliana.
I militari sarebbero a poche centinaia di metri dall’ospedale Al Quds. Sappiamo che secondo loro nelle strutture sanitarie ci sarebbero anche miliziani di Hamas.
Il portavoce dell’esercito ha fatto sapere che dall’inizio dell’operazione di terra sono stati colpiti, attenzione non distrutti, 130 tunnel del gruppo armato, di Hamas.

La Mezzaluna Palestinese ha detto che l’Ospedale Al Quds non è più raggiungibile e che ha interrotto molti servizi per la mancanza di carburante.
Secondo l’OMS dal 7 ottobre scorso sono state attaccate le strutture sanitarie 108 volte.
Immagini satellitari americane mostrano come le bombe abbiano colpito un terzo degli edifici di tutta Gaza. Nel nord della Striscia non ci sono più panifici aperti.

Veniamo al negoziato per una pausa umanitaria e per la liberazione degli ostaggi.
Hanno confermato la trattativa diverse fonti vicine ai colloqui sentite da alcuni media regionali – in Egitto, Qatar e Libano – e anche internazionali.
Ma al momento non ci sono novità.
Ricordiamo che in passato Hamas aveva ottenuto la liberazione di centinaia di detenuti palestinesi con un solo ostaggio. Nel negoziato può quindi puntare i piedi.

La sensazione e che ci stiamo avvicinando a una fase ancora più intensa di questo conflitto.


Nonostante le mille difficoltà c’è chi sta tentando di andare dal sud al nord di Gaza, il percorso contrario rispetto alle migliaia di palestinesi che stanno lasciando il nord.
Il racconto di un cittadino palestinese di Jabalia, sotto il confine israeliano, da alcuni giorni nel sud…

Nonostante la richiesta ai civili di spostarsi al sud, l’esercito israeliano ha colpito e bombardato più volte anche quella zona. Difficile individuare i luoghi più pericolosi. Sentiamo ancora il racconto del cittadino palestinese…

Sul fronte diplomatico – a parte i negoziati per una pausa umanitaria e per la liberazione di una parte degli ostaggi – ci sono da segnalare le parole di Antony Blinken sul futuro di Gaza, che hanno confermato la distanza tra amministrazione Biden e governo Netanyahu.
Il segretario di stato americano ha detto che Gaza e Cisgiordania dovranno essere unite e sotto l’Autorità Nazionale Palestinese.

Spinta per l’ingresso dell’Ucraina nell’UE

(di Alessandro Principe)
Dalla commissione europea oggi è arrivata una spinta per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Ursula Von der Leyen ha ufficialmente raccomandato al Consiglio – cioè ai governi – di aprire i negoziati di adesione con Kiev.
La strada però è lunga e la posizione delle cancellerie non è altrettanto favorevole.
Ursula Von der Leyen, è andata sei volte a Kiev, dall’inizio dell’invasione russa del febbraio 2022. L’ultima, quattro giorni fa. E oggi, come previsto, la Commissione ha presentato il suo rapporto sull’allargamento e sui progressi dei Paesi candidati. Non solo l’Ucraina, quindi, ma anche Moldavia e Bosnia che sono in attesa da tempo. In lizza, un passo indietro, Georgia e Albania. Il rapporto dice che l’Ucraina ha completato il lavoro su quattro aree prioritarie indicate da Bruxelles ma sulle rimanenti tre resta ancora del lavoro da fare: lotta alla corruzione, norme anti oligarchi e protezione delle minoranze. A metà dicembre, i leader dei governi europei si riuniranno per un vertice a Bruxelles, dove decideranno se dare il via libera all’apertura di colloqui formali di adesione con il Paese. Questo il percorso , che è comunque lungo e che non dà una via preferenziale, almeno non formalmente. Ma poi c’è la politica dei governi. La posizione del francese Macron ha raccolto consensi nell’ultimo vertice di Granada. Era stato il primo a dire che l’Ucraina, per entrare nell’Ue, dovrà aspettare almeno 20 anni. Ora l’idea del presidente francese è di un secondo cerchio che non sostituisce i 27. Un club allargato basato sulla geografia e su una vaga comunanza di interessi (dialogo, cooperazione politica, no all’egemonia della Russia), con cui dare un contentino politico all’Ucraina, ma anche a diversi paesi che attendono da dieci e più anni di essere ammessi nell’Ue. Anche il cancelliere tedesco Scholz è favorevole a questa soluzione.

L’accordo con Tirana non passa in Parlamento

(di Anna Bredice)
Il vicesegretario della Lega Andrea Crippa demolisce il Protocollo di intesa tra Roma e Tirana e su un tema come l’immigrazione se il numero due piccona l’accordo c’è sicuramente l’autorizzazione di Salvini. “L’Italia deve fare l’Italia, dice Crippa e Salvini quando ha fatto il ministro ha fermato l’immigrazione clandestina, andando anche a processo e questo, aggiunge Crippa, ha indotto forse gli altri a essere più prudenti”. Parole molto chiare che intendono due concetti: l’immigrazione deve rimanere bandiera della Lega e del suo uomo forte Salvini e Meloni con questo accordo si mostra poco coraggiosa, anzi fugge dalle sue responsabilità. Con il passare dei giorni questo accordo che creerebbe una nuova Lampedusa sulle coste albanesi, con falle giuridiche enormi, visto che i richiedenti asilo in Italia verrebbero identificati in un paese che si trova fuori dall’Unione europea, diventa più bersaglio degli alleati di governo che delle opposizioni, le quali comunque chiedono con forza di poter votare l’accordo, al punto che ci si può chiedere se la determinazione a non portare il protocollo in Parlamento sia più dettata dal timore di una brutta figura per le critiche di Salvini e Tajani, aggiungendo pure il ministro dell’Interno Piantedosi, che con Cutro fece una bruttissima figura, ora con l’accordo con l’Albania è stato messo completamente da parte. Palazzo Chigi definisce fantasiose le ricostruzioni secondo cui né Salvini né Tajani erano al corrente del protocollo, ma l’animosità delle parole di Crippa, il silenzio di Tajani e Piantedosi e poi la reazione di Bruxelles che non ne sapeva nulla fino a poco prima, sembrerebbe confermare che Meloni si è voluta intestata questa operazione da sola, da portare a termine ad aprile, guarda caso a due mesi dalle europee.

Crollo dei mutui e dei consumi

(di Massimo Alberti)
Crollo dei mutui e dei consumi: dai dati economici chiari segnali delle difficoltà delle fasce più deboli della popolazione italiana, mentre volano i profitti della banche. E la manovra del governo non aiuta: non produce crescita, rileva il fondo monetario.
Anche il terzo trimestre conferma che i consumi sono fermi. Le vendite al dettaglio sono ferme in valore, ma meno 1,35 in volume: si spende uguale per comprare meno, rileva l’Istat. Considerati i salari al palo, è la riprova che l’inflazione che sta pesando sulle tasche delle famiglie è frutto di extraprofitti delle imprese. Tra cui ci sono anche le banche. Il rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce si è tradotto in un crollo del 40%, da inizio anno, dei mutui per comprare casa, rivela l’osservatorio Nomisma. In compenso fa volare i profitti degli istituti di credito, con Intesa san Paolo ad esempio, che registra un utile netto record di oltre 6 miliardi di euro nei primi 9 mesi dell’anno, quasi doppio del 2022. Un utile che deriva dall’aumento dei margini sui servizi:meno remunerazione ai correntisti,più incassi dai prestiti. Mentre la tassa sugli extraprofitti, tanto sbandierata dal governo,è praticamente scomparsa dalla manovra.Che,sottolinea il fondo monetario internazionale nel suo report odierno, non produce crescita, come del resto era evidente dai dati del governo stesso. Nel complesso tutta Europa frena, rileva il fondo, unito al calo della manifattura tedesca e dopo che ieri l’Ocse aveva evidenziato le prospettive di forte calo dell’inflazione, sembrano un messaggio alla Bce: abbassate tassi troppo alti per i sistemi produttivi. La manovra italiana intanto prosegue il suo iter in commissione con le audizioni, settimana prossima arriveranno gli emendamenti. Mentre oggi i sindacati hanno annunciato le loro mobilitazioni, ma divisi: dal 17 gli scioperi territoriali di Cgil e Uil, il 25 la manifestazione della Cisl che dice: non scioperiamo perché le imprese non hanno responsabilità. Le stesse imprese che, mentre lucrano sull’inflazione, tengono bloccati i rinnovi dei contratti.

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