Il racconto della giornata di mercoledì 31 gennaio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Con il passare dei giorni e delle settimane diventa sempre più scomodo per gli occidentali sostenere il governo israeliano, ma un punto di incontro tra Israele e Hamas ancora non è stato trovato. Elly Schlein ha criticato Giuseppe Conte, pur senza citarlo direttamente. “Se qualcuno pensa di attaccare il Pd invece del governo sta sbagliando strada”. Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha incontrato la figlia in carcere a Budapest, due giorni dopo l’udienza in cui è stata portata in tribunale legata con un guinzaglio e con delle catene alle mani e ai piedi. Oggi la Commissione Europea ha fatto altre concessioni agli agricoltori nel tentativo di frenare la protesta dei “Trattori” che sta coinvolgendo gran parte dei paesi europei, Italia compresa.
Ancora nessun accordo all’orizzonte per una tregua
(di Emanuele Valenti)
Le pressioni su Netanyahu aumentano. Sono pressioni interne ed esterne. L’amministrazione Biden e gli altri governi occidentali chiedono con sempre più insistenza una tregua, e su questo pesa anche la decisione della scorsa settimana della Corte Internazionale di Giustizia, che aveva chiesto a Israele di fermare quelle azioni che potrebbero provocare un genocidio a Gaza.
Con il passare dei giorni e delle settimane diventa infatti sempre più scomodo, per gli occidentali, sostenere il governo israeliano.
Le famiglie degli ostaggi e una componente importante della società israeliana chiedono poi al primo ministro di fare qualsiasi cosa pur di portare a casa i circa 130 ostaggi ancora in mano ad Hamas. Oggi Netanyahu ha incontrato alcune famiglie e ha detto proprio che il suo esecutivo sta facendo tutto il possibile.
Il rilascio degli ostaggi è al centro di un possibile accordo con Hamas, al quale stanno lavorando da settimane Stati Uniti, Qatar ed Egitto. È difficile capire la posizione del governo israeliano, in sostanza quale sia l’effetto delle pressioni che abbiamo citato, e non le abbiamo citate tutte.
Le dichiarazioni ufficiali sono sempre bellicose. Lo stesso Netanyahu continua a dire che la guerra non finirà fino a quando non verranno raggiunti tutti gli obiettivi. E sappiamo come il primo obiettivo, fin dall’inizio del conflitto, sia la distruzione di Hamas. Netanyahu lo ha ribadito anche oggi.
In questo caso però bisogna considerare il contesto politico, soprattutto la composizione, la natura, dello stesso esecutivo, dove i ministri dell’estrema destra continuano a minacciare la rottura con Netanyahu se dovesse accettare di fermare l’operazione militare nella Striscia.
Oggi comunque funzionari israeliani hanno fatto capire che i negoziati procedono.
Hamas da parte sua sta valutando la proposta di accordo. Il capo politico dell’organizzazione, Haniey, è atteso al Cairo. Sulla carta Hamas ha chiesto, prima di liberare gli ostaggi, il ritiro delle truppe israeliane da Gaza e la fine della guerra. Cosa che Netanyahu non vuole fare.
In realtà da questo punto di vista le due parti, Netanyahu e Hamas, sono in una situazione simile: entrambe sanno di dover trovare un accordo, ovviamente il miglior accordo possibile in questo momento, e quindi mettono sul tavolo le richieste più ambiziose, sapendo probabilmente di dover poi abbassare le aspettative e accettare un punto di incontro. Quale sarà lo capiremo forse nei prossimi giorni.
Anche il quadro geopolitico della regione rimane molto volatile, anche se gli attori principali – impegnati direttamente o indirettamente, Stati Uniti e Iran – sembrano proprio voler evitare un’ulteriore escalation. Washington si preparerebbe a colpire obiettivi o interessi iraniani, ma non in territorio iraniano. Lo dicono i media americani. Tehran ha invece fatto sapere di non voler una guerra con gli Stati Uniti, ma di essere comunque pronta. Ha parlato il comandante dei guardiani della rivoluzione. Il quadro regionale è importante, in quanto collegato a quello che succede a Gaza. Un’escalation da una parte non potrebbe che provocarne una anche dall’altra.
Il botta e risposta a distanza tra Schlein e Conte continua
Oggi Elly Schlein ha criticato Giuseppe Conte, pur senza citarlo direttamente. “Se qualcuno pensa di attaccare il Pd invece del governo sta sbagliando strada”, ha detto la segretaria del Partito Democratico. Ieri il capo del Movimento 5 stelle lo aveva definito “bellicista” e lo aveva accusato di aver “rinnegato la transizione ecologica con gli inceneritori”. Nei giorni scorsi l’ex Presidente del Consiglio aveva anche respinto l’invito di Schlein a partecipare a un sit-in in difesa della Rai dall’occupazione della destra. A quell’iniziativa sarà presente invece l’Alleanza Verdi-Sinistra, che oggi ha annunciato di aver scritto alle altre opposizioni per chiedere di unirsi “per un’iniziativa sulla riforma della tv pubblica e sulla libertà di informazione”. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche le organizzazioni dei giornalisti. Elisabetta Piccolotti è deputata dell’Alleanza verdi-sinistra:
Salvini va all’attacco di Ilaria Salis
Oggi Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha incontrato la figlia in carcere a Budapest, due giorni dopo l’udienza in cui è stata portata in tribunale legata con un guinzaglio e con delle catene alle mani e ai piedi. “Si inizia a vedere un pò di luce, le sue condizioni sono migliorate” ha dichiarato l’uomo, dicendosi “moderatamente ottimista” e rispondendo a Matteo Salvini, che oggi ha sostenuto che a Ilaria Salis non dovrebbe essere permesso di fare il suo lavoro di insegnante in Italia: “Un’uscita fuori luogo” ha commentato il padre. Da Roma Anna Bredice:
La protesta degli agricoltori prosegue dopo le prime concessioni della Commissione UE
Sul tavolo del vertice europeo di domani ci sarà anche l’agricoltura. Oggi la Commissione Europea ha fatto altre concessioni agli agricoltori nel tentativo di frenare la protesta dei “Trattori” che sta coinvolgendo gran parte dei paesi europei, Italia compresa. La Commissione ha promesso alcune deroghe sugli obblighi ambientali, ritenute però non sufficienti dagli agricoltori. Blocchi stradali e presidi proseguono.
In Belgio sono arrivati a Bruxelles decine di trattori e si sono fermati simbolicamente davanti alla sede Parlamento europeo dove domani si riunirà il Consiglio Europeo. Epicentro della protesta resta la Francia. Alle porte di Parigi gli agricoltori hanno fatto irruzione in una zona di stoccaggio dei mercati generali, 79 persone sono state fermate dalla polizia. Il servizio di Francesco Giorgini da Parigi: