Il racconto della giornata di mercoledì 30 agosto 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30.Colpo di stato in Gabon, dove i militari hanno preso il potere e destituito il presidente Ali Bongò: la sua famiglia è al potere nel Paese da più di cinquant’anni. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è fuori dalla “cabina di regia” per la gestione dell’immigrazione. Il leader leghista, piccato, ha detto: “Faccia Meloni, vedremo”. Il governo intanto pensa a un nuovo piano di privatizzazioni per finanziare la manovra. Anche nel diritto del lavoro la magistratura fa da supplente alla politica: un’altra agenzia di vigilanza privata è finita sotto inchiesta per caporalato e stipendi da fame. Un’altra ciclista investita a Milano ventiquattro ore dopo Francesca Quaglia, ventottenne uccisa da un camion Porta Romana. Le condizioni della donna, sbalzata sul marciapiede e schiacciata contro un palo, sono gravi.
In Gabon i militari hanno preso il potere
L’Africa subsahariana scossa da un nuovo colpo di stato. In Gabon i militari hanno preso il potere e deposto il presidente Ali Bongò, ora agli arresti domiciliari. I golpisti hanno dichiarato sospese tutte le istituzioni repubblicane. Bongò era appena stato eletto per un terzo mandato in un’elezione costruita su misura e pilotata: la sua famiglia è al potere nel Gabon da più di cinquant’anni. Subito è arrivata la condanna della Francia che, ricordiamo, è stato paese colonizzatore, e che ha sempre puntato sul paese per espandere la sua influenza nel continente africano. Per questo il golpe dice molto anche delle relazioni con Parigi. Il servizio di Chawki Senouci
Il colpo di stato in Gabon è solo l’ultimo, ma nell’Africa occidentale i golpe sono stati almeno 8 negli ultimi tre anni. Che cosa li accomuna, e cosa dicono della situazione politica del continente? Lo abbiamo chiesto a Luca Raineri, ricercatore della scuola superiore Sant’anna di Pisa
Il governo a caccia di fondi per la manovra pensa alle privatizzazioni
(di Massimo Alberti)
Il governo intanto continua a discutere di come reperire fondi per la manovra. E torna la strada delle privatizzazioni, con pezzi pregiati messi sul mercato. Sempre che ci sia chi li vuol comprare, ed a che prezzo. La disperazione fa brutti scherzi. E così, nel panico di trovar soldi per la manovra, il governo rispolvera un vecchio revival anni 90: le privatizzazioni. Vendere gli ultimi pezzi di ciò che resta di pubblico, o almeno una parte. “riallocare partecipazioni dello stato”, la formula di Giorgetti. Con la rete telecomunicazioni svenduta al fondo Kkr, l’idea sarebbe vendere quote di quelle società in cui il governo è già minoranza, ma non solo. Primo della lista è il Mps (64,23%), ci sono poi l’ Enav l’ente nazionale di assistenza al volo, (53,28%). Enel (23,59%), Eni (4,34%, oltre al 25,76% attraverso Cdp), Leonardo (30,20%), Poste italiane (29,26% oltre al 35% attraverso Cdp), St Microelectronics. In corso è la vendita ad Ita Airways di Lufthansa, ma potrebbe tornar di moda l’idea di mettere sul mercato il 40% di ferrovie. Alla faccia del sovranismo. Per ora si salverebbero i porti, come vorrebbe forza Italia, su cui però fa le barricate il ministro di riferimento, Salvini, che ha avuto l’appoggio di Meloni. L’ultima ondata di privatizzazioni risale al Pd di Renzi, con cui l’attuale governo in tema di politica economica ha più di un’affinità, e che anche oggi potrebbe tornar utile per avere una sponda politica per ricavare qualche soldo con i gioielli di casa. Il tema è appunto quanto: per fare i miliardi che servono al governo serve tutt’altro che “le baby privatizzazioni”, come le chiama qualcuno. Sempre poi di trovare qualcuno che le acquisti al prezzo che chiede lo stato. Difficile arrivare a più di 5 o 6 miliardi, comunque oro oggi per il governo. Che per pagare i dividendi elettorali, smonterebbe altri pezzi stato, mentre già accelera al privato su due punti socialmente delicatissimi come sanità e previdenza. E potrebbe non bastare, se sul patto di stabilità si tornerà alle vecchie regole e la svendita dovesse servire a ripagare pezzi di debito.
La Cosmopol commissariata per stipendi da fame e caporalato
Ancora una società della vigilanza privata finita sotto inchiesta. Questa volta è la Cosmopol, accusata di sfruttare i lavoratori pagandoli con stipendi sotto la soglia di povertà e caporalato. Turni da 12 ore e stipendi da 700 euro al mese. L’azienda è stata commissariata dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Milano. Nell’atto si parla di “un assiduo sfruttamento dei dipendenti perpetrato, approfittando del loro stato di bisogno” con “buste paga che non garantiscono la dignità”. Tra i committenti che beneficiavano del basso costo del lavoro, società private e pubbliche: Poste, Enel, Intesa Sanpaolo, diverse Asl, Fiera Milano, Rai. Leonardo.
Cosmopol, Sicuritalia, sono altri dei colossi del settore finiti sotto indagine dal Pm del tribunale di Milano Paolo Storari. E’ il paradosso del settore, dove la Procura contesta l’applicazione di minimi salariali “legali” previsti da contratti firmati dai sindacati confederali, ma che diverse sentenze hanno dichiarato incostituzionali dopo i ricorsi dei sindacati di base. Così, di fronte all’inazione politica ed alla debolezza sindacale, arriva la supplenza della magistratura a rinnovare di fatto i contratti e imporre un salario minimo.
Papa Francesco annuncia una nuova “Laudato si’”
Una nuova “Laudato si’” sugli eventi climatici estremi degli ultimi anni. Papa Francesco ha annunciato un’integrazione all’enciclica con cui nel 2015 invitò il mondo ad agire per la difesa dell’ambiente. “È necessario schierarsi al fianco delle vittime dell’ingiustizia climatica, bisogna porre fine all’insensata guerra alla nostra Casa comune” ha esortato il pontefice. Il testo aggiornato sarà pubblicato il prossimo 4 ottobre.