Il racconto della giornata di mercoledì 28 giugno 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi Giorgia Meloni è intervenuta in Parlamento alla vigilia di un vertice europeo. La presidente del Consiglio ha usato toni aggressivi, arrivando ad attaccare apertamente il commissario europeo all’economia e difendendo la scelta di rinviare ancora su un tema delicato e legato alle istituzioni di Bruxelles, quello della riforma del Mes. Nel pomeriggio la conferenza dei capigruppo alla Camera ha deciso che entro il 6 luglio si deciderà se votare sul Mes o appunto rinviare ancora, probabilmente a dopo la pausa estiva dei lavori parlamentari. I prezzi continuano a crescere, solo un po’ meno. La guerra in Ucraina.
La premier ha accusato Gentiloni “di non aver vigilato abbastanza sul Mes”
(di Andrea Monti)
Urlare per mascherare i ritardi sul Pnrr e l’ambiguità sul Meccanismo europeo di stabilità. Meloni se l’è presa con Paolo Gentiloni, responsabile economico dell’Unione ma anche uomo del Pd, per la sua attenzione nei confronti del governo italiano sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La presidente del Consiglio ha accusato Gentiloni di non aver vigilato abbastanza quando il piano è stato messo a punto da una maggioranza di cui il Partito democratico faceva parte. È il primo attacco di questo tipo da Meloni, che prendendo di mira un rappresentante del Pd può sperare che a Bruxelles interpretino queste critiche come una mossa di politica interna, e le tollerino in quanto tali. Poi c’è il Mes. Le istituzioni europee chiedono all’Italia di ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, approvata da tutti gli Stati coinvolti tranne il nostro. La presidente del Consiglio ha alzato la voce anche su questo, spiegando di voler continuare a usare la questione come moneta di scambio, per ottenere quindi delle cose su altri temi economici in sede europea. Meloni prende tempo per almeno due ragioni. La prima è la sua contrarietà dichiarata alla ratifica, posizione utile a diffondere un’immagine anti-Europa, ma difficile da sostenere se si guida un governo che con Bruxelles deve avere a che fare. La seconda ragione è Salvini, che continua a opporsi alla riforma per indebolire l’alleata-rivale. Lei rimanda e prova a mascherare l’ambiguità anche puntando su altro, in particolare gli aumenti dei tassi d’interesse. La presidente del consiglio ha definito “semplicistica” la ricetta della Bce contro l’inflazione, sottolineando il rischio che sia più dannosa che utile. Parole più comprensibili e più apprezzabili dall’elettorato rispetto a quelle sul Mes, tema molto più lontano dalla vita delle persone ma usato per anni da Meloni per attaccare le istituzioni europee.
C’è tempo fino al 6 luglio per decidere se votare sul Mes o rinviare
(di Anna Bredice)
Ad applaudire convintamente Giorgia Meloni oggi è stato solo il suo partito, Fratelli d’Italia si spellava le mani, anche per colmare la reazione tiepida di Forza Italia e il gelo della Lega la presidente del Consiglio ha parlato di Mes e della necessità di un pacchetto complessivo. Una maggioranza che si è mostrata non compatta alla vigilia del Consiglio europeo ed è per questo che, per coprire queste ombre, Meloni ha accentuato ancora di più il suo tono comiziante nell’aula di Montecitorio. La reazione più evidente è stata quella della Lega, nessun applauso, la dimostrazione che sul Mes la pensano nel modo opposto e il vicesegretario Crippa glielo ha detto chiaramente. Ora le divisioni si sposteranno dal 30 giugno in poi, perché sulla necessità di un rinvio e non della bocciatura Meloni dovrà metterci la faccia. Giorgetti, che sul Mes invece aveva chiesto la ratifica oggi non le sedeva accanto ma si trovava seduto tra i gruppi in Aula, una distanza anche fisica. La linea di prendere tempo sul Mes è molto chiara a tutti, a cominciare dall’opposizione, ma anche in Europa, per Gentiloni la ratifica non esclude di poter discutere se prendere o no quei soldi. Schlein ha scelto di stare a Bruxelles oggi, in vista del Consiglio europeo, ma anche per sottolineare la sua linea europeista, ma nell’opposizione i rapporti con i Cinque stelle, complicati dagli esiti elettorali, segnano una difficoltà anche per loro: Conte non vuole il Fondo salva Stati e su questo è molto più vicino a Giorgia Meloni che a Elly Schlein.
Le politiche della Bce non hanno effetti e la dinamica speculativa delle imprese continua
(di Massimo Alberti)
I prezzi continuano a crescere, solo un po’ meno. Ed è un elemento ormai strutturale. E’ il primo elemento che emerge dai dati Istat di oggi. Una notizia buona c’è. Per la prima volta da mesi, l’aumento da mese in mese è pari a zero. Ma dipende soprattutto dai beni energetici e dalla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime, il cui effetto del calo, visibile sulla discesa dei prezzi alla produzione,va però ormai a esaurirsi. Lo si vede dalla cosiddetta inflazione di fondo, quella al netto dell’energia e quella presa in considerazione dalla bce per le sue valutazioni: a giugno cala di 4 decimi, ma le prospettive sull’anno sono inveriate. A dimostrazione che le politiche della Bce non stanno generando effetti e la dinamica speculativa delle imprese sui profitti continua indisturbata. Lo si vede dal carrello della spesa il cui aumenta resta a due cifre, schiacciando così le fasce più deboli nella morsa tra prezzi e tassi. Su Altreconomia l’economista Alessandro Volpi fa l’esempio delle ciliegie, arrivate a punte di 18 euro al kilo. Al primo aumento dei costi di produzione segue quello di trasporto e refrigerazione nel passaggio verso gli scaffali della Grande distribuzione, che ne determina il costo al pubblico anche in rapporto alla concorrenza internazionale, a sua volta influenzata anche dai derivati, condizionando l’intero mercato. In cosa incide, qui, la Bce se non su generare una recessione, con connesso impoverimento di fasce estese di popolazione, che provochi una riduzione di domanda tale per cui le persone smettano di comprare ciliege? Anzi: tassi alti significano un aumento del costo del denaro che inciderà sul determinare i prezzi praticati dalla filiera. Oggi Lagarde insiste, in uno scenario che è già di fatto recessione. Lagarde, conclude il professor Volpi, ha deciso che sarà meglio mangiare meno ciliegie.
La ripetute prese di posizioni del governo italiano contro la Bce trovano spiegazione nel nostro tessuto sociale, dove il 70% è proprietario di casa, rispetto ad esempio al 49% della Germania o il 64 della Francia. E riguarda anche fasce sociali medio basse. Il tema dell’aumento dei tassi è dunque sentito e sensibile, in una morsa che vede dall’ altro lato i prezzi alti. Perché incide anche sugli affitti, cosi come sui costi di impresa.
Con le materie prime ed energetiche in calo, i governi hanno ben poco margine sulle cause dell’inflazione, universalmente ormai riconosciuta nei profitti della imprese che hanno speculato sugli aumenti. Ma comprimerli non è facile. Si potrebbe intervenire sulla leva fiscale, ma col rischio che un aumento di prelievo venga di nuovo scaricato sui consumatori. O, al contrario, sussidiare le imprese per permettere di mantenere il margine di profitto, oltre che discutibile sul piano politico, non garantisce l’effetto. E con quali risorse, poi? La stretta monetaria è voluta da Germania, Francia e nord europei con due obbiettivi: frenare gli aumenti salariali e disciplinare la spesa degli stati. L’Italia, il cui aumento dei tassi grava sul debito, è così scoraggiata ad ulteriori scostamenti di bilancio,così come a favorire la concertazione sui rinnovi contrattuali, che del resto gli stesi industriali stanno bloccando. Non che il governo italiano nella sua politica pro impresa intenda farlo, ben inteso. Una possibile azione, per quanto limitata, è sul piano redistributivo, come la Spagna. Tassare extraprofitti delle banche che stanno lucrando sugli aumenti dei mutui senza alzare i tassi sui depositi) potrebbe essere un primo intervento immediato, come sollecitato dai sindacati. Ma il governo italiano, oltre a gridare contro la Bce alla ricerca di consenso, non muove un dito. La recessione, cercata dalla Bce per fermare l’inflazione è dietro l’angolo, e il governo non potrà far finta di nulla ancora per molto.
Sale il numero dei morti nell’attacco russo a un ristorante di Kramatorsk
La guerra in Ucraina. E’ salito ad 11 il numero di morti causati da un attacco russo su un ristorante nel centro di Kramatorsk. 60 i feriti. Tra le vittime ci sono anche 3 minori: due sorelle gemelle di 14 anni e un ragazzo di 17 anni.
“E’ stato colpito un ristorante in un’area pubblica, dove i civili vivono e fanno la spesa. Questo è un altro tragico esempio di attacchi indiscriminati contro i civili in questa guerra” ha dichiarato il capo missione di Medici Senza Frontiere in Ucraina. Intanto in Russia non sono ancora chiare le reali ripercussioni della rivolta del capo della Wagner, Prighozin. Oggi il Ny Times, citando fonti di intelligence americana, scrive che un alto ufficiale dell’esercito russo, Sergei Surovikin, sapeva “dei piani di ribellione di Wagner”. Il Cremlino ha smentito parlando “di speculazioni occidentali”. Ma di Surovikin, ex comandante delle operazioni russe in ucraina, si sono perse le tracce da sabato scorso, quando c’è stato l’ammutinamento dei mercenari di Wagner. Lo scrive Sky News, citando canali Telegram russi. Noi ne abbiamo parlato con Guido Olimpio, esperto di intelligence e strategie militari per il Corriere della Sera
La rabbia delle banlieue per l’uccisione di un ragazzo di 17 anni
Inspiegabile e ingiustificabile. A cercare di placare la rabbia delle banlieue per l’uccisione a sangue freddo di un 17enne a Naterre, da parte di poliziotto, oggi in Francia è intervenuto il presidente della repubblica, macron. Anche questa notte sono però in programma dimostrazioni in molte città del paese. Per domani a Nanterre è stata convocata una marcia bianca, di lutto e di rivolta. Il servizio di Francesco Giorgini