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Il Ddl Zan affossato da 154 senatori, la tregua dal maltempo a Catania e le altre notizie della giornata

DDL Zan Senato ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 27 ottobre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il Ddl Zan è stato bloccato in Senato: 154 senatori hanno votato a favore della cosiddetta “tagliola” chiesta da Lega e Fratelli d’Italia in una votazione a scrutinio segreto che ha visto i sostenitori del testo fermarsi a 131. Ai microfoni di Radio Popolare il commento di chi, come Luca Paladini e Gabriele Piazzoni, si erano battuti per l’approvazione del testo contro l’omotransfobia. A Catania in queste ultime ore la pioggia ha dato una tregua alla città, ma la situazione potrebbe tornare critica a partire da domani. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Il Senato affossa il Ddl Zan. Prova generale di quello che accadrà per scegliere il successore di Mattarella?

(di Anna Bredice)

Nemmeno il pudore di nascondere la soddisfazione. Quando la presidente Casellati ha annunciato il risultato del voto segreto, che lei stessa aveva concesso permettendo così a più di 15 franchi tiratori di affossare la legge, la solita felpata aula del Senato si è scatenata in applausi, gesti di vittoria che di solito si vedono negli stati, urla di gioia. Una scena che passerà forse alla storia, come era accaduto sempre nella stessa aula con la mortadella sventolata per celebrare la sconfitta di Prodi, perché oggi una destra compatta con l’aiuto di parecchi franchi tiratori ha festeggiato la bocciatura di un diritto, un testo che avrebbe protetto molte persone dall’odio. E chissà che il centrodestra non festeggiasse anche quello che molti, Pierluigi Bersani tra questi, indica come la prova generale di ciò che accadrà per il voto del presidente della Repubblica, dalla quarta votazione in poi: un’altra maggioranza, composta da un nucleo forte di sovranisti, a cui secondo molti già oggi si sono uniti alcuni senatori del gruppo misto non legati a nessuna componente e soprattutto Italia Viva, quel partito che in Sicilia sta già facendo accordi con Forza Italia per le regionali dell’anno prossimo. È finito così il tentativo di fare una legge contro l’omotransfobia, approvata alla Camera dei deputati un anno fa con un altro governo e maggioranza. Al Senato si sapeva che sarebbe stato molto più complicato, eppure questa mattina nel PD si facevano i conti e, chissà se credendoci oppure no, tutti garantivano che la tagliola potesse essere bocciata, ma in realtà bastava vedere l’aula, i banchi della destra, con Salvini ben presente, e quelli del Gruppo Misto pienissimi. Altrove si vedevano i vuoti a cominciare da Renzi volato a Ryad. E poi le dichiarazioni che nel corso dell’intera mattinata erano tutte rivolte a scaricare sugli altri la responsabilità e le colpe per un voto che in molti sapevano già che avrebbe cancellato definitivamente il disegno di legge Zan.

DDL Zan. Il centrosinistra ne esce a pezzi, ritornano divisioni e sospetti

(di Luigi Ambrosio)

Mentre la destra ancora festeggiava in aula la morte del Ddl Zan, la senatrice del Partito Democratico Valeria Fedeli si aggirava per il Palazzo arrabbiata e chiedeva le dimissioni della capogruppo del suo partito, Simona Malpezzi. Quando le agenzie iniziavano a riprendere la notizia, lei smentiva e ridimensionava parlando di necessità di fare chiarezza.
La chiarezza in effetti non c’è e l’esito del voto rischia di fare male al centrosinistra. Non solo perché la legge contro l’omotransfobia non c’è più. Ma perché il voto segreto ha reso palese una cosa: la coalizione non è coesa. Ed è pronta a ricominciare con le accuse reciproche, le diffidenze, i sospetti.
I primi della lista dei sospettati sono ovviamente quelli di Italia Viva. Renzi manco si è fatto vedere in aula, ha preferito andare in Arabia Saudita, che come segnale nel giorno in cui si vota una legge per i diritti civili non è il massimo. I 12 senatori di Italia Viva hanno giurato di avere votato contro la “tagliola” proposta da Calderoli. A crederci sono in pochi. Teresa Bellanova parla per il gruppo e dice che i franchi tiratori sono di Pd, Movimento 5 Stelle e Leu. Oggi, in effetti, sono mancati almeno 23 voti e quelli di Italia Viva in aula erano 12.
La senatrice Maiorino dei 5 Stelle ha attaccato il PD: “Abbiamo lasciato che le cose venissero condotte da chi ha più esperienza di noi, anche più credibilità nel mondo LGBTQ come il PD. Purtroppo questo è stato l’esito”.
Maiorino fino a oggi ha lavorato gomito a gomito alla legge Zan col PD, si può dire che un esito evidente è una delusione che ora sarà complicato ricucire.
Ma quanti sono stati i franchi tiratori del PD? Al Senato tutti dicono: nessuno. Fuori dal Senato un dirigente del partito, anonimamente, si lascia andare con Radio Popolare: “Almeno tre o quattro”. Poi aggiunge: “Ma anche nei 5 Stelle ce ne sarà stato qualcuno”.
Enrico Letta su Twitter scrive parole di orgoglio: “Oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, ma il Paese è da un’altra parte e presto si vedrà”. Si riferiva alla destra. O forse, non solo alla destra.

La delusione di chi si era battuto per l’approvazione del Ddl Zan

Movimenti e associazioni che in questi mesi si sono battuti per l’approvazione, con campagne e manifestazioni. Come Luca Paladini che con i Sentinelli a Milano, l’8 maggio ha portato in piazza 8mila persone dicendo “Il tempo è scaduto”. Così Paladini oggi ai nostri microfoni:

Tra le associazioni che hanno promosso la Legge Zan c’è anche l’Arcigay. Sentiamo il suo segretario generale Gabriele Piazzoni:


 

Il maltempo dà tregua a Catania, ma la situazione potrebbe tornare critica

A Catania in queste ultime ore la pioggia ha dato una tregua alla città, ma la situazione potrebbe tornare critica a partire da domani. “Ci attendiamo un peggioramento tra giovedì e venerdì” ha dichiarato oggi il capo della protezione Civile, Fabrizio Curcio, al termine di una riunione nella Prefettura di Catania. Il sindaco Salvo Pogliese ha deciso per le giornate di domani e dopo domani, 28 e 29 ottobre, la chiusura generalizzata delle scuole, degli uffici pubblici e degli esercizi commerciali non essenziali. La quantità d’acqua caduta sulla città nelle ultime 48 ore non ha precedenti. Si tratta di fenomeni estremi, sempre più frequenti, che impattano su città e territori non pronti ad affrontare situazioni del genere. Come ci spiega Sergio De Marco, geologo che si trova a Catania per monitorare la situazione:


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    “Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli”. Sono le parole con cui Dario Fo, dieci anni fa, raccontò la storia di Ion Cazacu, ingegnere romeno immigrato in Italia per lavorare in nero come piastrellista a Gallarate. Ion Cazacu, il 14 marzo del 2000, 25 anni fa, fu cosparso di benzina e bruciato vivo dal suo datore di lavoro. Cosimo Iannece, il padrone, rispose così alle continue richieste di Cazacu di avere una paga dignitosa, un contratto regolare, per sè e per i suoi compagni di lavoro. Cazacu morì il 14 aprile 2000 dopo un mese di agonia per le ustioni gravissime che aveva su tutto il corpo. Iannece alla fine di tutto l’iter processuale fu condannato a 16 anni, dopo che in primo e secondo grado le condanne furono a 30 anni. Della storia di Ion Cazacu, dello sfruttamento schiavistico a cui fu sottoposto, si occuparono negli anni anche Franca Rame e Dario Fo. Florina Cazacu, figlia di Ion, è stata ospite di Pubblica, oggi. Insieme a Fo, Florina Cazacu ha scritto un libro che è anche un atto di denuncia contro lo sfruttamento, le violenze sul lavoro. Il libro si intitola: «Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu» (Chiarelettere 2015).

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