Approfondimenti

Gli ultimi sviluppi della crisi in Ucraina, la fine dello stato di emergenza in Italia e le altre notizie della giornata

Zelenski ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 23 febbraio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Gli Stati Uniti insistono che la Russia sia pronta ad invadere l’Ucraina nelle prossime 48 ore e, nonostante la nuova riunione dei G7 e un Consiglio Europeo dei Ministri degli Esteri convocati per domani, sembra che nessuno abbia più volta voglia di trattare con Putin. In Gran Bretagna l’opposizione laburista contesta a Johnson la mano troppo leggera nelle sanzioni alla Russia, ma lui si difende in Parlamento sostenendo che si tratti soltanto di un primo passo. Il 31 marzo finirà lo stato di emergenza e dal giorno successivo cambieranno tante cose in Italia: lo ha spiegato il Presidente del Consiglio Mario Draghi davanti a una platea di istituzioni e imprenditoria. Uno studio dell’Inapp, l’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, rileva che quasi la metà dei beneficiari del reddito di cittadinanza lavora, ma con salari sotto la soglia di povertà. La vertenza Caterpillar: il tribunale di Ancona ha condannato l’azienda per comportamento antisindacale, per le modalità con cui ha avviato la procedura di licenziamento collettivo dei 220 lavoratori della fabbrica jesina. La Corte Costituzionale della Colombia ha depenalizzato l’interruzione volontaria della gravidanza entro le 24 settimane di gestazione. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia

Crisi in Ucraina, le ultime 24 ore tra attacchi informatici e trattative sotterranee

La crisi in Ucraina. Gli Stati uniti insistono: la Russia si prepara a una invasione nelle prossime 48 ore. Oggi il presidente ucraino Zelenski ha ribadito che il suo paese vuole aderire alla Nato e all’Unione Europea, cioè esattamente quello che la Russia non vuole che succeda.
Cominciamo però dalla situazione sul terreno, che è quella che oggi ha visto i maggiori sviluppi. Oltre ad alcuni scontri a fuoco e alla questione dell’ammassamento di truppe russe al confine, il governo Ucraino ha denunciato un massiccio attacco informatico ai siti internet istituzionali del paese. Dalla base americana di Vicenza, intanto, 800 soldati statunitensi sono partiti alla volta della Lettonia. Sul fronte diplomatico, invece, dopo le sanzioni annunciate ieri da Europa e Stati Uniti, oggi è stata una giornata di trattative più sotterranee. Domani sono stati convocati una nuova riunione dei G7 e un Consiglio Europeo dei Ministri degli Esteri. Dopo lo sgarbo inflitto alla presidenza francese di turno dell’Unione però, con le rassicurazioni offerte a Macron da Putin subito gelate dal riconoscimento delle repubbliche separatiste, nessuno ha più molta voglia di trattare col presidente russo.

Russia e Gran Bretagna, un rapporto stretto che mette in difficoltà Johnson sulle sanzioni

Gran Bretagna. L’opposizione laburista contesta a Johnson la mano troppo leggera. Lui, in Parlamento, si è difeso, dicendo che è solo un primo passo. Diversi esponenti laburisti hanno sollevato il tema dei rapporti economici e anche politici con oligarchi e aziende russe.

(di Alessandro Principe)

L’aver colpito cinque banche quotate alla City e tre oligarchi è una prima risposta. Ma c’è un arsenale di possibili obiettivi ben più efficace. Lo stop alla vendita del debito sovrano russo sul mercato britannico. Togliere la Russia dal sistema di pagamenti internazionali Swift che genera per le banche russe un traffico di circa 30 miliardi di dollari. O, come ha chiesto il leader laburista Starmer, stoppare ogni acquisto di beni sul territorio britannico.
Il problema è che gli affari russi a Londra sono tanti. E pesanti. LondonGrad, si diceva qualche anno fa, per i circa 300mila residenti russi che ci hanno portato – secondo una stima del Financial Times – 70 miliardi di sterline. Molti investimenti legittimi, ma anche – sempre secondo il Times – 50mila abitazioni di lusso acquistate con soldi sospetti di riciclaggio. Secondo Transparency International, almeno un miliardo e mezzo di immobili a Londra sono di cittadini russi accusati di crimini finanziari. Finanza, immobili, società quotate alla City. “From Russia with cash”, si intitolava un documentario trasmesso su Channel Four. Investimenti opachi, e affari legali.
Ma anche rapporti con la politica. Come Evgeny Lebedev, proprietario dei quotidiani Evening Standard e The Independent, figlio di una ex spia del Kgb e nominato baronetto due anni fa. Amico di Johnson, suo padre espresse sostegno a Putin per l’annessione della Crimea. Con Putin aveva addirittura governato Vladimir Chernhukin, già viceministro delle finanze del Cremlino, poi spostatosi a Londra. La moglie – secondo il Guardian – con la sua fondazione ha raccolto 1,6 milioni di sterline versate al Partito conservatore. Serghei Nalobin, oggi dirigente del ministero degli esteri russo, diede vita a Londra nel 2010 alla Conservative Friends of Russia, associazione di parlamentari Tories amici del Cremlino.

Cosa cambierà con la fine dello stato di emergenza

Che la direzione fosse quella di una riduzione delle restrizioni era chiaro, ma oggi Mario Draghi ha ufficializzato i prossimi allentamenti. Il Presidente del Consiglio ha parlato a Firenze davanti a una platea di istituzioni e imprenditoria ed è stato accolto da una standing ovation e poi applaudito di nuovo, quando ha spiegato cosa succederà dal 1° aprile.

(di Luigi Ambrosio)

Le conseguenze più immediate della fine dello stato di emergenza riguardano le misure sanitarie.
Draghi ha fatto l’elenco: il sistema delle zone colorate verrà abolito da subito, il 1° aprile. E i Presidenti delle Regioni non avranno più il potere di agire in autonomia.
Le scuole rimarranno sempre aperte per tutti. Basta con le quarantene per i contatti con un positivo. Le mascherine all’aperto saranno un ricordo, nessuno le dovrà più indossare, in nessuna circostanza. Una gradualità è prevista per l’abolizione del Green Pass. A partire, ha detto Draghi, dal Green Pass rafforzato per le attività all’aperto. Quindi per i ristoranti all’aperto, gli stadi, gli eventi eccetera. Anche se l’obbligo vaccinale e di Super Green Pass per lavorare per gli over 50 dovrebbero rimanere validi fino al 15 giugno. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

Il Reddito di Cittadinanza è un’ancora di salvezza per quasi 2 milioni di famiglie

(di Massimo Alberti)

Altro che divano: quasi la metà dei beneficiari del reddito di cittadinanza lavora, ma con salari sotto la soglia di povertà. Lo rileva uno studio dell’Inapp, l’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche.
Fin dalla sua nascita il reddito di cittadinanza aveva interessato una quota consistente di lavoratori poveri, arrivata fino al 45,8%, dice ora l’Inapp. Non è una sorpresa, siamo uno dei paesi europei con la più alta quota di lavoro povero, e l’unico dove i salari negli ultimi 30 anni sono scesi.
Le cause sono note: la crescita del precariato favorito dalle leggi sul lavoro, anni di politiche salariali al ribasso. Il meccanismo che di fatto costringe i beneficiari ad accettare una proposta di lavoro non funziona in chiave anti-povertà: nonostante quasi il 30% dei beneficiari ottenga un lavoro, le offerte sono di scarsa qualità e basso salario, e quasi l’80% le rifiuta per questa ragione, offrendo invece disponibilità a spostarsi anche lontano da casa per un lavoro dignitoso per stipendio e stabilità.
Perché il reddito di cittadinanza è una misura contro la povertà ed infatti in questo funziona molto bene: l’analisi ribadisce il ruolo fondamentale che ha avuto per la sopravvivenza di quasi 2 milioni di famiglie durante la pandemia.
Ma di fronte a diseguaglianze e povertà crescente, continua Inapp, una platea di 1,6 milioni di famiglie intendono farne richiesta a breve, e la metà sono proprio lavoratori poveri. Per il Presidente Inapp Sebastiano Fadda ciò conferma la necessità di osservare il mercato del lavoro ben oltre il numero degli occupati per intervenire su qualità di lavoro, retribuzioni, produttività, e riduzione della precarietà”.
Proprio oggi il governo tedesco ha approvato l’aumento del salario minimo a 12 euro l’ora da ottobre, è stato uno degli impegni chiave per la vittoria elettorale dei social democratici. Un aumento che alzerà i salari di 6 milioni e mezzo di lavoratori.
Mentre in Italia la legge sul salario minimo a 9 euro, proposta dai 5 stelle, che alzerebbe i salari di 4,5 milioni di lavoratori, annaspa in Parlamento sotto una raffica di emendamenti che puntano a svuotarlo, alcuni sono emendamenti fotocopia presentati da Lega, Forza italia e anche dal PD.

Caterpillar condannata per comportamento antisindacale

La vertenza Caterpillar: il tribunale di Ancona ha condannato l’azienda per comportamento antisindacale, per le modalità con cui ha avviato la procedura di licenziamento collettivo dei 220 lavoratori della fabbrica jesina di componenti auto. La chiusura del sito era stata annunciata da Caterpillar, nonostante bilancio in attivo e utili, ad un tavolo con i sindacati convocato ufficialmente per parlare di nuove assunzioni. La sentenza impone un risarcimento di 50mila euro alla Fiom che aveva presentato il ricorso, ma non ha revocato la procedura di licenziamento, comunque sospesa dopo che ieri sono iniziate le trattative con un possibile acquirente.

Colombia, la Corte Costituzionale ha depenalizzato l’aborto entro 24 settimane

(di Federico Larsen)

Canti, balli e molte lacrime si sono visti ieri di fronte alle porte della Corte Costituzionale a Bogotà. Il massimo tribunale colombiano si è finalmente espresso sui ricorsi presentati dalle attiviste di Giusta causa intorno alla proibizione dell’aborto nel paese, e 5 giudici su nove hanno votato a favore della depenalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza entro le 24 settimane di gestazione. Concluso quel periodo saranno comunque valide le causali in vigore dal 2006 che consentono di abortire legalmente quando la gravidanza costituisce un rischio per la salute fisica o mentale della donna, quando prodotto di abusi sessuali o si riscontrino malformazioni del feto incompatibili con la vita.
Un trionfo storico del movimento femminista Colombiano, il secondo paese più popoloso del Sud America e con una tradizione cattolica e conservatrice profondamente consolidata. Si stima che ogni anno vengano realizzati circa 400.000 aborti clandestini nel paese, e che più di 70 donne muoiano a causa delle complicazioni. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

Addio a Mark Lanegan

È arrivata nella serata di ieri la notizia della morte del cantante americano Mark Lanegan. Lo ha annunciato la famiglia, chiedendo la massima privacy e non dando ulteriori informazioni sulle cause del decesso.

(di Niccolò Vecchia)

Una voce unica e indimenticabile: Mark Lanegan per molti sarà ricordato così, per quel suo timbro scuro, profondo, maestoso, ma con la capacità di trasmettere fragilità, debolezza e tristezza come pochi altri nella storia del rock. È morto a 57 anni, per cause che non sono state rese note dalla famiglia, nella sua casa in Irlanda. Lanegan è stato uno dei pionieri di quella scena rock che venne poi chiamata grunge: con la sua band, gli Screaming Trees, fondata nel 1985 e sciolta poi 15 anni dopo, ha aperto la strada a molti gruppi emersi negli anni successivi, pur non raggiungendo mai il grande successo. Già dal 1990 aveva iniziato la sua carriera solista, dando vita ad alcuni dei suoi lavori più intensi e travolgenti, come The winding sheet, Whiskey for the holy ghost, Bubblegum, solo per citarne alcuni. Grazie alla sua capacità interpretativa formidabile, e a quella voce unica, Mark Lanegan è stato anche uno dei collaboratori più richiesti in assoluto: proprio grazie a queste collaborazioni sono nati altri dischi straordinari, con Isobel Campbell, con Greg Dulli con il nome di Gutter Twins, e poi ancora con i Soulsavers, gli Unkle, i Queens of the Stone Age. Ha lavorato anche con musicisti italiani, con Manuel Agnelli in particolare. Lo scorso anno Lanegan era finito in coma per colpa del COVID e aveva scritto un libro chiamato Devil in a coma per raccontare il suo pentimento di essere stato contrario ai vaccini. Nel 2020 aveva invece scritto un’autobiografia, intitolata Sing backwards and weep, tradotta anche in italiano con lo stesso titolo. Mark Lanegan lascia dietro di sé una scia di musica senza tempo, cantata dalla sua voce così speciale, nata per raccontare le ombre, ma anche per fare entrare la luce.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Oggi in Italia sono stati comunicati 49mila contagi da COVID con 252 morti. I tamponi positivi sono stati il 10,2%, in leggero aumento rispetto a ieri. Ancora in calo le persone ricoverate. In Piemonte e nelle Marche primo giorno di prenotazioni per un nuovo vaccino, quello di Novavax, messo a punto con una tecnica più tradizionale di quelli a mRna. In Lombardia l’assessora alla sanità Letizia Moratti ha detto che le iniezioni cominceranno venerdì e che domani saranno spiegate le “modalità”.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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