Il racconto della giornata di mercoledì 14 febbraio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Stop netto al negoziato per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: i mediatori israeliani non torneranno in Egitto; condannato nel processo d’appello per la strage di ricopiano l’ex prefetto di Pescara, confermate 22 assoluzioni; a Roma manifestanti antifascisti chiedono giustizia e un trattamento umano per Ilaria Salis, detenuta in Ungheria; la proroga dello scudo erariale per i funzionari pubblici è fortemente criticato dalla Corte dei Conti.
Si arena il negoziato per un cessate il fuoco a Gaza
Mentre continua, incessantemente, la pressione militare israeliana su Gaza, si è complicato il negoziato per una tregua e per la liberazione degli ostaggi.
La trattativa è in corso al Cairo, ma Netanyahu ha fatto sapere che per ora non rimanderà in Egitto la sua delegazione e che non ha ancora ricevuto una proposta concreta da parte di Hamas.
Il primo ministro israeliano è stato criticato da alcune famiglie degli ostaggi, secondo le quali evitare il negoziato vuol dire condannare a morte i loro cari.
Eric Salerno, scrittore e giornalista esperto di Medio Oriente:
Nella Striscia bombardamenti e combattimenti continuano, così come le pressioni internazionali sul governo israeliano, affinché non faccia un’operazione di terra a Rafah, nel sud della Striscia.
In queste ore è particolarmente drammatica anche la situazione a Khan Yunis, dove due ospedali – Nasser e al-Amal – sono in mezzo al fuoco. Alcune persone hanno provato a lasciare le strutture sanitarie, ma non si hanno più loro notizie.
L’OMS ha detto che più della metà dei suoi aiuti per le strutture sanitarie è stato bloccato.
Oggi dopo un periodo di relativa calma è ripreso in maniera importante anche lo scambio a fuoco tra esercito israeliano ed Hezbollah libanesi. Prima c’è stata una vittima in Israele e poi almeno quattro in Libano. Rispetto ai mesi scorsi i raid israeliani sono stati molto più in profondità in territorio libanese.
Strage di Rigopiano: condannato in appello l’ex prefetto di Pescara
Per la strage di Rigopiano, la sentenza di appello ha confermato le assoluzioni per 22 dei 30 imputati ma sono arrivate tre condanne in più. Quella più significativa è quella dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo: è stato condannato a un anno e 8 mesi mentre in primo grado era stato assolto.
In Appello è stato condannato per aver detto il falso nella relazione stilata il 17 gennaio 2017, il giorno prima della valanga che ha travolto l’albergo. Secondo la sentenza ha detto il falso sulla viabilità delle strade della Provincia, comprese quelle che portavano all’Hotel Rigopiano passando per Farindola. Quel rapporto enfatizzava, secondo i giudici, il controllo istituzionale su una situazione che – in realtà – stava precipitando. Il 18 gennaio, il giorno dopo, una valanga distrusse l’albergo uccidendo 29 persone.
La manifestazione antifascista a Roma in sostegno di Ilaria Salis
Per il ministro Nordio se Ilaria Salis è in carcere la colpa è dei suoi famigliari e dei suoi avvocati che hanno perso tempo: avrebbero dovuto – secondo il ministro – chiedere i domiciliari in Ungheria già un anno fa. Una risposta sprezzante che è perfettamente in linea con il diniego di ogni appoggio da parte del governo per cercare di riportare la donna in Italia.
“Ilaria deve tornare libera”. Hanno scandito i manifestanti che questa sera a Roma hanno organizzato una fiaccolata: la nostra inviata Anna Bredice
La proroga dello scudo erariale ci espone al rischio di sperpero di soldi pubblici
(di Alessandro Principe)
È stata approvata una nuova proroga dello scudo erariale per i funzionari pubblici. La norma è stata inserita nel decreto Mille proroghe. Si tratta di un salvagente per i funzionari in caso di illeciti commessi non con “dolo” ma con “colpa grave”.
È uno schiaffo alla Corte dei Conti. Era stato proprio il presidente Guido Carlino, solo ieri, ad auspicare che lo scudo non venisse prorogato.
Tempo 24 ore e la proroga è stata approvata. Era già criticata l’estate scorsa, quando si consumò il braccio di ferro col governo per la stretta sui controlli della Corte sulle spese del Pnrr. Ma di cosa si tratta esattamente? E’ una eccezione pensata durante la pandemia per alleggerire gli adempimenti degli amministratori pubblici in emergenza. Poi Draghi l’aveva prorogata, per il post pandemia. Ma una volta finita l’eccezione è giusto che chi maneggia denaro pubblico torni a rispondere delle sue azioni verso lo Stato e quindi i cittadini. E ne risponda non solo in caso di dolo, ma anche di colpa grave. Che invece qui viene esclusa ancora una volta. Lo scudo, ora allungato, sottrae quindi dal controllo della Corte dei conti una buona fetta dei possibili sprechi, abusi, inefficienze. A meno che non ci sia dolo, quindi un ladrocinio vero e proprio, il resto è “scudato”. “Questa ulteriore proroga – scrivono oggi in una nota molto dura i magistrati contabili – espone il Paese al grave rischio di spreco di denaro pubblico, di gestioni opache di commesse pubbliche e di diffusione del malaffare”. C’è anche un altro rischio: quello di una incompatibilità tra diritto italiano e diritto dell’Unione europea, che sui controlli del Pnrr, ha un faro puntato. E già ci tiene in mora per l’abolizione del abuso d’ufficio. Una incompatibilità che potrebbe portare ulteriori lentezze sui progetti del Pnrr.