Il racconto della giornata di mercoledì 1 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera, ha confermato che Alfredo Cospito resterà al 41 bis. Nonostante il pressing diplomatico, l’Occidente non invierà aerei da guerra all’Ucraina. Il rallentamento dell’inflazione dovuto al calo dei beni energetici in Italia si fa sentire meno. L’associazione Genitori Tarantini ha lanciato un appello alla mobilitazione contro il decreto “salva Ilva” approvato dal Governo Meloni.
Caso Cospito, Nordio: “Il 41 bis non è in discussione”
Alfredo Cospito resta al 41 bis. Lo ha confermato oggi Carlo Nordio nella sua informativa alla Camera. Il ministro della Giustizia ha detto di non essere, per ora, in grado di esprimersi sulla richiesta di revoca dell’isolamento, perché attende ancora il parere del procuratore generale di Torino che dovrebbe arrivare domani.
Nel suo intervento, però, Nordio ha voluto sottolineare con forza che la decisione non sarà condizionata dallo stato di salute del militante anarchico, in sciopero della fame da oltre 100 giorni, e che la possibilità di modificare il 41 bis è “inesistente”.
Nella sua informativa Nordio ha poi accennato alla bufera politica che ha investito i due deputati di Fratelli d’Italia, Andrea Del Mastro e Giovanni Donzelli.
Ieri alla Camera Donzelli ha raccontato il contenuto di un presunto dialogo tra un camorrista e Alfredo Cospito, che gli era stato riferito dal sottosegretario alla giustizia Del Mastro. I magistrati dovranno accertare se quell’informazione fosse secretata.
Anche in questo caso, Nordio ha preferito non esprimersi perché – ha detto – c’è un’inchiesta aperta.
Le parole di Donzelli hanno innescato le proteste delle opposizioni che hanno chiesto le sue dimissioni e quelle di Del Mastro.
Dopo le critiche, adesso Giorgia Meloni cerca di smorzare il caso.
(di Luigi Ambrosio)
Oggi Cospito ha ricevuto la visita nel carcere di Opera del consigliere lombardo Michele Usuelli. “Io voglio vivere”, ha detto il militante anarchico, secondo quanto riferito dall’esponente di +Europa. “È apparso molto lucido. Sente la responsabilità della sua iniziativa per l’umanizzazione del 41 bis, pur comprendendo la necessità di impedire la comunicazione tra i detenuti al carcere duro e il mondo esterno”, ha detto Usuelli.
Oggi le organizzazioni A Buon Diritto, Amnesty International Italia e Antigone hanno inviato una lettera a Nordio, esprimendo forte preoccupazione per la vita di Cospito e chiedendo per lui la revoca del 41 bis.
L’occidente sempre più freddo sull’invio di caccia a Kiev
(di Emanuele Valenti)
In questo momento il punto di equilibrio tra la pressione russa lungo la linea del fronte, le difficoltà dell’esercito ucraino, le nuove armi promesse dall’Occidente sta producendo un quadro diverso da quello delle scorse settimane.
Gli ucraini non sono più in grado di attaccare e stanno provando in tutti i modi a tenere le loro posizioni.
Nelle ultime ore il fuoco russo è stato particolarmente intenso sulla città di Kherson, nel sud, e intorno a Bakhmut, nel Donbas. Dopo mesi di combattimenti le truppe di Mosca e i miliziani di Wagner avrebbero preso alcuni villaggi a sud e a nord della città. Secondo loro Bakhmut sarebbe circondata. La pressione russa è forte anche ad Avdiivka, di fronte alla città di Donetsk, e a Vuhledar, poco più giù.
Al momento gli ucraini possono solo resistere. Le nuove armi occidentali – a partire dai carri armati – non arriveranno subito. E nonostante il pressing diplomatico non è il momento dei caccia, gli aerei da guerra. Oggi lo ha detto anche il vice-cancelliere tedesco, Habeck, a Berlino uno dei politici che hanno sempre sostenuto il supporto militare a Zelensky. “Sarebbe un passo troppo rischioso”. Qui c’è il solito calcolo occidentale: evitare che il conflitto esca dai confini ucraini.
Ma il supporto militare continuerà. Secondo anticipazioni di stampa nel nuovo pacchetto di aiuti dell’amministrazione Biden ci saranno anche dei razzi a lunga gittata, in grado di colpire fino a 150 chilometri di profondità, il che vorrebbe dire cambiare in maniera importante le dinamiche della guerra nel sud-est.
L’Italia è l’unico paese dell’Europa occidentale con un’inflazione a due cifre
L’inflazione continua a frenare grazie al calo dei beni energetici, ma non in modo uguale in tutta Europa. L’Italia resta l’unico paese dell’Europa occidentale con un’inflazione a due cifre: 10,1% a gennaio contro una media dell’Eurozona all’8,5%.
La Spagna è al 5,8%, la Francia al 7%. Il calo dei beni energetici, in Italia si fa sentire meno, complici le scelte del governo in Manovra, anche quelle sulle accise.
Restano fermi invece i salari, mentre le imprese continuano a bloccare i rinnovi contrattuali.
(di Massimo Alberti)
Il dato di oggi dell’inflazione conferma che l’Italia segue una strada diversa rispetto all’Europa, in misura minore sulla crescita, in modo più ampio sull’andamento dei prezzi dove ad oggi siamo l’unico paese con l’inflazione in doppia cifra. Il calo dei prezzi deriva dal calo dei beni energetici dovuto all’inverno mite che ne ha fermato la domanda. E questo resta il punto dolente proprio dell’Italia. Se altri paesi si son mossi con forme di tetto ai prezzi dell’energia, da noi il cambio di indicizzazioni e le scelte in manovra non hanno dato la stessa spinta al ribasso. Non ultima la questione accise, con Istat che scrive chiaramente che “si accentua la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti. A contribuire ad un’inflazione più elevata sono anche gli alimentari lavorati, i servizi dell’abitazione, i beni ad alta frequenza di acquisto, da cui derivano 2 problemi: tengono alta la cosiddetta inflazione di fondo che addirittura sale di 2 decimi, cioè quella al netto di energetici e alimentari freschi a cui guarda la Bce per le scelte di politiche monetaria, fino ad oggi praticamente irrilevanti sulla frenata dei prezzi. E pesano sul carrello della spesa che frena in proporzione minore, andando quindi ad incidere di più sulle fasce di reddito più basse, e sui salari reali, che nel 2022 hanno registrato una perdita secca del 7,6%. Con le imprese, che mentre continuano a scaricare sul consumatore finale l’incremento dei prezzi alla produzione, continuano invece a bloccare i rinnovi contrattuali di quasi 7 milioni di lavoratori.
L’associazione Genitori Tarantini contro il decreto “salva Ilva”
Oggi l’associazione Genitori Tarantini ha lanciato un appello alla mobilitazione di tutta la città contro il decreto “salva Ilva” approvato dal Governo Meloni e che verrà votato dal parlamento il prossimo 5 marzo. Nel decreto oltra al prestito ponte da 680 milioni per le acciaierie è previsto anche lo scudo penale. “una condanna a morte per tutti noi” denuncia l’associazione. Massimo Castellana è il portavoce dell’associazione “Genitori Tarantini”.