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L’invasione di Rafah sembra inevitabile, il “decreto primo maggio” e le altre notizie della giornata

Medio Oriente, CASE ABBATTUTE NELLA STRISCIA DI GAZA

Il racconto della giornata di martedì 30 aprile 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il premier israeliano Netanyahu ha ribadito la sua posizione sull’invasione di Rafah: “Si farà, con o senza accordo”. Il consiglio dei ministri ha varato il cosiddetto “decreto primo maggio”. L’accordo principale raggiunto dal G7 clima ed energia prevede lo stop al carbone entro il 2035. Il tema della sicurezza è stato toccato oggi dal presidente della repubblica Mattarella in un discorso alla vigilia del 1° maggio. In Italia non c’è mai stato un così alto numero di disoccupati. Matteo Salvini ha presentato il suo nuovo libro insieme al generale Roberto Vannacci.

Netanyahu: “L’invasione di Rafah si farà, con o senza accordo”

“L’invasione di Rafah ci sarà, con o senza accordo”. Il premier israeliano Netanyahu ha ribadito oggi la sua posizione, mentre al Cairo si sono conclusi i colloqui con Hamas per cercare di arrivare ad un’intesa che preveda il rilascio degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco. Il gruppo palestinese ha lasciato oggi la capitale egiziana e ha promesso una risposta alla proposta israeliana entro domani sera. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana, John Kirby, in un briefing con i giornalisti, ha detto che gli Stati Uniti restano contrari ad un’operazione nella città, dove più di un milione di palestinesi trovano rifugio.
Sentiamo Eric Salerno, giornalista, scrittore, a lungo inviato nella regione

Questa sera arriverà in Israele anche il segretario di stato americano Antony Blinken, che domani incontrerà anche Netanyahu. Sul premier Israeliano pesa anche la possibilità dell’emissione di un mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionale, che Netanyahu ha accusato di antisemitismo.

Intanto cresce la tensione nei campus americani dove da giorni proseguono le proteste contro il massacro in corso a Gaza. Oggi decine di studenti della Columbia University hanno occupato un edificio dell’ateneo, mentre le autorità hanno chiuso il campus della Portland State University dopo che gli studenti hanno fatto irruzione nella sua biblioteca, e diverse persone sono state arrestate dalla polizia in California e Carolina del Nord. Nuovi sit in sono poi stati organizzati nelle università di New Orleans e nel sud della Florida. In 11 giorni, più di 900 studenti sono stati arrestati durante le manifestazioni sparse in tutto il paese.
 

Il magro decreto fiscale del governo

Il consiglio dei ministri ha varato il cosiddetto “decreto primo maggio”, quello che l’anno scorso aveva cancellato il reddito di cittadinanza e confermato il taglio del cuneo fiscale. Anche quest’anno non sono mancati fondi alle imprese e un bonus elettorale, ma il piatto piange. C’è “un’attenzione maniacale ai conti pubblici” dice il viceministro Leo. Tradotto: incombe una procedura d’infrazione e il nuovo patto di stabilità, per cui il “decreto primo maggio” è piuttosto magro. E così il bonus 100 euro da bonus 13me diventa bonus befana, per motivi di bilancio la deduzione darà nel 2025 “per fare un regalo al figlio”, dice il ministro. Riguarderà circa 1 milione di famiglie monoreddito sotto i 28mila euro con figli. Ma se c’è stata difficoltà a trovare 100 milioni per un provvedimento elettorale, figuriamoci il resto. Leo però si spinge comunque in là: vogliamo confermare l’accorpamento da 4 a 3 aliquote Irpef e spingerci oltre, dice. Direzione flat tax quindi, con quali soldi, in vista del piano di rientro dal deficit, visto che col deficit per un anno era fin qui finanziato, non è dato sapere. In una partita di giro il governo ha rispolverato anche il già approvato incentivo alle imprese che incrementano gli assunti a tutele crescenti, a sud, per i giovani, o donne con figli. Solo che ancora non c’è: Leo ha dovuto ammettere che “il superbonus imprese” visto che il credito di imposta potrà arrivare al 120%, non solo è una norma già esistente, ma il decreto interministeriale che ne fissa le regole di applicazione deve in realtà ancora arrivare. Norma in ogni caso discutibile nel merito: le analisi su incentivi analoghi in passato, dicono che le imprese avrebbero fatto comunque le assunzioni anche senza incentivi, che funzionano su una platea molto mirata, ma non incidono sui salari. In questo caso verranno usati da una parte i fondi di coesione, dall’altra un riordino della tassazione alle imprese. La pochezza del decreto che dovrebbe servire da propaganda elettorale conferma le difficoltà del governo con i conti pubblici, già evidenziate col Def. Soprattutto fa intuire un autunno piuttosto complicato, anche per le scadenze europee, quando si dovranno trovare i soldi per la manovra economica.
 

G7 clima ed energia, stop al carbone entro il 2035

(di Luigi Ambrosio)
Stop al carbone entro il 2035. È questo l’accordo principale raggiunto dal G7 clima ed energia che si è svolto a Torino. I sette Paesi si sono impegnati a “eliminare progressivamente la generazione di energia a carbone durante la prima metà degli anni 2030 o in un periodo coerente con il mantenimento dell’aumento della temperatura entro un grado e mezzo”. Questo quanto si legge nel documento finale del summit. Un passo avanti soprattutto per Giappone e Germania, i principali utilizzatori di energia a carbone, ma – secondo le organizzazioni ecologiste – servono ora più sforzi per pianificare l’uscita anche dagli altri combustibili fossili, come il gas e il petrolio.
Maria Grazia Midulla, responsabile clima ed energia del WWF.

Il tema della sicurezza sul lavoro al centro del discorso di Mattarella alla vigilia del 1° maggio

(di Luigi Ambrosio)
Se non venisse citata la fonte, quello di Mattarella di oggi suonerebbe quasi come il discorso di un leader dell’opposizione. È una iperbole, il capo dello stato fa semplicemente il suo mestiere. Ma spicca, in questa fase, come se assumesse un ruolo di supplenza alle opposizioni.
Mattarella è andato in visita in Calabria alla vigilia del primo maggio e ha denunciato: le morti sul lavoro; il caporalato e lo sfruttamento dei migranti; la mercificazione del lavoro. Ha definito i sindacati un interlocutore insopprimibile per il progresso. E fin qui, si potrebbe parlare di intervento canonico.
Poi però Mattarella si è spinto su temi più direttamente legati all’attualità politica. A cominciare dall’autonomia differenziata. Ieri l’autonomia differenziata è arrivata alla discussione in aula, alla Camera, al culmine degli attacchi da parte delle opposizioni per le forzature cui abbiamo assistito in commissione.
“Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni e agli altri”. Parole che sono state sottolineate da un applauso. A Calderoli e ai leghisti invece sono fischiate le orecchie.
Tornando al lavoro, Mattarella ha ricordato come perdurino le difficoltà per chi ha una disabilità: inevitabile pensare alla polemica dei giorni scorsi, sollevata dal generale Vannacci che vorrebbe chiudere in classi separate i disabili a scuola.

 

Il primo maggio del lavoro povero

(di Massimo alberti)
Partiamo da due dati. L’Italia sta battendo ogni record di occupazione: non abbiamo mai avuto un numero così alto di occupati. Ma l’Istat ci dice che la povertà aumenta in proporzione in modo consistente proprio tra chi lavora. Il lavoro sottopagato tocca ormai un lavoratore regolare su tre, al netto del sommerso, quindi cifre ampiamente sottostimate. Come ci siamo arrivati? Le forme che assume il lavoro povero vanno dalle illegalità evidenti, caporalato o intermediazione di manodopera, sotto inchiesta in diversi settori: logistica, tessile, grande distribuzione. A forme perfettamente legali e persino firmate dai sindacati confederali, come il contratto dei servizi fiduciari o il famigerato multiservizi, al sotto impiego del part-time involontario, alla precarietà più o meno “estrema”, che va dai contratti anche di pochi giorni, al lavoro autonomo sfruttato. Siamo il paese dell’Europa industriale con costo del lavoro e salari più bassi e se guardiamo ai bilanci delle imprese, con la la quota profitti più alta che, come certifica Istat, erode proprio gli stipendi. Le riforme di questi anni hanno permesso alle imprese di campare di basssi salari e avere alti margini di profitto senza investire: leggi sul precariato, nanismo di impresa, sussidi a pioggia senza sostanziali vincoli, solo l’anno scorso 55 miliardi. Ma l’industria non può competere sul costo del lavoro con Cina o Est Europa. E infatti ci stiamo deindustrializzando, spostando quote di lavoro da settori ad alto valore aggiunto a settori di lavoro povero:dismettiamo operai e produciamo baristi e camerieri. I giovani lo hanno capito: lasciano e rifiutano il lavoro, e spesso l’Italia. La politica no: alimenta la retorica dei fannulloni, ma guai a cambiare strada. Col risultato che il lavoro non è più strumento di emancipazione. Ma sfruttamento in senso tecnico, estrazione di valore che non redistribuisce ricchezza, ma la concentra ancor più in mano a pochi. A sinistra dovrebbe essere la priorità.

 

Matteo Salvini ha presentato il suo libro insieme a Vannacci

Una sala piena di giornalisti e simpatizzanti, ma vuota di esponenti leghisti, in particolare quelli del Nord, mancavano infatti i due capigruppo Molinari e Romeo e quella parte della Lega, veneta e lombarda, che con più forza e pubblicamente ha contestato la candidatura del generale Vannacci. Il generale scelto da Salvini come outsider oggi ha evitato di ripetere la sua proposta di classi separate per i disabili, ma si è cimentato in un repertorio altrettanto reazionario, dai crocefissi nelle scuole, alla sicurezza dei confini, alle radici giudaico cristiane riprese poi da Salvini con l’immancabile accusa dei finanziamenti di Soros alla sinistra. Le uscite discriminatorie di Vannacci rimangono però nell’aria, non sono state sconfessate, in prima fila c’era il ministro Valditara, il quale ha rassicurato che Vannacci è caduto in un equivoco, ma il ministro dell’Istruzione, anche lui leghista, fu il primo a parlare di classi differenziali per alunni stranieri. È la campagna elettorale della Lega, di ultra destra, contro l’Europa, contro le regole imposte da Bruxelles che per Matteo Salvini sono lacci, catene contro cui lui combatte al punto che non potendo lasciare oggi le promesse elettorali solo a Giorgia Meloni con il bonus di 100 euro, lui si lancia nella promessa di sanare tutti gli abusi edilizi di piccola misura, stanze, muri, e così via, intestandosi una promessa che per lui dovrebbe valere molti voti. Il capo della Lega ha assicurato che le europee non cambieranno gli equilibri del governo, non ci saranno conseguenze, ma è all’elettorato di Meloni, che si sente tradito dalle scelte in ambito europeo, che Salvini punta. Dopo l’incontro il leader della Lega ha riunito l’assemblea federale per definire le liste, che confermano la candidatura di Vannacci come capolista nel Centro e nel Sud e tre manifestazioni finali a Milano, Roma e Bari.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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