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Le ultime e cruciali ore per il Ddl Zan, Catania colpita da un violento nubifragio e le altre notizie della giornata

Nubifragio Catania ANSA

Il racconto della giornata di martedì 26 ottobre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. L’intervista dello chef Alessandro Borghese ha riaperto il dibattito in Italia sui sui giovani che rifiutano gli orari massacranti e gli stipendi sottopagati che offre la ristorazione. Ad un anno dall’approvazione alla Camera e dopo numerosi rinvii, il DDL Zan contro l’omotransfobia arriva domani al Senato, ma il rischio che il testo finisca su un binario morto non è così remoto. Con l’85% di popolazione vaccinata, in Italia si inizia a discutere della possibilità di estendere a tutti anche la terza dose. Dopo la sentenza del gennaio scorso, si apre domani a Londra il processo d’appello per l’estradizione del fondatore di Wikileaks Julian Assange negli Stati Uniti. Il colpo di stato in Sudan non è stato un fulmine a ciel sereno. Gli eventi delle ultime settimane avevano segnalato una situazione piuttosto critica: ecco cosa sta succedendo. L’Italia ha deciso di candidare “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino agli Oscar 2022. L’annuncio ufficiale sarà il 6 febbraio del 2022 e la cerimonia il 27 marzo. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Le ore cruciali per il DDL Zan contro l’omotransfobia

Sono ore cruciali per il DDL Zan contro l’omotransfobia: in Commissione Giustizia al Senato la riunione con i capigruppo, convocata dal relatore del provvedimento, il leghista Andrea Ostellari, è stata sospesa dopo un’ora, e riprenderà in serata. L’obiettivo dichiarato da Ostellari è quello di tentare una mediazione in extremis sul disegno di legge; l’incontro è durato circa un’ora, con toni molto accesi. 
Hanno partecipano tutti i capigruppo, tranne quelli di M5s e LeU/Gruppo Misto, in protesta contro la “tagliola”, cioè la richiesta del non passaggio agli articoli del DDL in Aula, avanzata da Lega e FdI.
Ad un anno dall’approvazione alla Camera, e dopo numerosi rinvii, il testo arriva infatti domani al Senato, ma, se dovesse passare la richiesta delle destre porterebbe la legge definitivamente su un binario morto.
Spinto dal suo partito, il padre del DDL, il deputato PD Alessandro Zan ha aperto il testo a nuove modifiche ma chiede che venga ritirata la tagliola. Sentiamolo ai microfoni di Anna Bredice:


 

Ancora nessun accordo tra governo e sindacati sulle pensioni

(di Anna Bredice)

Ad incontro in corso viene fatta trapelare dal governo la decisione di prorogare per un anno le due misure in scadenza a dicembre, Ape sociale e Opzione donna, una richiesta che arrivava in particolare dal Ministro del Lavoro Orlando, che sa bene che il segretario del suo partito, Enrico Letta, aveva appena bocciato l’idea di draghi delle quote per tonare poi alla legge Fornero. Ma l’ostacolo più difficile in queste ore per il presidente del Consiglio sono i sindacati, ancora a Palazzo Chigi, uniti nel dire no alla sua proposta di tornare alla legge Fornero attraverso vari scalini, da quota 102 a 104 per poi arrivare ai 67 anni, mettendo sul tavolo anche la minaccia dello sciopero generale. L’idea dei sindacati sulle pensioni è diversa, chiedono una riforma complessiva con due punti certi: andare in pensione a 62 anni con almeno 20 anni di contributi e poi “quota 41 anni”, si esce dal lavoro indipendentemente dall’età, ma con 41 anni di lavoro. E poco fa Salvini, quasi in una rincorsa e una gara con i sindacati, ha rilanciato anche lui “quota 41”. In questo autunno tra Green Pass e proteste sociali, i sindacati non vogliono rinunciare a portare avanti una battaglia importante per loro, quella delle pensioni, lasciandola solo ai partiti. Ma si tratta una riforma che presuppone un tempo che non è quello di una manovra di bilancio da approvare dopodomani e soprattutto parecchi miliardi per sostenerla. Ci sarà un punto di caduta di tutte le proposte sia della maggioranza di governo che dei sindacati per arrivare a giovedì con la manovra economica approvata, ma i sindacati, che pure si erano lamentati di non essere stati coinvolti sia durante il governo Conte che ora nel creazione del Recovery Fund, mostrano di voler esserci e la manifestazione di solidarietà ai sindacati dopo l’assalto di Forza Nuova con l’abbraccio tra Landini e Draghi per il segretario della Cgil è un segno di forza e di presenza.

Catania travolta dall’acqua. Il sindaco ordina la chiusura dei negozi

Catania oggi è stata letteralmente sommersa dall’acqua, dopo tre giorni di pioggia battente che ha colpito la Sicilia orientale. Le strade si sono trasformate in fiumi, allagata piazza Duomo e lo storico mercato della Pescheria. Sott’acqua anche il pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Garibaldi. C’è una vittima, un uomo di 54 anni sceso dalla sua auto e travolto dall’acqua.
Il sindaco Salvo Pugliese ha invitato tutti i cittadini a non uscire di casa e ha firmato un ordinanza di chiusura di tutti i negozi, ad eccezione di farmacie, prodotti alimentari e beni di prima necessità. Le zone maggiormente colpite dal nubifragio oltre Catania sono quelle a Sud del capoluogo etneo. Criticità sono segnalate anche nel Messinese. A Catania abbiamo raggiunto Alfredo Ruiz, giornalista del “Giornale di Sicilia”:


 

L’Italia si avvia verso una terza dose di vaccino per tutti

Con l’85% di popolazione vaccinata oggi invece in Italia si discute di terza dose, lo ha fatto stamattina il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Verosimilmente la terza dose sarà necessaria per tutti, entro l’anno si procederà a somministrare la terza dose per anziani e personale sanitario. Poi da gennaio al resto della popolazione“, ha detto Sileri.
Il terzo richiamo ad ora è previsto per over 65, ospiti RSA, immunodepressi e personale sanitario. Della prospettiva di estenderlo a tutta la popolazione abbiamo parlato con Stefania Salmaso, epidemiologa delle malattie infettive

:

“La fine della pandemia è lontana” secondo l’Oms; “Sebbene siano stati compiuti progressi attraverso una maggiore diffusione di vaccini e terapie anti COVID-19, l’analisi della situazione attuale e i modelli di previsione indicano che la pandemia è lontana dall’essere finita”. È quanto si legge in una nota del Comitato di emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità. 

A livello europeo resta preoccupante la situazione nelle regioni orientali, con Bulgaria e Romania che continuano a presentare contagi in crescita, anche a causa dei bassi livelli di immunizzazione della popolazione, di poco sopra al 30%.

Anche in Italia si inizia a parlare delle “grandi dimissioni”

(di Massimo Alberti)

Alessandro Borghese è un volto noto della televisione, oltre che delle cucine. Una sua intervista ha riaperto il dibattito sui giovani che non vorrebbero lavorare. Il tele-chef dice di faticare a trovare collaboratori perché i giovani – a ragione – rifiutano gli orari massacranti e gli stipendi sottopagati che offre la ristorazione, e di aver perso collaboratori per lo stesso motivo. Ammettendo quindi che lui stesso non offriva condizioni migliori. Un tema che non riguarda solo la ristorazione, e che in altri paesi è già un fenomeno di massa.
Great Resignation. Negli USA questo fenomeno sociale ha anche un nome. Le grandi dimissioni. Decine di milioni di persone, che hanno detto basta, lasciando lavori gravosi e bassi salari, rimettendo al centro la propria qualità della vita. La risposta del presidente Biden è stata un duro richiamo alle imprese: Pay them more. Pagateli di più. In Italia, considerato la forte disoccupazione, la protesta silenziosa contro il lavoro sottopagato sembra tradursi nel suo rifiuto. Non esistono statistiche ma diversi indizi fanno riflettere. Proprio nella ristorazione, un numero cospicuo di persone nel post pandemia ha scelto di non rientrare al lavoro, racconto sui social la propria storia, rifiutando il binomio vita insostenibile-lavoro sottopagato ammesso con candore da Chef-Borghese. Paradossalmente il piangisteo che ci siamo trascinati tutta l’estate, gli imprenditori che incolpavano il reddito di cittadinanza – che riguarda poco i giovani visto che oltre 6 domande su 10 sono di over 40 – per chi lo ha voluto vedere ha evidenziato l’esatto opposto: un mondo del lavoro fatto di paghe da fame e orari improponibili. Che iniziano a venir rifiutati. Le agenzie interinali segnalano un fenomeno simile che riguarda gli under 30, per le medesime ragioni: salari bassi, orari, distanze, insomma qualità della vita e giustizia. Ma qui da noi la risposta della politica a salari da fame e condizioni che rasentano lo sfruttamento non si rivolge alle imprese, come il pur moderatissimo Biden: il ritornello è producete di più, tagliamo le tasse, abbassiamo i costo del lavoro, in cui per altro siamo già ai livelli più bassi d’Europa. È un tema che dovrebbe esser centrale per sindacati e politica di sinistra, incapaci invece di intercettare quel disagio, per trasformare la protesta silenziosa nell’unica via d’uscita possibile: la rivendicazione collettiva.

Cosa c’è dietro al colpo di stato in Sudan

(di Emanuele Valenti)

Il colpo di stato in Sudan non è stato un fulmine a ciel sereno. Gli eventi delle ultime settimane avevano segnalato una situazione piuttosto critica, e in realtà l’instabilità è sempre stata una costante dalla caduta del dittatore Omar al-Bashir nella primavera del 2019. Quello che sta succedendo in queste ore, poi, ci dice alcune cose sul Sudan e più in generale sulle dinamiche politiche e sociali in una determinata area geografica tra il Nord Africa e il Medio Oriente.

 Ma andiamo con ordine. La mossa dell’esercito sudanese interrompe l’esperimento della condivisione del potere tra militari e civili cominciata due anni fa, poco dopo l’uscita di scena di Omar al-Bashir che era stato al potere per 30 anni, dal suo colpo di stato nel 1989.
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Julian Assange rischia ancora l’estradizione negli USA: al via il processo d’appello

(di Martina Stefanoni)

“Le condizioni psicologiche di Jiulian Assange sono tali da rendere pericolosa una sua estradizione negli Stati Uniti d’America”. Con queste parole, pronunciate a inizio anno da Vanessa Baraitser, giudice del Tribunale penale di Londra, si era concluso il processo per l’estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, dove è accusato di spionaggio. Gli USA, però, hanno fatto appello alla sentenza, e domani, all’High Court di Londra, inizierà il processo, che durerà due giorni. Da gennaio, però, alcune cose sono cambiate, e si sono aggiunti degli elementi che potrebbero cambiare le carte in tavola, sia da un lato che dall’altro. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

L’Italia candida “È stata la mano di Dio” di Sorrentino agli Oscar 2022

(di Barbara Sorrentini)

Paolo Sorrentino ci prova con il secondo Oscar. Dopo “La grande bellezza”, miglior film straniero nel 2014, la commissione di selezione istituita dall’Anica su richiesta dell’Academy ha deciso di candidare per l’Italia “È stata la mano di Dio”. L’annuncio ufficiale sarà il 6 febbraio del 2022 e la cerimonia il 27 marzo. Già Leone d’Argento e Coppa Mastroianni per il protagonista Filippo Scotti al Festival di Venezia, questo è il film più personale di Sorrentino, che prende ispirazione dalla propria biografia e dalla tragedia che ha segnato la sua vita e carriera cinematografica. Al centro del film la Napoli degli anni ’70-’80, con una galleria di personaggi grotteschi che fanno da contraltare al dramma del protagonista. Un ritorno nella sua città dopo molti anni, spiega Paolo Sorrentino.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 48 le vittime per COVID comunicate oggi in Italia. Salgono di 3 unità i posti occupati in terapia intensiva, 25 in più i ricoveri nei reparti ordinari. I nuovi positivi sono invece 4.054, ieri erano stati molti meno, 2.535. L’aumento è però legato anche al record di tamponi effettuati: quasi 640mila, il triplo rispetto a ieri. Un numero che è spinto in alto dalle richieste di Green Pass e che sta permettendo di tracciare e contenere il virus. Il tasso di positività oggi infatti scende allo 0,6%, rispetto all’1,1% di ieri
La fotografia dell’Italia di oggi rispetto a quella di un anno fa è però molto diversa: il 26 ottobre 2020 entrava in vigore il Dpcm che chiudeva palestre e piscine, sale giochi e centri scommesse, e disponeva la chiusura di bar e ristoranti alle 18.

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