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L’accordo UE per ridurre il consumo di gas, l’obiettivo del PD, il silenzio di M5S e le altre notizie della giornata

accordo GAS UE ANSA

Il racconto della giornata di martedì 26 luglio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. I paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto oggi un accordo per ridurre il consumo di gas naturale del 15% entro il 31 marzo 2023. La direzione nazionale del PD ha dato a Letta i mandati che il segretario chiedeva: un mandato a trattare con le mani libere sulle alleanze e un mandato a candidarsi di fatto a correre come leader candidato a Palazzo Chigi. Da due giorni, invece, il Movimento 5 Stelle è di fatto in silenzio stampa. In Lombardia, invece, la vicepresidente della giunta regionale Letizia Moratti aspetta un chiarimento dal centrodestra sulla sua ipotesi di candidatura alla presidenza nel 2023. Continua l’arrivo di migranti verso Lampedusa, dove si tenta di alleggerire la pressione sull’hotspot, che con gli sbarchi degli ultimi giorni ha raggiunto oggi le 2.200 persone. Le nuove regole per la quarantena dei positivi asintomatici nei prossimi giorni e non è esclusa una riduzione dell’isolamento per chi è positivo e non ha sintomi. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’accordo dei Paesi UE per ridurre il consumo di gas

I paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto oggi un accordo per ridurre il consumo di gas naturale del 15% entro il 31 marzo 2023. L’accordo nasce da una proposta della Commissione Europea, che è stata riadattata per andare incontro alle diverse necessità dei paesi membri.
Rimane, come dicevamo la riduzione del 15%, ma per il momento solo su base volontaria. L’introduzione dell’obbligo scatterebbe con il sistema di allarme, che però, a differenza di quanto proposto dalla Commissione, verrebbe introdotto solamente se 5 paesi lo richiederanno e dovrà comunque essere approvato dal consiglio europeo. E quindi lo snodo cruciale passerà dai governi, che in questo modo mantengono più potere rispetto a quanto era stato pianificato dalla Commissione. Poi diciamo che il piano viene indebolito anche da tutta una serie di deroghe ed esenzioni che sono state introdotte e che non erano previste. Queste deroghe riguardano innanzitutto gli Stati membri poco interconnessi alle reti del gas del resto dell’Europa come Spagna e Portogallo (che infatti erano stati i primi a opporsi al piano della Commissione), poi i paesi baltici, che invece hanno reti elettriche non sincronizzate con il sistema elettrico europeo. E poi ci sono deroghe anche per i paesi con stoccaggi superiori all’80%, che potranno limitare il taglio dei consumi al 7% invece che al 15%.
Il piano comunque è necessario ora più che mai, perché da domani la Russia taglierà il flusso di gas di Nord Stream del 20% portandolo al 20% della capacità. Oggi il prezzo del gas ha nuovamente toccato massimi storici arrivando a 200 euro per megawattora.
Abbiamo chiesto una valutazione del piano a Gianni Silvestrini, presidente del Kyoto Club:


 

Puntare a una non sconfitta: l’obiettivo di Letta

(di Luigi Ambrosio)

Limitare i danni della sconfitta. Letta oggi ha lanciato la battaglia per vincere le elezioni politiche, ma basta convincere un deputato PD a dare l’interpretazione autentica del momento, fuori registrazione, e la descrizione della realtà è un’altra: “Puntiamo a 180 seggi noi e 220 loro, qui alla Camera”.
La direzione nazionale del PD ha dato a Letta i mandati che il segretario chiedeva: un mandato a trattare con le mani libere sulle alleanze e un mandato a candidarsi di fatto a correre come leader candidato a Palazzo Chigi. Letta li ha chiesti usando un termine inglese: “Voglio essere il front runner”.
E sulle alleanze, il segretario PD ha detto che si tratterà solo di alleanze elettorali. Nessun impegno per il dopo. [CONTINUA A LEGGERE]

Il silenzio del Movimento 5 Stelle

(di Michele Migone)

Da due giorni il Movimento 5 Stelle è di fatto in silenzio stampa. Dovrebbe essere il contrario. Il tempo che ci separa dal 25 settembre è poco e la partenza della campagna elettorale avrebbe dovuto essere a razzo. Giuseppe Conte, invece, non si fa sentire. Riflette su come gestire al meglio questi due mesi di corsa in solitudine dopo il no di Letta a un’alleanza con i grillini. Ma soprattutto Conte deve organizzare un partito che organizzato non è. La scelta di Beppe Grillo di dire no al terzo mandato gli ha creato una montagna di problemi in più. Dentro il Movimento si discute di questo: di chi sarà messo in lista. Molti di coloro che lo hanno appoggiato nello strappo con il governo chiedono una deroga al vincolo del secondo mandato. Che Grillo, invece, non vorrebbe dare. Solo pochi, fortunati eletti, potrebbero averla. Ma tutti gli altri dei gruppi parlamentari? Il malumore è molto forte. Conte deve deve placarlo e non sa bene come fare. Di fatto, in questo momento la sua attenzione rischia di essere più concentrata sulla questione dei mandati che sugli slogan della campagna. Il no di Grillo crea un altro problema. Le liste devono essere presentate entro il 12 agosto. Si tratta di avere sul territorio un personale politico credibile e adeguato. Chi ha esperienza, rischia invece di rimanere a casa. A chi andranno i seggi sicuri? Insomma, le tensioni sono acute nel Movimento Cinque Stelle. Ma Giuseppe Conte le affronterà solo al suo ritorno a Roma. Secondo il quotidiano La Repubblica l’ex presidente del consiglio dal 25 luglio si è preso una vacanza di una settimana nella natia San Giovanni Rotondo.

L’incognita della vicepresidente della Lombardia Letizia Moratti

(di Fabio Fimiani)

In Lombardia è sempre più scontro tra la vicepresidente della giunta regionale Letizia Moratti, che aspetta un chiarimento dal centrodestra sulla sua ipotesi di candidatura alla presidenza nel 2023, “dopodiché – ha dichiarato – si riterrà libera e indipendente di fare le proprie scelte”.
La storica roccaforte del centrodestra è uno dei luoghi dove le fuoriuscite da Forza Italia e le prese di posizione pubbliche di associazioni del mondo produttivo contro la caduta del governo sono state inattese. Senza contare i silenzi, oppure quanto si discute nel chiuso delle chat.
Brescia è un epicentro, con Confindustria preoccupata dal caro energia e scarsità di materie prime, mentre l’ex ministra Maria Stella Gelmini e l’ex assessore regionale alla casa Alessandro Mattinzoli hanno lasciato Forza Italia, probabilmente verso Azione.
Anche amministratori locali non nascondono il dissenso. Il rischio di perdere i fondi di governo e regione per otto mesi di campagna elettorale continua pesa.
E la vicepresidente Letizia Moratti è un’incognita, visto che in attesa di un chiarimento ha lanciato un ultimatum politico al centrodestra, ribadendo che lei “si è sempre considerata civica, e che gli schemi si stanno sfaldando e ricomponendo”.
La ex sindaca di Milano, ex ministro all’università ed ex presidente Rai, fino a tre anni fa ai vertici di una delle banche simbolo del sistema produttivo lombardo e nazionale, la Ubi, radicata a Brescia e Bergamo, ora assorbita da Intesa San Paolo.
Una rete di relazioni e conoscenze che coincide parecchio con l’insoddisfazione che sta cercando referenti, e che il centrosinistra cerca, invano, di intercettare da tempo. Ma che è presente anche in Piemonte e Veneto, anche qui con prese di posizione come quella di Confcommercio.

Il flusso di migranti verso l’Italia non accenna a diminuire

Continua l’arrivo di migranti verso Lampedusa, dove si tenta di alleggerire la pressione sull’hotspot, che con gli sbarchi degli ultimi giorni ha raggiunto oggi le 2.200 persone. Sei volte la capienza massima, di 350 persone. 600 migranti sono stati trasferiti in giornata sulla nave Diciotti verso Porto Empedocle (Agrigento). Le autorità hanno stabilito il trasferimento di altre 300 persone. Tentare di svuotare l’hotspot è però difficile. Ma il flusso non accenna a diminuire considerate le condizioni meteo favorevoli alle partenze da Tunisia e Libia. A Lampedusa abbiamo raggiunto Marta Bernardini di Mediterranean Hope:


 

Presto le nuove regole per la quarantena dei positivi asintomatici

Nuove regole per la quarantena dei positivi asintomatici nei prossimi giorni. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha parlato di una riduzione dell’isolamento per chi è positivo e non ha sintomi. “Il passo successivo credo sia considerare l’ipotesi” per questi casi “di eliminare la quarantena”, ha continuato il sottosegretario. Un passo verso la normalizzazione del Covid-19 che però non è condiviso da tutti, soprattutto con l’andamento dei contagi. Sentiamo il commento del presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta:

È sempre il Gimbe a lanciare l’allarme sull’assenza di interventi su aerazione e ventilazione che ostacolano il rientro in classe senza mascherine per il terzo anno di fila. In un nuovo rapporto solo 9 scuole su 312 hanno installato sistemi di ventilazione meccanica controllata. Nella maggior parte dei casi ci si continua ad affidare al protocollo ‘finestre aperte’. Come sottolinea sempre Cartabellotta, questo approccio non è però sufficiente:


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 88.221 i nuovi contagi da COVID registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del Ministero della Salute. Ieri i contagiati erano stati 23.699. I morti 253, in aumento rispetto alle 104 di ieri. Il tasso è al 19,7%, stabile rispetto a ieri quando era al 19,3%. Sono stati eseguiti in tutto, tra antigenici e molecolari, 446.718 tamponi. Sono invece 434 i pazienti ricoverati in terapia intensiva – 8 in più di ieri -, mentre gli ingressi giornalieri sono 61. I ricoverati nei reparti ordinari sono invece 11.124, 43 in più rispetto a ieri.

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