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Il rumore per Giulia e le tante donne uccise, il cessate il fuoco sempre più vicino e le altre notizie della giornata

femminicidi sapienza ANSA

Il racconto della giornata di martedì 21 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il tema della violenza di genere resta al centro dell’attenzione in Italia, a pochi giorni dalla giornata internazionale dedicata a questo fenomeno e dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Come per altri 8 paesi, Bruxelles ha dato il via libera con riserva alla manovra finanziaria del governo Meloni, rimandando la finanziaria a ulteriori valutazioni l’anno prossimo. Un’importante azienda di componenti per auto del torinese, Te Connectivity, ha annunciato la chiusura: trasferirà le attività in Cina e Usa. Un accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi è più vicino che mai. Lo hanno detto oggi tutte le parti coinvolte nei negoziati. Oggi da Kiev Zelensky ha lanciato un appello all’Unione Europea perché apra il negoziato di adesione per l’Ucraina.

Un altro femminicidio e due aggressioni mentre il rumore per Giulia e le tante donne uccise non si ferma

A Fano, nelle Marche, un uomo di 70 anni ha ucciso la moglie ed è stato arrestato. Lei si chiamava Rita Talamelli e aveva 66 anni. Altri due arresti legati a violenze contro le donne sono avvenuti a Roma, dove un 34enne ha aggredito l’ex moglie, e a Erba, nel comasco, dove un 25enne ha lanciato dell’acido in faccia all’ex fidanzata di 23 anni. Le condizioni della ragazza non sono gravi. Il tema della violenza di genere resta al centro dell’attenzione, a pochi giorni dalla giornata internazionale dedicata a questo fenomeno e dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin.

(di Andrea Monti)

Il ministro dell’istruzione Valditara aveva invitato a fare silenzio per un minuto oggi nelle scuole. In una parte degli istituti è successo, in altri il minuto è stato di rumore, sulla scia della richiesta di Elena Cecchettin: “Per Giulia non fate silenzio, bruciate tutto”. Con la sorella della ragazza uccisa, ieri a Padova avevano manifestato migliaia di persone, soprattutto giovani. Camilla Velotta fa parte dell’esecutivo nazionale della Rete degli Studenti Medi:

In attesa di capire quanto saranno piene le piazze del 25 novembre e cosa succederà dopo, quando l’attenzione mediatica rischia di diminuire, colpisce un dettaglio dei tanti che emergono dalle indagini sul femminicidio di Giulia Cecchettin, dettagli che rischiano di alimentare una narrazione morbosa ma che in un caso possono avere un valore simbolico. Chi sta investigando ha trovato un pezzo di nastro adesivo, usato probabilmente per impedire alla ragazza di chiedere aiuto. Chi uccide perché non accetta le scelte di una donna vuole eliminarla, metterla a tacere. La voce di chi si sta mobilitando dice che il silenzio deve far posto al rumore, quello di chi è ancora in vita e non vuole più perderne altre di vite, quelle delle ragazze e delle donne che temono che un giorno tocchi anche a loro.

Oggi la commissione giustizia del Senato ha approvato una legge promossa dal governo e legata al cosiddetto codice rosso, un testo concentrato sulle misure repressive. Dal punto di vista culturale domani Valditara presenterà un progetto per le scuole superiori, con polemiche per un libro in cui un consulente coinvolto nell’iniziativa scrive frasi come “il diavolo è anche donna” e parla di “cattiveria” maschile e femminile. Anna Bredice:


 

L’accordo per un cessate il fuoco è sempre più vicino

Un accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi è più vicino che mai. Lo hanno detto oggi tutte le parti coinvolte nei negoziati, da Hamas al Qatar, al premier israeliano Benjamin Netanyahu fino al presidente statunitense Joe Biden. In queste ore alti funzionari del governo israeliano stanno tenendo una serie di incontri per discutere se accettare l’accordo. Pochi minuti fa si è concluso il gabinetto di guerra, e a breve dovrebbe riunirsi il governo.
Secondo quanto emerso dai media israeliani, l’accordo dovrebbe prevedere un cessate il fuoco di 4 giorni, il rilascio di 50 ostaggi israeliani tra donne e bambini e la liberazione di 150 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, soprattutto donne e minori. In più, ogni 10 ulteriori ostaggi rilasciati da Hamas dovrebbe esserci un altro giorno di tregua.
Non è la prima volta che si parla di svolte fondamentali nel raggiungimento di un accordo, che sono però sempre finite nel nulla. Questa volta, però, sembra diverso. Ne abbiamo parlato con Meron Rapoport, giornalista del quotidiano israeliano Haaretz:

Il cessate il fuoco viene atteso con grande apprensione dalla popolazione a Gaza dove la situazione umanitaria è drammatica. Oggi il ministero della salute della striscia ha aggiornato il bilancio dei morti a oltre 14mila, quasi seimila bambini.
Oggi è stato bombardato anche l’ospedale di Al Awda, nel nord della striscia, e almeno tre medici sono stati uccisi. Nel nord ormai non ci sono più ospedali funzionati ma anche al sud la situazione è molto complicata. A Khan Younis abbiamo raggiunto Sami, cooperante palestinese:


 

Il via libera con riserva di Bruxelles alla manovra di Meloni

È arrivato oggi l’atteso parere della Commissione europea sulla manovra italiana. Non è una bocciatura, ma nemmeno una promozione. Come per altri 8 paesi, Bruxelles ha dato il via libera con riserva, rimandando la finanziaria a ulteriori valutazioni l’anno prossimo. “Le risorse”, dice la Commissione, “sono state usate per fare nuove spese, anziché ridurre il debito”. L’invito a Roma è dunque quello di “tenersi pronta” ad adottare le misure necessarie. Non si tratta di una bocciatura ma di un invito alla prudenza, ha spiegato il commissario Gentiloni. Ma, nonostante le rassicurazioni, resta il rischio di una procedura di infrazione in primavera. Sentiamo Andrea Di Stefano:


 

Le crisi aziendali che il governo ignora: il caso di Te Connectivity

(di Massimo Alberti)

Un’importante azienda di componenti per auto del torinese ha annunciato la chiusura. Si chiama Te Connectivity, ha due stabilimenti a Collegno dove lavorano 300 persone che entro il 2025 perderanno il lavoro. In un comunicato col linguaggio burocratico-aziendalista, l’azienda, che produce connettori, parla della “necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive”. In altre parole: trasferirà le attività in Cina e Usa. Te Connectivity per ora manterrà gli stabilimenti di Chieti, Assago e Frascati. I sindacati hanno proclamato 8 ore di sciopero e picchetti ai cancelli. Da tempo l’azienda utilizzava ammortizzatori sociali, e nell’ultimo incontro con i sindacati aveva garantito di “mantenere la produzione in Italia”, ma senza chiarire dove. Quella di Te Connectivity è solo l’ultima di una lunga serie di crisi aziendali che continuano ad aprirsi aggiungendosi a quelle storiche.
C’è un paese reale ben distante dal “va tutto bene” raccontato dal governo. Il caso di Te Connectivity è solo l’ultimo. Non solo nuova conferma che il settore automotive, in Italia sia lasciato a se stesso, e smentita che una politica basata sulla riduzione del costo del lavoro possa mantenere le produzioni. Ma arriva in quadro dove, a fronte di un aumento nominale dell’occupazione,cioè chi ha avuto almeno un giorno retribuito, vede precarietà crescente e salari fermi. Quasi 7milioni di lavoratori hanno il contratto scaduto. Il mercato interno è fermo i fallimenti delle imprese sono aliti del 5,4 nel terzo trimestre. Non è un caso quindi che nuove crisi, per quanto dettate da scelte aziendali in un paese che ha abbandonato ogni politica industriale,si sommino alle storiche. Come l’ex Gkn di Campi Bisenzio o l’ex Ilva, o i 229 ex dipendenti della Marelli a Crevalcore e i 527 della Glencore a Portovesme, e i 420 della Lear di Grugliasco. Tra le piccole-medie è uno stillicidio. Ad esempio 79 licenziamenti alla Dl Radiators a Udine, 120 della multinazionale svizzera Hoppe, che fa maniglie, a Bolzano. Il tessile con 92 a rischio alla ex Tessitura Mottola di Taranto, 148 della Tessitura Monti di Belluno o 22 alla Biga Alata di Frosinone. E poi l’agroindustria, tra la Ghiott Dolciaria di Firenze o la Rosso Group di Torino. 120 licenziati a Venezia all’Hotel Bonvecchiati chiuso per passare da 4 a 5 stelle. L’editoria, con i 28 licenziamenti all’agenzia di stampa Dire, i 78 della Gazzetta del Mezzogiorno, o i 20 lavoratori della tipografia Sedit di Bari, o nella logistica con le chiusura di Geodis e Leory Merlin a Piacenza. Un elenco molto necessariamente parziale che vede poi uno sciame di aziende in cassa integrazione o contratto di solidarietà, senza un settore che ne resti fuori. Un’Italia in sofferenza che il governo ignora.
 

Il nuovo appello di Zelensky per l’adesione all’Unione Europea

Sono almeno 10.000 i civili uccisi in Ucraina dall’inizio del conflitto con la Russia, il 24 febbraio 2022. Lo afferma la Missione delle Nazioni Unite in Ucraina, che precisa però che questo numero indica solo le vittime certificate, e che il dato reale potrebbe quindi essere molto più alto. Intanto oggi da Kiev Zelensky ha lanciato un appello all’Unione Europea perché apra il negoziato di adesione per l’Ucraina.
Di fronte al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, Zelensky ha rivendicato le riforme realizzate e il rispetto delle raccomandazioni europee, nonostante il conflitto in corso.
“Farò il possibile perché a dicembre il Consiglio Europeo dia l’avvio ai negoziati”, gli ha risposto Michel davanti ai giornalisti, ammettendo però che la prossima riunione, in programma il 14 e il 15 dicembre, sarà molto complicata: per l’apertura del percorso serve l’unanimità dei 27 paesi membri, e ieri l’Ungheria ha ribadito di essere contraria. 


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