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Lo scontro verbale tra Biden e Putin, la manifestazione antifascista a Firenze e le altre notizie della giornata

Vladimir Putin parla all'assemblea federale

Il racconto della giornata di martedì 21 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La storia ricorderà il 24 febbraio 2022 come il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, ma è in questi giorni di un anno dopo che la guerra ha raggiunto il punto di non ritorno. La campagna per le primarie si fa più serrata e coinvolge da un lato i due esclusi e dall’altro gli esponenti di primo piano del partito. A Firenze migliaia di persone sono scese in piazza per una manifestazione antifascista in risposta all’aggressione avvenuta sabato scorso fuori dal liceo Michelangiolo. La siccità sta avendo le prime ripercussioni sulle comunità locali.

Putin e Biden, il giorno della guerra senza ritorno

(di Alessandro Gilioli)
La storia ricorderà il 24 febbraio 2022 come il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, ma è in questi giorni di un anno dopo che la guerra ha raggiunto il punto di non ritorno.

Forse non ci è ancora del tutto chiara la svolta impressa al conflitto negli ultimi giorni dai due capi di Stato, Biden e Putin.
Con la sua visita a Kiev e con il suo discorso a Varsavia, Biden si è intestato di fatto il comando diretto dell’occidente liberale in uno scontro completo con la Russia

Per contro, a Mosca, Putin si è arroccato nel comando dello spirito russo, da Pietro il grande all’Unione sovietica, recidendo anche il filo del dialogo nucleare

Ed entrambe le parti ora parlano di uno scontro esistenziale, in cui cioè in gioco la propria esistenza, i propri valori costituenti e identitari, il proprio essere profondo.
E’ chiaro che arrivati a questo punto in gioco non sono più un villaggio sul Mar d’Azov o una collina del Donbass: in gioco è una contrapposizione frontale non mediabile in alcun negoziato.

Dopo i discorsi degli ultimi giorni, entrambi i capì di stato si sono messi in una situazione in cui ne può sopravvivere uno solo, quello che porta a casa la vittoria completa sul nemico

La pallina stava scivolando sul piano inclinato ormai da mesi, ma è negli ultimi giorni che ha preso una velocità mai vista prima .
Biden e Putin non sembrano più in grado di prevedere a quali risultati porterà il combinato delle loro reciproche mosse, mentre restano muti e passivi i 500 milioni di europei nella cui terra la tragedia viene annunciata.

Il discorso di Joe Biden a Varsavia

(di Roberto Festa)
Nelle ore precedenti il discorso, la Casa Bianca aveva spiegato che Joe Biden a Varsavia avrebbe toccato temi e questioni generali, e non si sarebbe rivolto direttamente a Vladimir Putin, anche per non dare al leader russo lo status di interlocutore diretto del presidente americano. Non è stato così. I riferimenti a Putin sono stati espliciti e numerosi: dal fatto che questa è una guerra fortissimamente voluta da Putin all’errore strategico compiuto presidente russo, che pensava di poter nel giro di qualche settimana, piegare l’Ucraina. Alla fine Biden e i suoi hanno probabilmente ritenuto che un confronto diretto con il leader russo avrebbe dato più forza, un senso di maggior risolutezza, alle parole del presidente. Per il resto, è stato il discorso che in buona parte ci si aspettava. Il discorso in cui Joe Biden ha riaffermato l’appoggio incondizionato degli Stati Uniti e degli alleati occidentali all’Ucraina. Non siamo stanchi, ha detto Biden. È un elemento importante, questo. Nel caso in cui si dovessero aprire negoziati di pace, l’Ucraina non può farlo da una posizione di debolezza, e Biden ha mandato un messaggio chiaro. Noi ci siamo, militarmente, finché sarà necessario. È stato il discorso in cui Biden ha ripreso un tema a lui molto caro, quello del confronto tra democrazie e autocrazie. Una ripresa che assume nelle parole di Biden un tono ottimista. L’Ucraina, nonostante la ferocia dell’attacco, non è crollata, anzi è viva, lotta, non si piega. Il tema dello scontro tra democrazie e autocrazie serve del resto a Biden per riaffermare il ruolo statunitense di garante di un ordine, minacciato dalle spinte illiberali delle autocrazie. In questo senso, oltre che alla Russia, il discorso è stato rivolto anche alla Cina, che sull’Ucraina ha mostrato in queste settimane un certo attivismo diplomatico. Oggi l’inviato di Pechino arriva tra l’altro a mosca con un presunto piano di pace. Riaffermando l’impegno americano, collocandosi come guida del mondo libero, Biden lancia un messaggio chiaro a Pechino. Gli Stati Uniti continuano a essere il garante dell’ordine globale, soprattutto in Europa.

Primarie Pd, l’incognita dei voti di Cuperlo e De Micheli

(di Anna Bredice)
La campagna per le primarie si fa più serrata e coinvolge da un lato i due esclusi che devono indicare agli iscritti che li hanno votati, complessivamente ventimila persone, chi scegliere e dall’altro gli esponenti di primo piano del partito, compresi i capicorrente, che si schierano più di quanto abbiano fatto finora. E’ il caso di Andrea Orlando secondo il quale l’esito delle primarie “non è così scontato, la presa territoriale di Bonaccini è risultata meno forte di quello che si aspettava”, dice Orlando riferendosi ai voti che ha ottenuto, molti di più di Elly Schlein, ma nelle grandi città le cose non sono andate benissimo per lui. Secondo Orlando “il profilo di Schlein può aprire un varco con pezzi di società con cui è difficile discutere. E’ il valore aggiunto che Schlein sa di portare con sé, l’apertura a mondi di sinistra che si erano allontanati dal partito. Di contro, invece, chi ha sostenuto Bonaccini potrebbe ritrovarsi accanto anche Paola De Micheli secondo cui il modello di partito di Bonaccini è più strutturato ed è quello che preferisce anche lei, rispetto ad una candidata più movimentista. Cuperlo non ha ancora detto nulla, ma la sua area è quella a sinistra del Pd, anche se molti schemi con i due candidati sono saltati. In tutto questo, rimane fuori come è accaduto ieri sera nel dibattito il tema delle alleanze, un tema di contrasto in meno per i due, sul camper ieri nessuno dei due ha messo Conte o Renzi, meglio lasciarli a piedi. Alle europee si va con il proporzionale e per Orlando ora è tempo di tornare ad essere il partito che guida tutta l’opposizione, per le alleanze si vedrà dopo.

La manifestazione antifascista a Firenze, dopo l’aggressione di sabato scorso

A Firenze migliaia in piazza per una manifestazione antifascista, dopo l’aggressione avvenuta sabato scorso fuori dal liceo Michelangiolo. Il corteo è stato organizzato vicino alla sede di Azione studentesca, il gruppo di estrema destra a cui appartengono i giovani accusati per il pestaggio di alcuni ragazzi, ripreso in un video poi finito su internet. La procura indaga con l’ipotesi di reato di violenza privata aggravata. Domenico Guarino di Controradio ci ha raccontato la mobilitazione di oggi mentre le persone sfilavano per le vie della città.

La siccità inizia a colpire le comunità locali

La siccità sta avendo le prime ripercussioni sulle comunità locali. In Piemonte il letto del fiume Sesia è quasi asciutto nella zona di Vercelli. La portata d’acqua delle sorgenti è diminuita a tal punto che diverse frazioni di montagna in questi giorni vengono rifornite con le autobotti.
Francesco Pietrasanta è il sindaco di Quarona, uno dei comuni della zona più colpiti dalla crisi idrica. Ai nostri microfoni racconta di non avere mai visto il fiume Sesia così asciutto.

 

 

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    Il femminicida non è un malato, ma un figlio sano del patriarcato, cresciuto in una cultura che considera la donna un essere inferiore. Da proteggere, sminuire, controllare, e nei casi più estremi, da picchiare o uccidere. In Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa, spesso per mano di chi dovrebbe amarla. E oltre agli omicidi, un sommerso di violenze – dal catcalling alla violenza psicologica – pesa sulle donne, mentre la società si interroga troppo poco sulle sue responsabilità. Da questa riflessione nasce il progetto ideato dal Teatro Carcano, scritto da otto autori uomini e interpretato da Alessio Boni e Omar Pedrini, un viaggio nella mente del carnefice per analizzare il retaggio culturale che alimenta la violenza di genere. Inaugurato il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, lo spettacolo è un atto di autocoscienza collettiva che punta a smantellare le radici patriarcali della nostra cultura. Ospite a Cult, Alessio Boni ne ha parlato con Ira Rubini.

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