Il racconto della giornata di martedì 19 ottobre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A 24 ore dai risultati finali delle amministrative, il governo accelera su pensioni, tasse, e reddito di cittadinanza dando schiaffi agli sconfitti della maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle. E Matteo Salvini punta il dito contro il Ministro Lamorgese dopo gli scontri degli ultimi giorni. In Parlamento sono iniziate le audizioni sulla proposta di legge per istituire una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro. I portuali di Trieste si sono dissociati dalle proteste dei No Green Pass dopo gli scontri di ieri seguiti allo sgombero del porto. Matteo Renzi è indagato dalla procura di Firenze per presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’ex premier. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.
Chi ha perso, paga. E Draghi il prezzo lo fa pagare su pensioni, reddito di cittadinanza e tasse
(di Luigi Ambrosio)
A 24 ore dai risultati finali delle amministrative, il governo accelera su pensioni, tasse, e reddito di cittadinanza. Dando schiaffi agli sconfitti della maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle. Draghi sta cercando di imporre in Consiglio dei Ministri la fine di quota 100, alzando l’età pensionabile e gli anni di contributi. Una quota 102 nel 2022 che poi diventerà 104 nel 2024. Significherebbe andare in pensione prima a 64 anni con 38 anni di contributi e poi a 65 anni con 39 di contributi. Fine della misura che fu il cavallo di battaglia di Salvini e infatti in Consiglio dei Ministri i leghisti stanno cercando di fare una resistenza quantomeno di bandiera [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]
L’ambivalenza della Lega il giorno dopo la sconfitta alle elezioni
(di Anna Bredice)
“Ministro, si assuma le sue responsabilità”. Matteo Salvini chiude così il suo intervento rivolgendosi alla ministra dell’Interno, da mesi sotto accusa da parte della Lega e ora più che mai dopo gli scontri dei giorni scorsi. Parole scelte con cura, perché prendersi le responsabilità, per quanto sia un attacco forte, non vuol dire una mozione di sfiducia. Se lo facesse un partito di governo sarebbe un voto di sfiducia a Draghi. Ed è questa ambivalenza della Lega che il giorno dopo il risultato delle amministrative è messa sotto accusa dall’altro alleato e competitore di Salvini, Giorgia Meloni, ma non solo, perché per la prima volta dopo il ballottaggio nella Lega iniziano ad essere contestate pubblicamente le scelte fatte finora. “Dobbiamo scegliere se stare nel governo o all’opposizione”, dice il senatore Centinaio, che mette il dito nella piaga rivelando che la scelta del candidato a Milano è stata talmente sbagliata che molti leghisti avrebbero votato Sala. Tra l’altro è il giudizio che ne aveva dato tempo fa lo stesso Silvio Berlusconi, che è atteso a giorni a Roma, ma il suo ruolo di federatore non può fare miracoli, se i due altri alleati non hanno voglia di trovare una sintesi e una linea comune. Non si è ancora nemmeno fissato un vertice per fare un’analisi del voto e decidere le prossime mosse. Per ora è ancora il momento di rinfacciarsi le responsabilità della sconfitta e Giorgia Meloni fa capire che ad aver pesato è il fatto che su tre partiti, due stanno nel governo e uno all’opposizione, in realtà nel governo Forza Italia ci sta molto bene, tanto che qualcuno guarda con attenzione l’ipotesi di costruire una forza di centro fatta da Italia Viva di Renzi, Forza Italia e le varie formazioni liberali come quella di Calenda, rafforzarsi per non finire inglobati e senza potere nell’Ulivo di Letta. la Lega invece è ancora a metà ed è questo è il rimprovero di Giorgia Meloni all’alleato: “scegli da che parte stare”.
Matteo Renzi indagato per i finanziamenti a Open
Matteo Renzi è indagato dalla procura di Firenze per presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’ex premier. In tutto sono 11 gli indagati. Tra loro Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Coinvolte nell’inchiesta anche quattro società. Tra i reati contestati a vario titolo ci sono il finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze. Antonella Mollica, giornalista del Corriere della Sera:
Al via le audizioni in Parlamento per istituire una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro
(di Massimo Alberti)
In Parlamento sono iniziate le audizioni sulla proposta di legge dei 5 Stelle per istituire una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro, che a inizio ottobre è stata finalmente incardinata alla Camera. A parlare oggi è stato il direttore generale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano. “In 14 anni ci sono stati 15mila morti sul lavoro e 10 milioni di infortuni. Avremmo dovuto avere 15mila sentenze, perché ne abbiamo solo alcune centinaia?” si è chiesto Giordano per sottolineare l’urgenza di questo organismo, per troppo tempo ignorato dalla politica.
Perché di una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro si parla almeno dal 2013, quando il documento dell’apposita commissione bicamerale ne raccomandava l’istituzione.
L’allora procuratore Guariniello durante un’audizione sottolineò come l’intervento dell’autorità giudiziaria fosse largamente insoddisfacente, con aree del paese in cui i processi in materia di sicurezza non si svolgono, in altre talmente lenti da portare alla prescrizione dei reati. Quasi 10 anni dopo nulla è cambiato, se non in peggio se, come osserva Giordano, su 15.000 morti le sentenze sono poche centinaia: i problemi sono tanti a cominciare dalla formazione dei magistrati. “Se negli anni ’80 alcune procure avevano nuclei formati sulla sicurezza del lavoro, questo si è perso, e spesso i pm, oberati di lavoro, non escono nemmeno più per i sopralluoghi” riflette il magistrato del lavoro Carlo Sorgi.
La mancanza di formazione pesa sulla indagini complesse, e sulla difficoltà di dimostrare le responsabilità in processi dove la forza tra impresa e familiari è spesso impari. Ci sono reati, come l’omissione di cautele infortunistiche, raramente contestati. E quando con fatica si arriva a riconoscere le responsabilità penali, spesso è appunto la prescrizione a salvare l’imputato. A questo serve la procura nazionale per la sicurezza sul lavoro: un nucleo formato e specializzato che accentri indagini delicate e complesse anche per la frammentazione degli ispettorati. Perché non si ripeta l’esperienza di Debora Spagnuolo, oggi vicepresidente ANMIL, che a 10 anni dalla morte del marito non ha ancora una sentenza definitiva che le dica perché sia morto sul lavoro. E come lei migliaia di famiglie in attesa di risposte.
I portuali di Trieste si dissociano dalle proteste dei No Green Pass
I portuali di Trieste si sono dissociati dalle proteste dei No Green Pass dopo gli scontri di ieri seguiti allo sgombero del porto. “Visti gli ultimi sviluppi delle mobilitazioni il Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste non intende partecipare più a nessuna iniziativa” hanno scritto in un comunicato, aggiungendo che continueranno impegno sindacale contro l’obbligo di pagare per poter lavorare”. A Trieste prosegue il presidio dei no pass che si è concentrato nel centro della città. Da Trieste Edi Pernici collaboratore di Radio Fragola:
L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
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— Ministero della Salute (@MinisteroSalute) October 19, 2021
Diminuiscono i ricoverati nei reparti (-5). A fronte di 146.018 tamponi effettuati, sono 412 i nuovi positivi (0,2%).
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— Regione Lombardia (@RegLombardia) October 19, 2021