Approfondimenti

Il boom dell’inflazione, l’attacco della polizia polacca ai migranti al confine con la Bielorussia e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 16 novembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Covid, l’epidemia corre ancora e si pensa a delle restrizioni per i non vaccinati, l’obiettivo sarebbe quello di garantire la produzione e soprattutto i consumi nel periodo natalizio. Carrefour licenzierà 769 lavoratori in 9 regioni, il modello 24 ore al giorno 7 giorni su 7 è un fallimento. Lacrimogeni e cannoni ad acqua contro i profughi al confine tra Bielorussia e Polonia, la polizia di Varsavia ha attaccato gruppi di migranti che tentavano di passare la frontiera. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia e in Europa.

Le regioni chiedono più restrizioni per i non vaccinati

(di Anna Bredice)

Il governo frena, le regioni invece spingono verso maggiori restrizioni, nel caso il numero dei contagi salisse troppo. Restrizioni ma non per tutti, solo per i non vaccinati. E’ un’offensiva quasi coordinata quella delle regioni, che in questi mesi sono rappresentati nel dialogo con il governo dal presidente del Friuli, Massimiliano Fedriga, quello più arrabbiato con i no green pass, a cui dà la responsabilità del passaggio, molto probabile, in zona gialla il prossimo fine settimana. E lui sarà il primo a porre la questione giovedì nella conferenza Stato-Regioni, dove il governo è rappresentato dalla ministra Gelmini che ancora poco fa ha frenato, dicendo che al momento tutto rimane com’è. A Fedriga ha fatto eco Giovanni Toti in Liguria con la proposta di negare il green pass ai non vaccinati e poi a seguire ancora Attilio Fontana in Lombardia, Roberto Occhiuto in Calabria. La motivazione è la stessa, non deve pagare cui ha creduto nel vaccino per uscire fuori dalla pandemia, ma è una proposta che secondo alcuni potrebbe avere profili di incostituzionalità, ma la motivazione ancora più grande per le regioni è la paura di una chiusura delle attività commerciali, soprattutto a Natale, con tutto quelle che ne consegue in termini di acquisti e di spostamenti tra le regioni. Risalta il fatto che siano tutti governatori del centrodestra, sembra riproporsi lo schema del green pass di qualche mese fa: i presidenti delle regioni governati dalla Lega, Veneto e Friuli, contrariati dalla linea di Salvini, che strizzava l’occhio ai no vax, con il ministro Giorgetti che tentava di tenerli buoni e convincere Mario Draghi ad andare avanti. Ora Draghi è meno protagonista della prima fase su questo tema, sembra che attenda che altri facciano il primo passo e Matteo Salvini invece si alterna tra una linea filo governo e un’altra di opposizione, stamattina aveva detto no a nuove restrizioni, nel pomeriggio ha cambiato tono, “sono d’accordo con quello che deciderà il governo”.

Il boom dell’inflazione preoccupa i commercianti

(di Chiara Ronzani)

L’inflazione sale come non accadeva dal 2012 (+3% su base annua) e rischia di generare effetti a catena. L’aumento dei prezzi è dovuto in larga parte ai beni energetici, di cui in inverno è massima la domanda. Ma anche agli alimentari, su cui è difficile risparmiare.
Gli italiani sono più poveri e hanno anche meno lavoro: 380mila i posti in meno rispetto al 2020. Le famiglie hanno a disposizione salari mediamente più bassi di 512 euro rispetto a prima della pandemia, e Confesercenti stima che i consumi saranno inferiori di 35 – 40 miliardi di euro.
I commercianti che puntano su black friday e periodo natalizio sono preoccupati: il timore è che cresca il Pil ma i consumi arranchino.
E’ la crisi il problema, ma nuove restrizioni sanitarie all’accesso a luoghi pubblici potrebbero essere un disincentivo per chi vuole spendere. Gli esercenti sono contrari a ipotesi come numero chiuso nei negozi o limiti al turismo. E la proposta di lockdown per i non vaccinati, che alcuni esponenti di Confindustria appoggiano, data la sua difficile attuazione appare più che altro una pressione sul governo perché prevalga la linea del passato, quando le misure sanitarie hanno cercato di salvaguardare il più possibile produzione e consumo.
La partita più grande infatti le imprese la giocano sugli 8 miliardi di tagli alle tasse previsti in manovra. E i sindacati? Il lockdown selettivo è un’arma di distrazione di massa – dicono fonti della Cgil. “Tutte le misure che non siano l’obbligo vaccinale, come il green pass, rischiano di dividere i lavoratori. Il tema dovrebbe essere la salute collettiva e non salvare il natale” – concludono dal sindacato.

Carrefour, il fallimento della strategia del “sempre aperto”

(di Massimo Alberti)
La multinazionale francese della grande distribuzione Carrefour Italia ha avviato la procedura di licenziamento collettivo annunciata il primo di ottobre ai sindacati. 769 lavoratori in 9 regioni, compresa la Lombardia e Milano, cui si aggiungono i 1000 impiegati nei 106 punti vendita che Carrefour darà in franchising. Tagliando in tutto 1800 dipendenti diretti, oltre il 10% del totale. Carrefour lo giustifica con un calo del fatturato, dei clienti e l’incidenza del costo del lavoro. “Non ci è mai stato presentato un piano di investimenti, solo tagli” ribattono i sindacati. L’azienda francese era stata la prima in Italia a praticare il modello di “sempre aperto”, un modello che non ha funzionato e la pandemia ha mandato definitivamente in crisi.

La storia di Carrefour racconta più di una crisi aziendale, racconta di un modello sociale che non regge più. Da anni siamo martellati dall’idea che più i centri commerciali, negozi, i supermercati stanno aperti, più si crea lavoro. Carrefour ha portato all’estremo questo concetto, con le aperture 24/7. Nel 2012 il primo esperimento a Milano in Piazza Coltilde. Nel giro di pochi anni sono diventati centinaia, concentrati nelle città e nei luoghi di lavoro notturno. La strategia era affiancare ai grandi ipermercati i negozi di quartiere sempre aperti, con l’insegna Express e Market. Un modello che l’azienda francese ha sempre dichiarato come vincente dichiarando aumenti di utile e fatturato. Ma che in verità nessun concorrente ha seguito. L’ultimo capitolo nel gennaio 2020 con l’acquisizione di 27 negozi da Conad-Auchan. La strategia del “sempre aperto” però pare non aver funzionato, con 5 processi di ristrutturazioni in 10 anni, sostiene la Uil-Tucs. Che portano il 1° ottobre all’annuncio a sorpresa al tavolo dei sindacati, e oggi l’avvio della procedura: 769 esuberi diretti tra punti vendita e sede centrale per tagliare i costi a fronte di una situazione economica gestionale grave, dice l’azienda. Che i sindacati traducono con: scelte e strategie commerciali fallimentari. Gli altri posti a rischio arriveranno dalla esternalizzazione in franchising di 106 punti vendita. Un modello che Carrefour rivendica, parlando di 69 negozi, tra il 2021 e in previsione nel 2022, già ceduti ai propri dipendenti. Di fatto andando così a scaricare su di loro il rischio di impresa. Il paradosso è che i negozi ceduti, per avere mercato ovviamente, sono quelli che vanno meglio, rilevano i sindacati, preoccupati perché, nell’esperienza, il passaggio in franchising si è sempre trasformato in tagli di personale e dei salari.

Caso Open, Renzi chiede l’immunità al Senato

(di Michele Migone)

Matteo Renzi vuole sfuggire all’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open. Per questo ha chiesto al Senato una sorta di scudo di difesa istituzionale. Ne discuterà stasera la Giunta di Palazzo Madama. Se la maggioranza dei 23 membri deciderà che i magistrati hanno violato le guarentigie parlamentari del Senatore di Rossignano, Renzi avrà l’immunità richiesta. Gli inquirenti dovranno astenersi da qualsiasi attività investigativa. Visto la composizione della Giunta è probabile che l’ex premier la ottenga. Solo 4 o 5 voti potrebbero essere a suo sfavore. Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, con un occhio alle prossime elezioni per il Quirinale, potrebbero votare per lui. Sono 11 voti. Tre sono i senatori, tra cui il fedelissimo Francesco Bonifazi, entrati in giunta con il PD e ora invece colonne di Italia Viva, il suo partito. Insomma, per Matteo Renzi, questa sera potrebbe arrivare una buona notizia. Lui è al centro dell’attenzione. Si sta costruendo il terreno per essere l’uomo decisivo nelle elezioni per il prossimo Presidente della Repubblica. Per esserlo veramente, però, le sue sfortune giudiziarie non devono diventare guai e i suoi gruppi parlamentari non devono perdere pezzi. Le indiscrezioni secondo cui sarebbe pronto a votare Berlusconi per il Colle più alto lo stanno mettendo in imbarazzo. Lui ha smentito, ma una parte della pattuglia dei suoi deputati e senatori inizia a non voler più o a minaccia di non voler più seguire il suo gioco. Alzano la posta. Anche perché sanno che potrebbero rimanere scottati, o abbandonati da un leader che appare ora potente al centro del gioco, ma che, con rapidità, potrebbe vedere bruciate tutte le sue carte. Tra cui quella fondamentale : essere l’ago della bilancia per il Quirinale. Se qualcuno dei suoi se ne va

Polonia, lacrimogeni e cannoni ad acqua contro i migranti al confine

La situazione al confine tra Bielorussia e Polonia è sempre più tesa. Oggi la polizia polacca ha lanciato gas lacrimogeni e ha sparato con cannoni ad acqua contro le persone che da settimane attendono alla frontiera con l’Unione Europea, al gelo e in condizioni precarie. Il ministero della difesa di Varsavia ha giustificato l’utilizzo dei lacrimogeni sostenendo che fosse una risposta difensiva ad un attacco dei migranti che hanno definito “molto aggressivo”, riferendosi al lancio di sassi e bottiglie contro la frontiera da parte di alcuni migranti che tentavano di forzare la barriera.
Ancora assistiamo ad una partita a tennis tra Polonia e Bielorussia giocata sulla pelle dei migranti: la Polonia ha accusato la Bielorussia di aver fornito ai migranti granate stordenti e di averli spinti sempre più verso la città polacca di confine Kuznica, mentre il presidente Bielorusso Lukashenko, che solo ieri ha incassato un nuovo piano di sanzioni da parte dell’Unione Europea, ha colto l’occasione condannando fermamente le mosse polacche. Lukashenko è stato subito spalleggiato dalla Russia, che tramite il ministro degli esteri Lavrov ha definito l’attacco polacco “inaccettabile”.
La sofferenza dei migranti è sfruttata dalle due parti a loro piacimento: Lukashenko spinge i migranti al confine per ottenere una risposta dalla Polonia che gli permetta di dipingere l’immagine di un’Unione Europea noncurante e sconsiderata, e la Polonia – che ora si prepara a blindare il confine con un muro – gli facilita il lavoro.

Intanto la commissione Europea ha annunciato che dei 6,4 miliardi di euro del bilancio Ue per la gestione delle frontiere, alla Polonia sono destinati 114,5milioni. L’esecutivo Ue ha specificato che i fondi non dovranno essere utilizzati per costruire i muri, anche se Varsavia ha appena annunciato che inizieranno a dicembre i lavori per la costruzione di un muro alla frontiera lungo ben 187 km.

 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Oggi i nuovi casi di covid accertati sono quasi 7700, con 74 morti. In calo rispetto a ieri la quota di persone positive su quelle che hanno fatto il tampone: si passa dal 2 all’1,1%. I ricoveri negli ospedali però continuano ad aumentare.

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    “Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli”. Sono le parole con cui Dario Fo, dieci anni fa, raccontò la storia di Ion Cazacu, ingegnere romeno immigrato in Italia per lavorare in nero come piastrellista a Gallarate. Ion Cazacu, il 14 marzo del 2000, 25 anni fa, fu cosparso di benzina e bruciato vivo dal suo datore di lavoro. Cosimo Iannece, il padrone, rispose così alle continue richieste di Cazacu di avere una paga dignitosa, un contratto regolare, per sè e per i suoi compagni di lavoro. Cazacu morì il 14 aprile 2000 dopo un mese di agonia per le ustioni gravissime che aveva su tutto il corpo. Iannece alla fine di tutto l’iter processuale fu condannato a 16 anni, dopo che in primo e secondo grado le condanne furono a 30 anni. Della storia di Ion Cazacu, dello sfruttamento schiavistico a cui fu sottoposto, si occuparono negli anni anche Franca Rame e Dario Fo. Florina Cazacu, figlia di Ion, è stata ospite di Pubblica, oggi. Insieme a Fo, Florina Cazacu ha scritto un libro che è anche un atto di denuncia contro lo sfruttamento, le violenze sul lavoro. Il libro si intitola: «Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu» (Chiarelettere 2015).

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    Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice presso il Centro Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'ISPI e Gianpaolo Scarante docente di Teoria e tecnica della negoziazione internazionale all'università di Padova (già Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri, Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio) commentano e analizzano la proposta di tregua alla Russia concordata da Usa e Ucraina. Possibile? La Commissione europea vuole cambiare la direttiva rimpatri con un mandato d'espulsione europeo unico, due anni di carcere per chi non lascia il territorio, deportazione in paesi terzi; l'analisi di Eleonora Camilli, giornalista de La Stampa esperta di politiche migratorie. Gianni Sibilla, direttore del Master in Comunicazione musicale dell'Università Cattolica di Milano, giornalista per Rockol.it (“L’industria della canzone” il suo ultimo libro per Laterza) ci racconta come cambiano le piattaforme musicali, tra appiattimento e un'offerta immensa.

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