Il racconto della giornata di martedì 16 maggio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A causa del maltempo, la situazione in Emilia-Romagna rimane critica, con quartieri allagati, treni fermi e scuole chiuse. Anche nelle Marche si registrano allagamenti, con il centro di Pesaro sott’acqua e disagi in altri comuni, tra cui Jesi e Senigallia. In vista dei ballottaggi del 27 e 29 maggio, il Pd prova a costruire una difficile alleanza con il Movimento 5 Stelle. Il 15 giugno a Roma si terrà una manifestazione a difesa della sanità pubblica, con la partecipazione di tutti i sindacati medici e 20 associazioni. Le forze ucraine hanno riconquistato 20 chilometri a nord e sud di Bakhmut.
Maltempo, alluvioni ed esondazioni in Emilia-Romagna
Alluvioni ed esondazioni: l’Emilia Romagna è in ginocchio per una nuova ondata di nubifragi che ha colpito anche le Marche.
La situazione più drammatica è a Cesena, dove il fiume Savio ha rotto gli argini.
In tutta la regione ci sono strade allagate, mentre la circolazione dei treni resta bloccata in diverse direzioni.
900 le persone evacuate, la maggior parte nel Ravennate.
In molti comuni le scuole resteranno chiuse anche domani.
Per gli ultimi aggiornamenti abbiamo sentito Riccardo Tagliati in diretta da Bologna
Su tutta l’Emilia-Romagna l’allerta rossa è stata prorogata fino alla mezzanotte di domani, ma l’emergenza riguarda anche le vicine Marche, dove ci sono strade e ponti chiusi per gli allagamenti; anche qui in diversi comuni le scuole domani resteranno chiuse; a Fano una frazione è isolata.
A Senigallia è passata senza fare danni la piena del fiume Misa, il centro di Pesaro è allagato.
Secondo gli esperti entro la mezzanotte di oggi sull’Emilia-Romagna potrebbero cadere oltre 130 mm di acqua, una quantità eccezionale per questo territorio nel mese di maggio, che solo due settimane fa era stato colpito da altri nubifragi.
Il Pd in cerca di alleati per i ballottaggi delle elezioni amministrative
(di Anna Bredice)
Per un attimo Giuseppe Conte attraversa i corridoi della Camera dei deputati, ma alla domanda sui ballottaggi scappa via e non risponde, rimandando alle dichiarazioni di altri del Movimento, ma l’unico che ne parla, Francesco Silvestri, riconosce solo che sui territori i Cinque stelle hanno sempre avuto difficoltà. È difficile partendo da qui che possano esserci alleanze stabili e apparentamenti ufficiali per i ballottaggi, è più a livello locale che deve partire una spinta per ribaltare il risultato del primo turno, che vede sì la destra in vantaggio, ma in alcuni casi di poco, anche in città dove Giorgia Meloni pensava di vincere. Certo, non c’è una frenata per la destra, ma nemmeno raccoglie i risultati dei sette mesi di governo, per come era stata venduta l’operazione cuneo fiscale ha portato ben poco, era andata enormemente meglio a Renzi con gli 80 euro, per non parlare dei soldi del Pnrr che si rischiano di perdere, che a livello locale viene vissuto come progetti che vanno in fumo. Ma la coalizione in qualche modo tiene. A sinistra invece c’è un Pd che come voti di lista riesce ad essere primo partito e questo per Elly Schlein è già un buon risultato a due mesi dalle primarie, ma per farcela in città come Ancona, Vicenza, Massa, dovrebbe riuscire a portare ai propri candidati i voti anche degli altri, e per ora dai Cinque stelle c’è solo silenzio.
La crisi del servizio sanitario pubblico
(di Massimo Alberti)
Tutti i sindacati medici e 20 associazioni per la prima volta uniti con l’obbiettivo di una manifestazione, il 15 giugno a Roma, a difesa della sanità pubblica. I sindacati dei medici non escludono anche uno sciopero. Crescita delle liste d’attesa, della spesa privata, della rinuncia alle cure, calo di investimenti in sanità rispetto al Pil, carenza di medici, mancata assistenza sul territorio: “Il diritto alla salute è a rischio”, a causa di “un processo di destrutturazione del Servizio Sanitario nazionale che ne ha minato sostenibilità ed equità”, spiegano nel manifesto che lancia l’iniziativa i sindacati e le associazioni.
Il Servizio sanitario nazionale è clamorosamente de-finanziato. L’Italia, per capirci, spende per la sanità la metà della Germania, il 15% in meno della media Ue se calcoliamo il rapporto pro-capite. Ora iniziano ad aprire anche i pronto soccorso privati, in uno slittamento di risorse sempre più sbilanciato verso il privato, anche per il continuo spostamento sul welfare aziendale, che porta la spesa sanitaria pubblica destinata a operatori privati al 22%, Lazio e Lombardia raggiungono il 30%. La fine del sistema di copertura universale per orientarsi al mercato, dove chi può paga e si cura. È nei numeri lo stato di collasso del servizio sanitario. Quelli dei sindacati, secondo cui mancano decine di migliaia tra infermieri e medici. Per il personale non c’è nulla nel Pnrr, non c’è nulla nel Def. La conseguenza è che nel 2021 ultimi dati disponibili l’11% delle persone (circa 6 mln), ha dovuto rinunciare a visite o esami, erano circa il 6% nel 2019, per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio, leggi quelle liste di attesa, che richiedono anche 2 anni di tempo, per alcuni esami, a meno ovviamente di non pagare. “Il governo sta programmando e pianificando il collasso del sistema sanitario nazionale” dicono i sindacati. Non solo quest’ultimo, certo. Ma di fronte alla crudezza dei numeri, difficile dargli torto. Una situazione, spiegano ancora, che la imminente autonomia differenziata andrà ad accelerare ed aggravare.
I bombardamenti russi si intensificano dopo il viaggio di Zelensky in Europa
(di Emanuele Valenti)
C’è una prima questione: la tempistica.
Il bombardamento russo – uno dei più intensi dall’inizio della guerra – è arrivato appena finito il viaggio europeo di Zelensky, nel quale il presidente ucraino aveva raccolto altre promesse di aiuti militari. E Mosca li va a colpire.
E poi siamo sempre alla vigilia, dovremmo essere alla vigilia, della famosa contro-offensiva. I bombardamenti sulle città potrebbero essere la risposta russa, anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Il Cremlino vuole anche che gli ucraini utilizzino tutti i loro sistemi di difesa, in sostanza che finiscano le loro armi. Perché questo non metterebbe in crisi solo loro ma anche i loro sponsor occidentali, che stanno continuando a fornire armi ma non lo potranno fare all’infinito.
Ma la storia la possiamo guardare anche dall’altro punto di vista, quello ucraino. Kyiv, proprio grazie alle armi occidentali, sta in buona parte riuscendo a proteggere le sue città e la sua popolazione.
E se sul serio sono stati intercettati anche sei missili ipersonici russi a Mosca avranno un problema in più, anche piuttosto grave. Putin ha sempre parlato di missili che nessuno potrà intercettare.
Un’ultima questione: i bombardamenti e i raid russi cercano e cercheranno di colpire anche le postazioni strategiche ucraine lontano dalla linea del fronte, proprio per indebolire la preparazione della contro-offensiva. Forse a Kyiv non potranno aspettare troppo tempo.