Approfondimenti

Il lavoro diplomatico per fermare la rappresaglia di Israele, le picconate del governo al diritto all’aborto e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 16 aprile 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La diplomazia internazionale è al lavoro per scongiurare la guerra aperta tra Israele e Iran, mentre a Gaza e in Cisgiordania i palestinesi continuano a morire. Il governo prova ad ostacolare ancora di più l’aborto con un’azione surrettizia; procede il percorso burocratico per lo studio di fattibilità del Ponte sullo Stretto; un incendio distrugge l’antica Borsa, palazzo simbolo di Copenaghen; il cda della Scala nomina il nuovo sovrintendente.

Le pressioni internazionali per frenare Israele

Nonostante le pressioni internazionali per scongiurare un attacco israeliano in risposta al lancio di missili iraniano di sabato notte, che potrebbe condurre a un ulteriore escalation del conflitto nell’area, da tel Aviv sono arrivate per tutta la giornata dichiarazioni minacciose. Il portavoce militare Daniel Hagari ha detto che Israele non può restare ferma e che l’Iran non rimarrà impunito. Sui tempi e sui modi di questa ritorsione non ci sono al momento certezze: in serata dovrebbe riunirsi, per la terza volta in tre giorni, il gabinetto di guerra israeliano. “Risponderemo in coordinamento con gli Stati Uniti”, ha ribadito il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz: un riferimento indiretto alla pressione che Washington sta esercitando su Netanyahu affinché la risposta non faccia scoppiare una guerra regionale.

Intanto nella striscia la guerra continua: a Gaza City oggi l’esercito israeliano ha colpito un’automobile causando la morte di 8 persone: erano tutti addetti alla sicurezza per la distribuzione degli aiuti ai civili, denunciano i giornalisti palestinesi sul posto. 

I raid dell’aviazione israeliana si concentrano soprattutto su Nuseirat, nel centro dell’enclave, ma ci sono state esplosioni e vittime anche a Rafah; sono oltre 50 i morti palestinesi nelle ultime 24 ore; quasi 34mila dall’inizio del conflitto.

Negli ultimi giorni è tornata a crescere anche la violenza in Cisgiordania: dopo la morte di un 14enne israeliano diverse comunità palestinesi sono state attaccate, 3 persone sono rimaste uccise, decine di abitazioni sono state date alle fiamme, oltre 20 palestinesi sono stati arrestati.

La violenza dei coloni contro i palestinesi è stata tale da suscitare un intervento delle Nazioni Unite: “Le forze di sicurezza israeliane devono immediatamente porre fine alla loro partecipazione attiva e al loro sostegno agli attacchi dei coloni contro i palestinesi”, ha dichiarato l’Alto commissariato Onu per i diritti umani.

A Betlemme, in Cisgiordania, abbiamo raggiunto Francesco Buono, cooperante dell’ong italiana Avsi:

La nuova picconata del governo contro il diritto all’aborto

Oggi la camera dei deputati ha approvato la fiducia chiesta dal governo sul decreto sul Pnrr, quello in cui è stato inserito un emendamento sui consultori. Il testo prevede che le regioni possano “avvalersi di soggetti del terzo settore che abbiano esperienza nel sostegno alla maternità”. Le opposizioni denunciano che il tentativo è quello di far entrare organizzazioni anti-aborto nei consultori. Il testo dev’essere ancora votato dal senato. Nel pomeriggio fuori dalla camera c’è stato un presidio organizzato da Non una di meno e Rete consultori contro l’emendamento. Le voci di alcune manifestanti intervistate da Anna Bredice.

Al via la conferenza dei servizi per il ponte sullo Stretto di Messina

Più di 200 nuovi documenti, integrazioni e richieste di precisazione sono state richieste oggi dalla commissione del ministero dell’ambiente incaricata di valutare il progetto del ponte sullo stretto. La conferenza dei servizi è iniziata oggi: si tratta del passaggio necessario a rendere il progetto esecutivo, e dunque per procedere agli espropri e all’apertura dei cantieri. Il ministro Salvini ha promesso che i lavori inizieranno entro l’estate, ma, vista la mole di integrazioni richieste, è molto improbabile che questo avvenga, mentre non si ferma l’emorragia di risorse pubbliche per un progetto che le associazioni definiscono una farsa, una pericolosa chimera. Stefano Lenzi si sta occupando del dossier per il wwf.

Incendio nell’antica Borsa, uno dei simboli di Copenaghen

A Copenaghen ha preso fuoco l’edificio storico che ospitava la borsa finanziaria, costruito nel 1625. “400 anni di patrimonio culturale sono andati in fiamme” ha detto il ministro della cultura. Nessuna persona è rimasta ferita ma all’interno dell’immobile, che era in ristrutturazione, c’erano dei dipinti e per tutto il giorno si è lavorato per salvarli. Luisa Dotti è una cittadina italiana che vive nella capitale danese:

Nuovo sovrintendente per il Teatro alla Scala

Alla Scala di Milano il consiglio di amministrazione ha approvato la nomina di Fortunato Ortombina a nuovo sovrintendente. Il ministro della cultura Sangiuliano parla di “soluzione eccellente” e sottolinea il fatto che dopo tre stranieri un italiano torna alla guida del teatro. Il servizio di Ira Rubini:

D’ora in poi alla Scala il sovrintendente dovrà essere rigorosamente Made in Italy, come la mozzarella. Il commento del ministro della Cultura sulla fresca nomina di Fortunato Ortombina, che si rallegra che finalmente ci sia un italiano alla guida del teatro più bello del mondo, sembra davvero il cacio sui maccheroni. Il distinguo vagamente discriminatorio chiude la rincorsa per la poltronissima alla Scala prima delle Europee, in segno di decisionismo e in barba alle proposte di prolungamento della progettualità avviata dall’uscente Meyer, avanzate dall’orchestra prima e dal Comune di Milano poi. Ortombina è un professionista di lungo corso, non così politicamente targato quanto altri neo nominati dal governo Meloni, come Buttafuoco alla Biennale, Giuli al Maxxi, Larussa Jr nel consiglio del Piccolo e via nominando. Inoltre, Riccardo Chailly rimane come direttore musicale fino al 2026. Insomma, una rivoluzione di cartapesta. Un po’ come i fondali d’opera di una volta.

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    Due artisti di teatro si trovano a vivere in un’Italia nuova, in cui non c’è più spazio per i loro spettacolini di sinistra. La storica egemonia culturale è terminata. Purtroppo, non sanno fare nient’altro che spettacoli di teatro. Non c’è via di scampo: devono diventare artisti di destra. Anche perché, se a sinistra lo spazio è poco -sempre meno- e molta la concorrenza, a destra ci sono praterie. C’è lo spazio per una nuova classe dirigente. Per una nuova egemonia, tutta da costruire, della quale essere protagonisti. Il problema è che loro, la destra, non la conoscono bene. Cercano allora di capire come si faccia, uno spettacolo così. Si domandano cosa sia, la destra, che confini abbia. Studiano, si informano, immaginano, fantasticano. Ci provano. Poi cominciano, così: "Hanno vinto loro. E ora dobbiamo obbedire. Spazi, case, televisioni e piazze hanno i loro colori. E noi, sempre più sbiaditi. Se non puoi batterli, e non possiamo, unisciti a loro. Loro sono la maggioranza. E forse un motivo c’è. Nel mondo della cultura c’è bisogno di una nuova classe dirigente. E noi siamo pronti. Dove c’è discordia, porteremo armonia. Dove c’è errore, porteremo verità. Dove c’è dubbio, porteremo fede. Dove c’è angoscia, porteremo speranza. Questo è uno spettacolo di destra. Siamo Nicola e Niccolò e siamo pronti a rinnegare tutto, siamo pronti a salire sul carro dei vincitori. E non faremo prigionieri." Oggi a Cult Ira Rubini ha ospitato Niccolò Fettarappa per parlare dello spettacolo, realizzato insieme a Nicola Borghesi, che debutta proprio oggi all'Arena del Sole di Bologna.

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    «Dal decennio populista al nazionalcapitalismo». Lo scienziato politico Mattia Diletti, dell’università La Sapienza di Roma, ne ha parlato a Pubblica. Negli anni ‘10 in occidente maturano movimenti e leader politici che si fanno portatori dell’insoddisfazione delle classi medie e di quelle più povere della società. Sono le conseguenze della crisi del 2007-2008, e dell’impoverimento crescente. In Europa è il lascito delle politiche di austerità. I leader populisti promettono cambiamenti radicali in nome del popolo, l’affossamento delle elite. Si dicono anti-sistema. Negli anni ‘20 prende corpo l’ideologia nazionalcapitalista (organizzazione capitalista, nazione, interesse nazionale, promessa di restituzione di benefici materiali e immateriali andati perduti). Finirà per alimentare il consenso verso gli esponenti attuali del sovranismo di destra più estremo.

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